Maura Sonetto, Piergiorgio Gamba e Camilla Ramini
Tensione altissima in Yemen, intorno al covo dove i rapitori tengono ancora gli ostaggi italiani sequestrati a Capodanno. Un testimone, il fratello di uno dei rapitori, aveva parlato dell'inizio di uno scontro a fuoco ma secondo un componente della banda ''lo scontro a fuoco gi finito'' e si trattato soltanto di una "scaramuccia" che non ha provocato feriti. La precisazione avvenuta in collegamento telefonico dalla zona dell'incidente e la capitale Sana'a.
Anche il ministro degli esteri Gianfranco Fini ha smentito il bliz.
Le notizie che giungono da Sana'a sono ormai contraddittorie e preoccupanti. Questa mattina i rapitori avevano diffuso un ultimatum in cui annunciavano di essere pronti a reagire all'ipostesi di un blitz dell'esercito: "O l'esercito si ritira entro un'ora o uccideremo un italiano. Giuro su Allah - ha detto Ubad Saleh al-Zabedi, uno dei rapitori nel corso di un'intervista telefonica rilasciata all'agenzia di stampa Aki-AdnKronos - uccider uno degli ostaggi se non si ritireranno le forze di sicurezza yemenite che accerchiano la zona".
Fino a poco prima sulla home page del giornale online YemenObserver un mediatore parlava di accordo raggiunto e assicurava un'imminente liberazione. Invece Ubad Saleh al-Zabedi, uno dei rapitori, ha dichiarato sempre all'agenzia Aki di essere "pessimista" riguardo a "un epilogo positivo del sequestro": "Secondo me - ha detto - sono meno del 50% le possibilit che la situazione si risolva in modo positivo". Al-Zabedi si anche rivolto al governo italiano perch eserciti pressioni sul governo yemenita affinch vengano soddisfatte le richieste fatte per il rilascio dei cinque italiani. Tra queste, "la liberazione di otto appartenenti al clan tribale", di cui fanno parte i rapitori, e "garanzie per il loro futuro".
La prima condizione per riavviare le trattative per quella che venga allentato il cordone di sicurezza attorno alla zona di Marib. I rapitori infatti non si fidano delle recenti assicurazioni fatte dalle autorit yemenite a proposito dell'uso della forza, anche perch la zona continua a essere presidiata da crescenti forze di sicurezza.
Le contraddizioni riguardano anche il luogo della detenzione degli ostaggi che, sempre secondo quanto rivela l'Adnkronos, sarebbero trattenuti in luoghi diversi. Il gruppo sarebbe dunque stato separato: il giorno del rapimento le tre donne della comitiva avrebbero dovuto essere immediatamente liberate, in quanto la loro detenzione era in contrasto con i principi tribali. Ma erano state loro stesse a rifiutare di abbandonare i compagni di viaggio. Le tre donne sarebbero quindi state portate in un luogo diverso da quello degli altri ostaggi.
Sempre Ubad Saleh al Zabedi ha fatto sapere che gli italiani "stanno fisicamente bene, ma psicologicamente sono sconvolti". La separazione del gruppo sarebbe uno dei motivi del loro crollo psicologico unito alle condizioni estremamente difficili. Al Zabedi ha riferito poi che gli ostaggi si trovano in un luogo molto impervio con pochi viveri e acqua. Il quotidiano Yemen Times parla poi di una delle donne rimasta ferita leggermente nel corso di uno scontro a fuoco tra la polizia e i rapitori, ma l'ambiasciatore italiano in Yemen Boffo smentisce.
Dall'Italia il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, in visita privata a Napoli, intervenuto sulla vicenda: "Passano i giorni, le notizie danno speranza, ma finch non saranno liberi non saremo tranquilli. Condivido l'ansia dei familiari dei nostri connazionali rapiti".
Nel frattempo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta ha incontrato i rappresentanti della Farnesina e dei servizi segreti per fare il punto sulla situazione.
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