00 30/01/2008 22:48
FRANCESCO SEMPRINI

NEW YORK
Il suo patrimonio di piante e animali è passato alla storia per aver ispirato la teoria della selezione naturale del naturalista Charles Darwin. Ma da oggi le Galapagos rischiano di essere ricordate per la strage dei leoni marini, cinquantatre esemplari delle riserve massacrati e uccisi con una serie di colpi alla testa.

La scoperta ha sconvolto la piccola comunità locale, circa 15 mila abitanti in tutto l’arcipelago situato a un migliaio di chilometri ad ovest delle coste dell’Ecuador, nell’Oceano Pacifico. Tra gli esemplari protetti c’erano 9 maschi e 6 femmine adulti, 25 giovani e 13 cuccioli: il macabro rito ripetuto come una litania dell’orrore, ha provocato la spaccatura del cranio e l’atroce morte degli animali .

«L’unica cosa evidente era questo enorme buco, una frattura sulla loro testa», dice Victor Carrion, funzionario del Parco nazionale delle Galapagos. L’episodio è avvolto nel mistero, nessuno tra i responsabili delle riserve e la popolazione locale riesce a capire il motivo di tanta ferocia.

Le autorità dell’Ecuador, da cui dipendono le Galapagos, hanno aperto un’inchiesta ma sembrano escludere l’azione di spregiudicati bracconieri, come accadde nel 2001, quando 35 leoni marini maschi furono uccisi e dai corpi furono estratti denti e organi genitali, ingredienti di ricette afrodisiache cinesi. Ma non è questo il caso secondo Carrion, perché nessun animale è stato mutilato, evirato o privato della pelle.

I corpi sono stati trovati nell’isola di Pinta - una delle 19 che fanno parte dell’arcipelago - in evidente stato di decomposizione. L’allarme è scattato dopo i primi rilevamenti: i leoni marini delle Galapagos non hanno infatti predatori naturali e di solito non attaccano né sono attaccati dall’uomo. «Nessun altro animale è stato trovato morto o ferito sull’isola - prosegue Carrion - e questo getta ulteriori ombre sull’accaduto, dal momento che dobbiamo escludere aggressioni tra specie diverse».

I leoni marini sono tra gli animali più importanti delle isole, fondamentali per la catena alimentare che governa gli equilibri dell’ecosistema locale. In caso di scomparsa le ricadute sarebbero gravissime sulla flora e sulla fauna, considerate uniche al mondo. Le tante e diverse specie di uccelli esotici, di iguana marini e di tartarughe giganti fanno dell’arcipelago un paradiso naturale come pochi al mondo, il primo del Pianeta ad essere ufficialmente dichiarato patrimonio naturale protetto. Tuttavia lo scorso anno l’Unesco - l’agenzia Onu che si occupa della tutela dei beni culturali, scientifici e ambientali - ha lanciato un allarme dichiarandone «stato di pericolo» a causa dell’invasione di nuove specie, ma soprattutto per la crescente immigrazione e il turismo di massa.


LaZampa


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