00 13/02/2008 13:14
Roma, 12 febbraio 2008 - Poteva mancare l'Arabia saudita nel novero dei paesi all'attacco contro la tradizionale festa degli innamorati di San Valentino? Dopo gli indù e al Qaida, anche la polizia religiosa del Regno wahabita ha lanciato il suo anatema sull'apparentemente innocua usanza di donare rose rosse il 14 febbraio. Lo scrive oggi la Saudi Gazette.


"Con la scusa dei festeggiamenti, si finisce per incoraggiare le relazioni extraconiugali", sostiene sdegnata la guardia della moralità islamica nella terra che ospita la Mecca. Rose rosse di passione, rose rosse di peccato, quindi, secondo gli occhiuti censori sauditi, riuniti in un organismo significativamente battezzato "Commissione per rafforzare le virtù e rimuovere il vizio".


A quanto pare, più che per il fiore, la polizia religiosa "vede rosso" per l'omonimo, peccaminoso colore. L'ordine ai commercianti è stato chiaro: "Rimuovete dalle vetrine tutti i fiori, i pupazzetti e le cianfrusaglie di colore rosso". Al bando i cuoricini e tutto ciò che può essere visto come "simbolo dell'amore", continua il proclama.


Nel paese che teorizza e pratica una severa e totale separazione fra i sessi, le autorità ritengono da sempre che la festa di San Valentino, così estranea alle tradizioni islamiche, crei una pericolosa e inopportuna promiscuità. Abbastanza, insomma, per metterla al bando.


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