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Federico Garcia Lorca - Poesie

  • Messaggi
  • Frida07
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    00 31/03/2008 13:37
    Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 18 agosto 1936) è stato un poeta e drammaturgo spagnolo appartenente alla cosiddetta generazione del '27, un gruppo di scrittori che affrontò le Avanguardie europee con risultati eccellenti, tanto che la prima metà del Novecento viene definita la Edad de Plata della letteratura spagnola.

    Apertamente a favore delle forze repubblicane, scoppiata la Guerra civile spagnola viene per questo ucciso dai falangisti seguaci di Francisco Franco.



    Breve biografia

    Nato in una famiglia di piccoli, ma floridi, proprietari terrieri nel paesino di Fuente Vaqueros, García Lorca è per vari aspetti un ragazzo prodigio, sebbene non raggiunga mai l'eccellenza - non per incapacità, ma per le pieghe del suo complesso carattere - in ambito scolastico. Nel 1909, si trasferisce assieme alla famiglia a Granada, vicina città dell'Andalusia, dove ben presto rimane profondamente coinvolto nelle attività dei circoli artistici del luogo. La sua prima opera letteraria, Impresiones y paisajes, viene pubblicata nel 1918, ma non ha particolare successo, se non in ambito locale.

    Nel 1919, giunge, per proseguire gli studi, a Madrid, dimorando presso la famosa Residencia de estudiantes. All'Università stringe amicizia con Luis Buñuel e Salvador Dalí, così come con molti altri personaggi che oggi annoveriamo come tra i più importanti della storia spagnola. Tra questi, Gregorio Martínez Sierra, il Direttore del Teatro Eslava, dietro invito del quale Lorca scrive e mette in scena, nel 1919-20, la sua opera d'esordio, El maleficio de la mariposa, che però non viene accolta bene dal pubblico.

    Nel giro di pochissimi anni, García Lorca sa però ribaltare questi iniziali insuccessi, divenendo membro di spicco dell'avanguardia artistica del proprio Paese: pubblica ulteriori raccolte di poesie, tra le quali Canciones e Romancero Gitano, forse il suo libro più conosciuto. Sul fronte teatrale, Mariana Pineda, con fondali disegnati da Dalí, debutta con clamoroso trionfo a Barcellona.

    Tuttavia, verso la fine del 1929, García Lorca cade vittima di una depressione sempre più profonda, esacerbato frutto dei sensi di colpa per una omosessualità che comunque sempre meno riesce a mascherare con amici e parenti, e tutto questo mentre al contrario la fama del suo Romancero Gitano cresce esponenzialmente. Vedendo il peggiorare delle condizioni psicologiche di Federico, anche se forse ne ignoravano la causa, la famiglia di Lorca organizza per lui - con la complicità di Fernando de los Ríos, amico attraverso il quale si riesce ad ottenere una borsa di studio - un viaggio negli Stati Uniti d'America.

    Questo viaggio, ed in particolare il soggiorno a New York, dove Federico frequenta per un breve lasso la Columbia University, assume una importanza fondamentale nella produzione poetica di Lorca, che difatti compone quello che molti giudicano il suo capolavoro, ovverosia Poeta en Nueva York, incentrato sull'alienazione dell'uomo nella società moderna e sui meccanismi che permettono ai pochi di dominare sui molti. Un opera, come si comprende, molto avanti sul resto del panorama artistico coevo, così come lo sono le pieces teatrali che realizza in questo periodo, Así que pasen cinco años e El público, tanto che quest'ultima verrà pubblicata solo al termine degli anni 70 del secolo scorso, e mai integralmente.


    Dopo un breve ma importante e intenso soggiorno a Cuba, il suo ritorno in Spagna nel 1930 coincide con la caduta della dittatura di Primo de Rivera ed il ristabilirsi della democrazia. Nel 1931, García Lorca viene nominato direttore della compagnia Teatro Universitario la Barraca. Questa compagnia, fondata dal Ministro dell'Educazione, riceve l'incarico di portare in giro la propria produzione nelle più remote aeree rurali del Paese. Lorca non si limita a dirigere, ma ne è anche attore. È durante questo tour con La Barraca, che García Lorca scrive le sue opere di teatro più note, e denominate 'trilogia rurale': Bodas de sangre, Yerma e La casa de Bernarda Alba.

    Scoppia la Guerra civile spagnola: García Lorca lascia Madrid per Granada, nonostante debba essere conscio del fatto che si sta praticamente votando alla morte andando a raggiungere una città con la fama di essere abitata dalla oligarchia più conservatrice d'Andalusia. García Lorca e suo cognato, che era anche il sindaco socialista di Granada, sono effettivamente arrestati. Lorca viene ucciso dai Falangisti il 19 agosto 1936, e gettato in una tomba senza nome nei dintorni di Víznar e Alfacar, vicino Granada, anche se va aggiunto che esiste tuttora una accesa controversia circa i dettagli di questa esecuzione.

    [Modificato da Frida07 31/03/2008 13:40]
  • Frida07
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    00 31/03/2008 13:38

    "Oggi ho nel cuore
    un vago tremore di stelle
    e tutte le rose sono bianche
    bianche come la mia pena".




  • Frida07
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    00 31/03/2008 13:39

    Sera

    Sera piovosa in grigio stanco.
    Tutto è così.
    Gli alberi secchi
    la mia stanza solitaria.
    E i ritratti vecchi
    e il libro intonso…
    Trasuda la tristezza dai mobili
    e dall'anima.
    Forse
    la Natura ha per me
    il cuore di cristallo.
    E mi duole la carne del cuore
    e la carne dell'anima.
    E parlando
    le mie parole restano nell'aria
    come sugheri sull'acqua.
    Solo per i tuoi occhi
    soffro questo male;
    tristezze del passato
    tristezze che verranno.
    Sera piovosa in grigio stanco.
    E va la vita.


  • Frida07
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    00 31/03/2008 13:41

    Potessero le mie mani sfogliare

    Pronunzio il tuo nome
    nelle notti scure,
    quando sorgono gli astri
    per bere dalla luna
    e dormono le frasche
    delle macchie occulte.
    E mi sento vuoto
    di musica e passione.
    Orologio pazzo che suona
    antiche ore morte.
    Pronunzio il tuo nome
    in questa notte scura,
    e il tuo nome risuona
    più lontano che mai.
    Più lontano di tutte le stelle
    e più dolente della dolce pioggia.
    t'amerò come allora
    qualche volta? Che colpa
    ha mai questo mio cuore?
    Se la nebbia svanisce,
    quale nuova passione mi attende?
    Sarà tranquilla e pura?
    Potessero le mie mani
    sfogliare la luna!


  • Frida07
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    00 31/03/2008 13:42

    Sonetto del dolce lamento

    Temo di perdere la meraviglia
    dei tuoi occhi di statua e la cadenza
    che di notte mi posa sulla guancia
    la rosa solitaria del respiro.

    Temo di essere lungo questa riva
    un tronco spoglio, e quel che più m'accora
    è non avere fiore, polpa, argilla
    per il verme di questa sofferenza.

    Se sei tu il mio tesoro seppellito,
    la mia croce e il mio fradicio dolore,
    se io sono il cane e tu il padrone mio

    non farmi perdere ciò che ho raggiunto
    e guarisci le acque del tuo fiume
    con foghe dell'Autunno mio impazzito.
  • Frida07
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    00 31/03/2008 13:44

    Notte

    Cero, lucerna,
    lampione e lucciola.

    La costellazione
    della saeta.

    Finestrelle d'oro
    tremano,
    e nell'aurora dondolano
    croci sovrapposte.

    Cero, lucerna,
    lampione e lucciola.
  • Frida07
    [CENTER][COLORE]#EEFDFF[=COLORE][DIM]18pt[=DIM] [BR][B]Anonimus
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    00 31/03/2008 13:45
    Il silenzio

    Ascolta, figlio, il silenzio.
    E' un silenzio ondulato,
    un silenzio,
    dove scivolano valli ed echi
    e che piega le fronti
    al suolo.
  • Frida07
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    00 31/03/2008 13:47

    Cuore nuovo

    Il mio cuore come una serpe
    si è spogliato della sua pelle
    e la tengo fra le mie dita
    piena di ferite e di miele.

    I pensieri annidati
    nelle tue rughe, dove sono?
    Dove le rose che profumavano
    di Gesucristo e di Satana?

    Povero involucro che opprimevi
    la mia stella fantastica!
    Grigia pergamena indolenzita
    di ciò che volli e ora non amo più.

    Vedo in te embrioni di scienze,
    mummie di versi e scheletri
    di antiche mie innocenze
    e di miei romantici segreti.

    Ti appenderò ai muri
    del mio museo sentimentale,
    vicino ai gelidi e oscuri
    gigli dormienti del muio male?

    O ti metterò sopra I pini
    -libro dolente del mio amore-
    perché tu conosca I trilli
    dell'usignolo all'alba?
  • nitroverde88
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    00 01/04/2008 13:15
    ERENATA


    (Omaggio a Lope de Vega)



    Lungo le rive del fiume
    la notte si sta bagnando
    e sui seni di Lolita
    muoiono d'amore i rami.

    Muoiono d'amore i rami.

    La notte nuda
    canta sui ponti di marzo.
    Lolita lava il suo corpo
    con acqua salmastra e nardi.

    Muoiono d'amore i rami.

    Luccica in alto sui tetti
    la notte d'argento e d'anice.
    Argento di rivi e specchi.
    Anice di cosce candide.

    Muoiono d'amore i rami.
  • nitroverde88
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    00 01/04/2008 13:15
    Buttate quest'anello
    nell'acqua.

    (L'ombra appoggia le sue dita
    sulla mia spalla.)

    Buttate quest'anello. Ho
    più di cent'anni. Silenzio!

    Non chiedetemi nulla!

    Buttate quest'anello
    nell'acqua.
  • nitroverde88
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    00 01/04/2008 13:16
    La giovane morta
    nella conchiglia del letto,
    nuda di fiori e di brezza
    sorgeva in luce perenne.

    Indugiava il mondo
    giglio di cotone e d'ombra,
    affacciato alla finestra,
    dinanzi al transito infinito.

    La giovane morta
    solcava l'amore addentro.
    Tra la spuma delle lenzuola
    si perdeva la sua chioma.

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    Syria 80
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    Forumandiano..!!

    JUNIOR
    00 29/05/2008 22:28
    Corpo presente


    La pietra è una fronte dove i sogni gemono
    senz’aver acqua curva né cipressi ghiacciati.
    La pietra è una spalla per portare il tempo
    Con alberi di lagrime e nastri e pianeti.
    Ho visto piogge grigie correre verso le onde
    alzando le tenere braccia crivellate
    per non esser prese dalla pietra stesa
    che scioglie le loro membra senza bere il sangue.

    Perché la pietra coglie semenze e nuvole,
    scheletri d’allodole e lupi di penombre,
    ma non dà suoni, né cristalli, né fuoco,
    ma arene e arene e un’altra arena senza muri.

    Ormai sta sulla pietra Ignazio il ben nato.
    Ormai è finita. Che c’è? Contemplate la sua figura:
    la morte l’ha coperto di pallidi zolfi
    e gli ha messo una testa di scuro minotauro.

    Ormai è finita. La pioggia entra nella sua bocca.
    Il vento come pazzo il suo petto ha scavato,
    e l’Amore, imbevuto di lacrime di neve,
    si riscalda in cima agli allevamenti.

    Cosa dicono? Un silenzio putrido riposa.
    Siamo con un corpo presente che sfuma,
    con una forma chiara che ebbe usignoli
    e la vediamo riempirsi di buchi senza fondo.

    Chi increspa il sudario? Non è vero quel che dice!
    Qui nessuno canta, né piange nell’angolo,
    né pianta gli speroni né spaventa il serpente:
    qui non voglio altro che gli occhi rotondi
    per veder questo corpo senza possibile riposo.

    Voglio veder qui gli uomini di voce dura.
    Quelli che domano cavalli e dominano i fiumi:
    gli uomini cui risuona lo scheletro e cantano
    con una bocca piena di sole e di rocce.

    Qui li voglio vedere. Davanti alla pietra.
    Davanti a questo corpo con le redini spezzate.
    Voglio che mi mostrino l’uscita
    per questo capitano legato dalla morte.

    Voglio che mi insegnino un pianto come un fiume
    ch’abbia dolci nebbie e profonde rive
    per portar via il corpo di Ignazio e che si perda
    senza ascoltare il doppio fiato dei tori.

    Si perda nell’arena rotonda della luna
    che finge, quando è bimba dolente, bestia immobile;
    si perda nella notte senza canto dei pesci
    e nel bianco spineto del fumo congelato.

    Non voglio che gli copran la faccia con fazzoletti
    perché s’abitui alla morte che porta.
    Vattene, Ignazio. Non sentire il caldo bramito.
    Dormi, vola, riposa. Muore anche il mare!
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    §lady_Wolf§
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    Registrato il: 08/02/2008
    Città: PORTO SANT'ELPIDIO
    Età: 33
    Sesso: Femminile

    Forumandiano..!!

    Nuovo Arrivato
    00 01/09/2008 12:02
    sera è una delle mie preferite! [SM=x322187] [SM=x322187] [SM=x322187]