Solcava le sabbie del deserto su carri veloci. Brandiva armi leggere e aveva archi con punte di veleno. Combatteva per difendere i confini dell’Egitto e le sacre figure dei faraoni. Ora non è che polvere, pulviscoli di passato che hanno rivisto la luce dopo millenni di buio.
La scoperta di un grande sarcofago di legno, riccamente dipinto di rosso e istoriato raffinatamente è avvenuta in questi giorni a Tebe, in Egitto. E proprio dalle analisi di queste decorazioni sepolcrali che gli archeologi hanno potuto dare un nome al guerriero ancestrale.
Si chiamava Iker e il sarcofago ligneo fu la sua ultima dimora.
Oltre al nome, gli studiosi hanno identificato, nei geroglifici scolpiti nel legno del sarcofago, anche una preghiera alla dea Hathor, signora dei cieli. A poca distanza, giacevano nella sabbia cinque recipienti in terracotta e cinque frecce lignee, praticamente intatte.
La scoperta ha destato un certo scalpore, a causa della quasi totale assenza di reperti relativi ad un’epoca così lontana. Iker avrebbe, infatti, circa 4000 anni.
I resti sono stati rinvenuti pochi giorni fa, da un gruppo di archeologi spagnoli, intenti ad esplorare una zona sepolcrale nei dintorni di Tebe, relativa al periodo della regina Hatshepsut.
Curiosamente, il reperto blocca l’accesso di una camera funeraria ritenuta dagli studiosi di grande importanza, anche se, ad oggi, non si è in grado di stabilire con certezza che tipo di beni vi possano essere contenuti.
La rimozione si è resa, quindi, necessaria, anche secondo l’autorevole voce di Zahi Hawass, segretario generale del supremo concilio delle antichità egizie.
José M.Galàn, a capo del team degli studiosi spagnoli, ha sottolineato l’esigenza di un immediato recupero del sarcofago, gravemente danneggiato dalle termiti.
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