L’anno nuovo è solitamente occasione di lanciare buoni propositi. Quello di Lawrence Dallaglio, terza linea della Nazionale inglese di rugby dalle chiare origini italiane (fu il nonno a emigrare nella terra di Albione), è di rivincere con la maglia dei suoi Wasps la Heineken Cup (la Champions League della palla ovale) in questa stagione e poi ritirarsi definitivamente. E' il Beckham della pallaovale, oltremanica ha scritto pagine importanti quanto e più dello Spice Boy con la propria selezione calcistica. E ora desidera potersi dedicare pienamente all’ultimo, grande, anno di battaglie sul campo con la squadra in cui è diventato uomo e giocatore, il campione del mondo 2003 ha deciso di lasciare anzitempo la maglia con la rosa sul petto. Una divisa da lui indossata per 85 volte, a partire dal 18 novembre 1995 quando giocò contro il Sudafrica, gli stessi Springboks che lo scorso autunno gli hanno negato il bis del trionfo iridato di quattro anni prima. Un segno di riconoscenza quello del ritiro, sia verso i wasps, unica squadra della sua gloriosa carriera di numero 8, sia nei confronti di tifosi e compagni di Nazionale: «Credo che la mia carriera internazionale abbia ormai fatto il suo corso. È giunto il tempo di tirarmi indietro e di lasciare spazio ai giovani», ha dichiarato al quotidiano inglese "Sun".
«In questi anni ho sempre onorato la maglia dell'Inghilterra e ho raccolto bellissime esperienze sui campi di tutto il mondo». Dallaglio, 35 anni, 1 metro e 91 centimetri di potenza distribuita su 112 chili di muscoli, è consapevole che il suo fisico non gli permetterebbe di disputare ai “suoi” livelli un’altra impegnativa stagione agonistica (la diciannovesima della carriera con i giallo-neri di Londra) sul doppio fronte Nazionale-club, così ha deciso di concentrare le sue energie. Non è la prima volta che il giocatore italo-britannico (avendo il padre nazionalità italiana, Lawrence in teoria avrebbe anche potuto giocare con il XV azzurro) annuncia l’addio alla Nazionale di Sua Maestà. Era già successo due volte: la prima nel 1999, a seguito di uno articolo pubblicato su un quotidiano che ne dichiarava la tossicodipendenza. La seconda esperienza durò solo qualche mese: dopo essere tornato a rivestire il ruolo di capitano nel gennaio del 2004, ad agosto annunciò il suo ritiro per impegnarsi esclusivamente con i Wasps, salvo poi tornare ad accettare la convocazione per il Sei Nazioni 2006. Con la finale di Parigi (15-6 per il Sudafrica) s’è idealmente chiuso un ciclo, il suo. Ora, come per ogni grande atleta, di qualsiasi sport, è arrivato il momento di dire basta. I grandi campioni sanno come farlo: Dallaglio è sicuramente uno di loro.
canali.libero.it/affaritaliani/sport/ritirodellaglio040...