00 10/02/2008 15:30
L'annuncio del Cavaliere: "Tutti nel listone del Pdl". La Lega federata
L'Udc: "Partito unico un'imposizione, se l'alleanza è impossibile andremo da soli"
Forza Italia e An uniti al voto
Casini: "Non ci interessa"

Veltroni: "La lista unica non è una scelta coraggiosa, è solo un maquillage"


ROMA - La svolta del centrodestra si consuma intorno alle nove del mattino. Silvio Berlusconi annuncia che Forza Italia e Alleanza Nazionale dicono addio ai loro simboli e si fondono sotto la bandiera del Popolo della Liberta, offrendo un patto federativo alla Lega e lanciando un ultimatum all'Udc che risponde secco: "Non ci interessa". A poco più di due mesi dal voto, il centrodestra cambia faccia. Berlusconi convince Gianfranco Fini a seguirlo sul predellino di San Babila da dove il 18 novembre, nei giorni di massima tensione con gli alleati, lanciò il suo Pdl. Il progetto, conservato fino alla caduta del governo Prodi, è stato tirato fuori in vista del ritorno alle urne. Il no iniziale di An lo aveva ricacciato nella scrivania dell'ex premier. Ieri, il dietrofront di Fini, oggi l'ufficializzazione. Walter Veltroni parla di una mossa solo di facciata. La lista unica del centrodestra "non è una scelta coraggiosa, è solo un maquillage".

L'annuncio. A darlo ci pensa Berlusconi. "Un ulteriore passo avanti verso la costruzione di un movimento grande che unisce tutti i moderati" dice, in diretta su Canale 5. La super-lista, aggiunge, avrà il nome scelto da milioni di cittadini: Popolo della Libertà. Non è una "contromossa" rispetto alla corsa solitaria del Pd di Walter Veltroni, mette le mani avanti il Cavaliere, visto che la sua "è stata una mossa obbligata" per togliersi "dall'abbraccio mortale della sinistra". Quanto alla Lega, spiega, in virtù della sua specificità "territoriale si federerà con il Pdl".

L'incontro con Fini. I due si vedono nello studio di Palazzo Grazioli. Nel frattempo fioccano le adesioni al Pdl: arrivano in rapida successione quelle di Carlo Giovanardi, Gianfranco Rotondi (Dca), Lamberto Dini. La Lega sembra dare il suo benestare, anche se la posizione ufficiale sarà espressa da Umberto Bossi, stasera a cena a Arcore. "Sostanzialmente Berlusconi accetta le posizioni della Lega", anticipa Roberto Castelli. Francesco Storace non scioglie la riserva e punta l'indice sui favoritismi concessi al Carroccio. Dopo tre ore, Fini esce dall'incontro (visibilmente provato, la madre è mancata all'alba): "Condivido la proposta di Berlusconi di dare al popolo del 2 dicembre una voce unica, abbiamo sempre sostenuto la spinta unitaria nel centrodestra". Il placet definitivo arriverà dalla direzione di An. Ma l'esito è scontato: "Il 13 aprile nascerà ndalle urne un nuovo grande soggetto ispirato ai valori del Ppe".

Centristi, o dentro o fuori. E' il turno dei centristi, fino a ieri lasciati all'oscuro. Un giro di telefonate con Fini, Gianni Letta e, indirettamente, anche Berlusconi. O dentro il Pdl o fuori dalla coalizione è l'ultimatum. "L'imposizione di un partito unico non ci interessa", taglia corto nel pomeriggio Casini, che chiede "rispetto per l'identità e la storia" dell'Udc. La federazione è "una possibilità concreta - dice - ma se la scelta di Berlusconi e Fini impedirà una nuova alleanza per il governo del Paese, ci presenteremo autonomamente".

Ma Berlusconi ha deciso. "Spero che l'Udc aderisca" dice il Cavaliere, altrimenti "noi andiamo avanti ugualmente" perché "nessuno può negare che siano alleati, ma non nella stessa coalizione". E se non chiude la porta a una "alleanza" post elettorale da fare con i centristi in Parlamento, il Cavaliere chiude all'ipotesi di una federazione "perché l'Udc non è, come la Lega, un partito territoriale".

La svolta, le incognite. La giornata ha il sapore di una svolta. Che, come tale, nasconde molte incognite. Riassunte dai dubbi che attanagliano molti dentro Fi, soprattutto fra i parlamentari del Nord. Il timore è che il baricentro si sposti troppo vero destra, perdendo il consenso dei moderati, da sempre spina dorsale di Fi. Altrettanto difficile, sostiene qualche parlamentare azzurro, spartire seggi e poltrone fra due partiti così diversi. Gianni Alemanno (An) chiede già un congresso del nuovo soggetto. In tanti, infine, temono che la forza del Pdl non sarà uguale alla somma dei due partiti. Berlusconi è convinto che il gioco valga la candela. "I sondaggi - avrebbe detto ai più scettici fra gli azzurri - dicono che avremo 20 senatori di maggioranza, anziché 36. Ma saranno tutti nostri...".

(8 febbraio 2008)
Repubblica.it