00 08/02/2008 18:10
A novembre i rapporti tra il leader di An e il Cavaliere erano pessimi
Adesso l'annuncio dell'alleanza che annulla i duri contrasti
E Fini disse: "Io non cambio idea"
Il dietrofront elettorale di Gianfranco


ROMA - Dagli schiaffi alle carezze. Dagli insulti ai complimenti. E' bastato vedere profilarsi la riconquista di Palazzo Chigi per far fare a Gianfranco Fini una spettacolare giravolta. Solo pochi mesi fa Berlusconi era un "populista" che creava un partito dal predellino di una macchina in mezzo alla folla festante. "Mai più insieme" tuonava il leader di An. Che oggi benedice festante la nascita "del nuovo grande soggetto politico" con Forza Italia.

Era novembre. I giorni dell'ira per Fini, sfottuto in tv da Striscia la notizia per la sua nuova fidanzata, sminuto da un Cavaliere che accusava lui e Casini di non essere stati capaci di fare opposizione. Giorni in cui la Cdl era "un ectoplasma", in cui Fini, garantiva il Cavaliere, puntava "a conservare privilegi e poteri". Giorni in cui il leader di An pensava "ad un competizione al centro" contro Silvio e, nei corridoi del Transatlantico, sbottava: "La favola della Cdl è finita. Berlusconi con me ha chiuso, non pensi di recuperarmi, io non cambio idea e posizione. E si ricordi che non è eterno..".

Era novembre quando quella che sembrava a tutti gli effetti una separazione sanguinosa andava in scena. Berlusconi da una parte, Fini (e Casini) dall'altra. Il 19 novembre An davanti all'ipotesi di un nuovo partito il presidente di An insisteva: "Non se ne parla proprio, An non si scioglierà per entrare nel nuovo partito di Berlusconi. Quella è un'iniziativa plebiscitaria e confusa".

Ciascuno per la sua strada, dunque. Nel frattempo il governo Prodi approvava la Finanziaria. E lo scontro interno alla Cdl andava avanti. Casini e Fini stringevano un'alleanza, suggellata da una nota che prendeva di mira il Cavaliere bollandolo come populista. Lui non si faceva pregare e li sbeffeggiava: "Loro due si tengano il progetto, io gli elettori". Ormai era rissa. A farne le spese il forzista Cicchitto sonoramente fischiato ad un convegno di An. Poi Fini affidava a Repubblica il suo sfogo: "Berlusconi sbaglia e lo sa benissimo. Un vero leader dovrebbe lavorare per unire, non per alimentare i frazionismi".

Nel frattempo se Berlusconi sembrava chiudere le porte ("Fini mi ha offeso"), il leader di An parlava di riforme con Veltroni e stringeva l'alleanza con Casini. Mostrandosi sospettoso anche davanti alle mezza frenata del Cavaliere sul Pdl: "Berlusconi faccia chireazza, servono programmi comuni".

Vista da fuori sembrava una situazione senza possibilità di recupero. Ma poi è arrivato Mastella, Dini e la caduta del governo. E, come per miracolo, i due nemici sono tornati a parlarsi e ad allearsi. "Non torno indietro, io non cambio idea" diceva Fini. Era novembre. Solo due mesi fa.

(8 febbraio 2008)
Repubblica.it