00 15/02/2008 12:25


In tempi nerissimi di «liste nere», un libro come questo porta davvero luce sui pregiudizi razziali e, in particolare, sul «padre» di tutti i razzismi: l´antisemitismo.
Fagin l´ebreo (Fandango Libri, pp.128, euro 20) di Will Eisner, pubblicato negli Usa nel 2003, solo due anni prima della morte del grande autore (1917-2005), è un altro capolavoro che si aggiunge alla lunga lista di titoli d´eccellenza del creatore di Spirit, nonché inventore di quella moderna forma di narrazione a fumetti che va sotto il nome di graphic novel.

Eisner si era già cimentato con il tema delle sue radici ebraiche e delle persecuzioni subite dal suo popolo fin da Contratto con Dio e Verso la tempesta, per arrivare a Il complotto in cui smonta il falso dei Protocolli di Sion. In questa sua opera, partendo da una rilettura di Fagin, il personaggio dickensiano di Oliver Twist, non solo tesse un´altra delle sue avvincenti narrazioni ma dà vita ad una vera e propria lezione di storia. Di più: ad un´originale critica che svela il ruolo delle raffigurazioni letterarie nel perpetuare e diffondere i pregiudizi antisemiti. Il piccolo Moses Fagin, ebreo ashkenazita di origine boema, si trova a crescere nella Londra ottocentesca che ha accolto le diverse migrazioni degli ebrei perseguitati: dai Sefarditi, provenienti da Spagna e Portogallo, agli Ashkenaziti, appunto, scappati dai pogrom dell´Europa centro-orientale. Una differente origine che si traduce, anche, in una differenza di classe tra i Sefarditi, già inseriti nella società inglese, e i «nuovi arrivati», gli Ashkenaziti, relegati nelle posizioni più basse. Ovvio che il giovane Fagin cresca in un ambiente che è anche scuola di piccole e grandi truffe, di furti ed espedienti per sopravvivere. Qui sta, in parte, la radice della cattiva reputazione degli ebrei e del «destino» del personaggio Fagin (allevatore e sfruttatore di una banda di ragazzini ladri) come rappresentato da Dickens. La ricostruzione di Will Eisner fa da prologo agli eventi narrati in Oliver Twist per poi inserirsi nella vicenda dell´orfanello dickensiano. Fino al soprendente finale in cui il personaggio Fagin si confronta, in un serrato dialogo, con Dickens stesso, rimproverandogli la leggerezza con cui, assieme ad altri scrittori, ha contribuito alla costruzione dei pregiudizi razziali.

Eisner in un´interessante postfazione al libro, rende merito alla «buona fede» dello scrittore inglese ma sottolinea come il modo stereotipato con cui Dickens e soprattutto l´illustratore George Cruikshank (autore delle tavole di una storica edizione dell´Oliver Twist) hanno descritto Fagin e la realtà degli ebrei, sia basato su pregiudizi e «sentito dire» che non hanno fatto altro che alimentare l´ignoranza popolare. In coda al volume ci sono alcune riproduzioni di stampe e vignette dell´epoca che tratteggiano gli ebrei con fisionomie caricaturali e ben distinte da quelle dei «gentili».

Come sempre in Eisner le tavole a fumetti sono costruite con un raffinato gioco grafico che rende plastica e fluida l´impaginazione, miscelando piani e sequenze spaziali e temporali; alternando con misura i dialoghi nei balloon e le didascalie «fuori campo»; rivestendo il tutto con una colorazione seppia e sapienti sfumature acquarellate. Un fumetto, un´opera civile da non perdere e che consigliamo di adottare come libro di testo nelle scuole.



Fagin l´ebreo verrà presentato (venerdì 29 febbraio, ore 17, Parma Istituto Storico della Resistenza) nell´ambito del festival «Minimondi». A guidare l´incontro sarà Andrea Plazzi, curatore dell´edizione Fandango e fondatore della storica etichetta Punto Zero, la prima a tradurre e pubblicare in maniera organica in Italia le opere di Will Eisner.

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