00 10/02/2008 15:36
Il Cavaliere elogia la scelta della Lega di rinunciare al simbolo al centro-sud
Poi esalta il feeling con Fini: "Con la nascita del Pdl il nostro un sogno si avvera"

Berlusconi, comizio a Milano
attacco ai centristi e auguri a Veltroni

Riconoscimenti al Pd per la decisione di rompere con la sinistra radicale
Le parole più dure contro l'Udc e chi ha preferito uscire dalla Cdl come Tabacci


MILANO - Smaltita l'euforia per la caduta di Romano Prodi, a Silvio Berlusconi in questo momento sembra interessare più rimettere in ordine i rapporti interni al centrodestra che non affondare i colpi contro l'Unione. Così nel comizio svolto a sorpresa alla manifestazione dei Circoli della Libertà di Milano, il Cavaliere si è concentrato soprattutto sul rebus delle relazioni con gli alleati, dividendoli tra buoni e cattivi, limitando invece al minimo la polemica con il governo dimissionario, lasciandosi persino andare a qualche timido complimento al Pd per la scelta di affrancarsi dalla componente radicale.

"La sinistra moderata e riformista finalmente - ha sottolineato Berlusconi - è riuscita a capire qualche cosa. Speriamo che la decisione di andare da soli sia una decisione storica e non solo elettorale, destinata cioè a durare nel tempo e che dia al Paese un partito della sinistra veramente democratico ed europeo".

Nel campo della Cdl, tra i promossi c'è innanzitutto la Lega. "Bossi ha annunciato che porterà il suo simbolo solo dove sono molto forti come nel Nord e lascerà spazio a noi dal Lazio in giù", ha rivelato il Cavaliere. "Questi - ha aggiunto - sono fatti importanti che testimoniano grande responsabilità". Berlusconi ha confermato poi il rinato feeling con Fini. "Con Gianfranco stiamo realizzando un sogno", ha detto. "La grande novità di queste elezioni - ha osservato Berlusconi - è questo grande schieramento dei liberali che si chiama Popolo delle Libertà".

Il Cavaliere è passato quindi a distribuire le bacchettate. Innanzitutto a Pier Ferdinando Casini, colpevole di non aver voluto confluire nel nuovo raggruppamento. "La vera data di nascita del Pdl è il giorno della grande manifestazione a Piazza San Giovanni a Roma e tra le migliaia di persone sventolavano anche tante bandiere dell'Udc", ha ricordato Berlusconi. Il leader di Forza Italia è stato quindi duro con chi ha preferito uscire dalla Cdl, come Bruno Tabacci. "Il signor Berlusconi quando si è presentato a Milano ha preso 57.000 voti. Lui - ha detto riferendosi all'ex esponente dell'Udc - credo 700, in pratica l'ha votato la sua famiglia".

Ma malgrado i toni sprezzanti, il Cavaliere ha ben chiaro che anche quei pochi consensi possono essere fondamentali. "I voti al di fuori dei due grandi pilastri che sono il Pdl e il Pd, sono voti inutili, dannosi, pericolosi perché daranno ai piccoli partiti la forza di ostacolare il loro percorso, i loro progetti", ha messo in guardia.

Un attacco frontale agli alleati riottosi davanti al quale la polemica con il governo uscente assume quasi il sapore della routine. "Dobbiamo sempre ricordare di dire a tutti, durante questa campagna elettorale, che il Partito Democratico è il partito di Prodi", ha sottolineato Berlusconi. "Ricordiamo - ha aggiunto - che questo Pd è quel partito che ha sostenuto il governo di Romano Prodi. Il governo che ha aperto agli immigrati clandestini facendo diminuire la sicurezza dei cittadini e aumentare la criminalità e che ha negato il finanziamento alle forze di polizia. Il governo che ha alzato le tasse, 700 euro in più per ogni cittadino solo a Roma. Il governo che ha fermato le grandi opere come il Ponte sullo Stretto di Messina".

(9 febbraio 2008)
Repubblica.it