00 19/01/2008 17:08
Il leader del Pd lancia una sfida al Cavaliere: "Abbia coraggio"
"Con lui si deve dialogare, non temo un nulla di fatto"

Veltroni: "Noi al voto da soli
Berlusconi faccia la stessa cosa"

L'ira di Rifondazione: "Il Pd è un fattore di instabilità per il governo"

ORVIETO - "Con qualsiasi sistema elettorale il Pd correrà da solo". Walter Veltroni "sfida" Silvio Berlusconi e scatena l'ira di Rifondazione. Davanti al nodo rappresentato dalla legge elettorale il sindaco di Roma mette in chiaro le scelte future del Pd: "Quale che sia il sistema elettorale alle elezioni correremo da soli" dice dal palco del convegno 'Liberta' Eguale' ad Orvieto. Una scelta netta che Veltroni chiede anche a Berlusconi: "Abbia lo stesso coraggio e dica quello che ho detto io: quale che sia la legge elettorale andrà alle elezioni da sola". Non si nasconda il Cavaliere. Riconosca che "con l'Udc, An e la Lega ci sono delle differenze e abbia il coraggio di dire che, quale che sia la legge elettorale, Forza Italia andrà ad elezioni da sola". Ma le parole di Veltroni provocano reazioni negative sia nella maggioranza che nell'opposizione.

Rifondazione è la più dura e bolla il Pd come "il più potente fattore di instabilità". Segnali di una tempesta che potrebbe scuotere la maggioranza ed avere ricadute sulla stabilità del governo. Non a caso anche Rosy Bindi, aprendo il seminario della
componente del Pd che fa capo a lei e ad Arturo Parisi, spara a zero: "Preferisco che siano gli elettori a scegliere la legge elettorale che non affidarmi al segretario del partito". Chiusura netta anche sulla bozza Bianco: "'I nostri senatori non la voteranno". In attesa della risposta del Cavaliere arriva il commento di Gianfranco Fini: "Non credo che Berlusconi sia così ingenuo da abboccare all'amo di Veltroni. Per Forza Italia rinnegare i valori unitari della Casa della Libertà sarebbe un suicidio politico oltre che elettorale".

Ma il sindaco di Roma insiste e spiega la scelta del dialogo con il Cavaliere. E lo fa difendendo la sua decisione. "Senza Berlusconi non si può fare una riforma" dice il leader del Pd. Una scelta in cui più d'uno vede rischi. Pericoli legati ad una presunta inaffidabilità politica del Cavalere. Ma Veltroni non torna indietro: "Tanta gente mi dice di stare attento a Berlusconi. Io sto attento a lui ma stare attento non significa rimettersi a fare quella cosa che al momento strapperebbe tanti applausi, cioè fare le belle intemerate old time".

Dice di non aver paura di un fallimento, il leader del Pd, di non essere spaventato dalla possibilità di rimanere con il cerino acceso in mano: "Preferisco essere tra quelli che rischiano di restare con il cerino accesso rispetto a quelli che si mettono a riparo da ogni rischio. Il dialogo è rischioso, ma bisogna continuare".

"Far saltare oggi il tavolo - conclude il leader del Pd- significa far saltare non solo la legge elettorale ma anche le riforme istituzionali che sono collegate fra di loro. Senza contare la necessità di riordinare anche i regolamento parlamentare. Un'esigenza sollecitata oggi da Quagliariello di Fi che io accolgo e rilancio".

Poi tocca ai rapporti con il governo. Alla replica a chi vede nell'attivismo sulle riforme del Pd, "una minaccia per il governo". Accusa che Veltroni rimanda al mittente: "Stiamo dando prova di senso di responsabilità, di generosità. Ma il sistema va cambiato e quello che si deve cercare di fare va fatto con questo Parlamento". Ma le parole di Rifondazione disegnano un altro scenario ben più drammatico.

Salari. "La questione dei salari è una priorità. E' un problema urgente da risolvere, perchè lo vogliono gli italiani. Le sollecitazioni dei sindacati sono giuste. Non si può aspettare fino a giugno" sottolinea Veltroni. Che chiede alle forze politiche e al governo di concentrarsi "sui problemi reali della gente" a cominciare dal rafforzamento del potere d'acquisto delle famiglie.

Rifiuti. 'I rifiuti sono le specchio di un Paese che non riesce a decidere perché paralizzato da un sistema di veti, di condizionamenti e di ideologie che lo bloccano". Il segretario del Pd vede nell' emergenza rifiuti uno dei sintomi della crisi della democrazia italiana. Un ulteriore segnale di come sia necessario uscire "da una stagione che ha portato l'Italia ad essere bloccata". Di come bisogna "uscire da coalizioni forzose e così eterogenee che ripropongono nei governi la logica dei veti e dei condizionamenti che esistono in Italia". Un esempio? All'ultimo vertice di maggioranza sui salari c'erano 38 presenti. "Un'anomalia" taglia corto Veltroni.

(19 gennaio 2008)
Repubblica.it