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Federico Garcia Lorca

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    Matthew James
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    00 08/10/2005 00:13

    Federico Garcia Lorca

    LA PIETRA VUOLE ESSERE LUCE

    La pietra vuole essere luce.
    La pietra ha nel buio
    fili di fosforo e luna.
    La luce non sa che cosa vuole.
    Nei suoi limiti di opale,
    trova se stessa,
    e torna.


    Federico Garcia Lorca

    LA PIETRA VUOLE ESSERE LUCE

    La pietra vuole essere luce.
    La pietra ha nel buio
    fili di fosforo e luna.
    La luce non sa che cosa vuole.
    Nei suoi limiti di opale,
    trova se stessa,
    e torna.



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    Matthew James
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    00 08/10/2005 00:16

    Federico Garcia Lorca

    ALL'ORECCHIO D'UNA RAGAZZA

    Non volli.
    Non volli dirti nulla.
    Vidi nei tuoi occhi
    due alberelli folli.
    Di brezza, di riso e d'oro.
    Oscillavano.
    Non volli.
    Non volli dirti nulla.



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    Matthew James
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    00 08/10/2005 00:17
    LO SPECCHIO INGANNEVOLE

    Verde ramo esente
    da ritmo ed uccello.
    Eco di singhiozzo
    senza dolore né labbro.
    Uomo e Bosco.
    Piango
    di fronte al mare amaro.
    Nelle mie pupille
    due mari che cantano!





    LA LUCE; QUESTO FUOCO CHE DIVORA

    La luce, questo fuoco che divora.
    Questo paesaggio grigio che m'attornia.
    Questa pena per una sola idea.
    Quest'angoscia di cielo, terra e d'ora.

    Questo pianto di sangue che decora
    lira senza timbro, torcia senza presa
    Questo peso del mare che mi frusta.
    Questo scorpione che attende entro di me.

    Ghirlanda d'amore, letto di ferito
    sono e di insonne, sogno la presenza
    tua nel fondo in rovina del mio petto;

    e se ricerco una vetta di prudenza
    il tuo cuore mi dà una valle densa
    di cicuta e passione d'aspra scienza.




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    neve67
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    00 11/10/2005 21:36
    Federico Garcia Lorca
    5 giugno 1898 - 19 agosto 1936

    Alle cinque della sera
    Federico Garcia Lorca nelle opere letterarie
    Libri in lingua inglese su Federico Garcia Lorca



    Il poeta spagnolo per eccellenza, conosciuto in tutto il mondo nasce il 5 giugno 1898 a Fuente Vaqueros non lontano da Granada da una famiglia di proprietari terrieri. I libri ce lo descrivono come un bambino allegro, ma timido e pauroso, dotato di una straordinaria memoria e di una passione evidente per la musica e per le rappresentazioni teatrali; un ragazzo che non andava troppo bene a scuola ma che era capace di coinvolgere nei suoi giochi un'infinità di persone.

    I suoi studi regolari sono segnati da numerosi problemi legati ad una grave malattia. Tempo dopo (nel 1915), riesce a iscriversi all'università ma, cosa più importante, conosce il giurista Fernando De Los Rios che gli rimarrà amico durante tutta la vita. Altri contatti importanti in quel periodo furono quelli con il grandissimo musicista Manuel De Falla e con l'altrettanto grande poeta Antonio Machado.
    All'inizio degli anni '20 è invece a Madrid dove si forma grazie ai contatti con artisti della fama di Dalì, Buñuel ed in particolare Jimenez. Contemporaneamente si dedica alla scrittura di lavori teatrali i cui esordi furono accolti con una certa freddezza.

    Dopo la laurea la sua vita si riempie di nuovi lavori, conferenze e nuove amicizie: i nomi sono sempre di alto livello e vanno da Pablo Neruda a Ignacio Sánchez Mejías. Viaggia molto, soprattutto tra Cuba e gli Stati Uniti, dove ha modo di saggiare in presa diretta i contrasti e i paradossi tipici di ogni societá evoluta. Attraverso queste esperienze si forma in modo più preciso l'impegno sociale del poeta, ad esempio con la creazione di gruppi teatrali autonomi la cui attivitá è finalizzata allo sviluppo culturale della Spagna.

    L'anno 1934 è segnato da altri viaggi e dal consolidamento delle numerose e importanti amicizie, sino alla morte del grande torero Ignacio Sánchez Mejías, avvenuta in quello stesso anno (ucciso proprio da un toro infuriato durante una corrida), che lo costringe ad un soggiorno forzato in Spagna.

    Nel 1936, poco prima dello scoppio della guerra civile, Garcia Lorca redige e firma, assieme a Rafael Alberti (altro esimio poeta) ed altri 300 intellettuali spagnoli, un manifesto d'appoggio al Frente Popular, che appare sul giornale comunista Mundo Obrero il 15 febbraio, un giorno prima delle elezioni vinte per un soffio dalla sinistra.

    Il 17 luglio 1936 scoppia l'insurrezione militare contro il governo della Repubblica: inizia la guerra civile spagnola. Il 19 agosto Federico García Lorca, che si era nascosto a Granada presso alcuni amici, viene trovato, rapito e portato a Viznar, dove a pochi passi da una fontana conosciuta come la Fontana delle Lacrime, viene brutalmente assassinato senza alcun processo.

    Sulla sua morte Pablo Neruda così scrive:
    "L'assassinio di Federico fu per me l'avvenimento più doloroso di un lungo combattimento. La Spagna è sempre stata un campo di gladiatori; una terra con molto sangue. L'arena, con il suo sacrificio e la sua crudele eleganza, ripete l'antica lotta mortale fra l'ombra e la luce".

    Delle sue opere, quella piú universalmente conosciuta é il "LLanto por la muerte de Ignacio Sánchez Mejías" ('La cogida y la muerte') la cui struggente partecipazione interiore ne fanno un'opera davvero di tutti. La morte e la sua negazione hanno fatto invece diventare "A las cinco de la tarde" un termine comune a tutte le latitudini e dovunque indicante la freddezza cieca del destino.

    SUOI AFORISMI
    «Il mio sguardo si stupisce, si inchina, il mio cuore chiude tutti i suoi cancelli, per meditare di nascosto sul miracolo. Sei tanto bella.»

    «Ah che fatica mi costa, amarti come ti amo!»


    http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=543&biografia=Federico+Garcia+Lorca

    [Modificato da neve67 11/10/2005 21.39]

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    neve67
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    00 11/10/2005 21:40
    Desiderio

    Solo il tuo cuore ardente
    e niente più.

    Il mio paradiso un campo
    senza usignolo
    né lire,
    con un fiume discreto
    e una fontanella.

    Senza lo sprone del vento
    sopra le fronde
    né la stella che vuole
    essere foglia.

    Una grandissima luce
    che fosse
    lucciola
    di un'altra,
    in un campo di
    sguardi viziosi.

    Un riposo chiaro
    e lì i nostri baci,
    nèi sonori
    dell'eco,
    si aprirebbero molto lontano.

    Il tuo cuore ardente,
    niente più.
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    00 11/10/2005 21:42
    Variazione

    Lo stagno dell'aria
    sotto il ramo dell'eco.

    Lo stagno dell'acqua
    sotto fronde di stelle.

    Lo stagno della tua bocca
    sotto una pioggia di baci.
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    00 19/10/2005 22:37
    Il poeta chiede al suo amore di scrivergli

    Amor delle mie viscere, viva morte,
    invano aspetto tue parole scritte
    e penso, con il fiore che appassisce,
    che se vivo senza di me voglio perderti.

    Il vento è immortale. La pietra inerte
    non conosce l'ombra né la vita.
    Cuore interiore non ha bisogno
    del miele gelato che la luna versa.

    Ma ti ho sopportato. Tagliai le mie vene,
    tigre e colomba sulla mia cintura
    in un duello di morsi e di gigli.

    Calma, dunque, con parole la mia follia
    o lasciami vivere nella mia serena
    notte dell'anima ormai per sempre oscura.

    [Modificato da neve67 30/12/2005 0.08]

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    00 25/10/2005 21:21
    grande poeta
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    00 30/12/2005 00:10
    Gazzella dell'Amore disperato

    La notte non vuole venire
    perché tu non venga
    e io non possa andare.

    Ma io andrò
    benché un sole di scorpioni mi mangi la testa.

    Ma tu verrai
    con la lingua bruciata dalla pioggia di sale.

    Il giorno non vuole venire
    perché tu non venga
    e io non possa andare.

    Ma io andrò
    portando ai rospi il mio garofano morsicato.

    Ma tu verrai
    nelle cupe cloache dell'oscurità.

    Né la notte né il giorno non vogliono venire
    perché io muoia per te
    e tu per me.
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    neve67
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    00 30/12/2005 00:10
    Cuore nuovo

    Il mio cuore come una serpe
    si è spogliato della sua pelle
    e la tengo fra le mie dita
    piena di ferite e di miele.

    I pensieri annidati
    nelle tue rughe, dove sono?
    Dove le rose che profumavano
    di Gesucristo e di Satana?

    Povero involucro che opprimevi
    la mia stella fantastica!
    Grigia pergamena indolenzita
    di ciò che volli e ora non amo più.

    Vedo in te embrioni di scienze,
    mummie di versi e scheletri
    di antiche mie innocenze
    e di miei romantici segreti.

    Ti appenderò ai muri
    del mio museo sentimentale,
    vicino ai gelidi e oscuri
    gigli dormienti del muio male?

    O ti metterò sopra I pini
    -libro dolente del mio amore-
    perché tu conosca I trilli
    dell'usignolo all'alba?
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    00 30/12/2005 00:11
    E' vero

    Ahi, che fatica mi costa
    amarti come ti amo!
    Per il tuo amore mi duole l'aria,
    il cuore
    e il cappello.
    Chi mi compra
    questo nastrino
    e questa tristezza di filo
    bianco, per tessere fazzoletti?
    Ahi, che fatica mi costa
    amarti come ti amo!
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    00 30/12/2005 00:11
    Incontro

    N tu n io
    siamo pronti
    a incontraci.
    Tu...per quello che sai.
    L'ho amata tanto!
    Segui quella stradina.
    Nelle mani
    ho i buchi
    dei chiodi.
    Non vedi come
    mi dissanguo?
    Non guardare mai indietro.
    Vai adagio
    e prega con me
    San Gaetano
    che n tu n io
    siamo pronti
    ad incontrarci.



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    00 30/12/2005 00:12
    Fidanzamento

    "Buttate quest'anello
    nell'acqua.

    (L'ombra appoggia le sue dita
    sulla mia spalla).

    Buttate quest'anello. Ho
    piú di cent'anni. Silenzio!

    Non chiedetemi nulla!

    Buttate quest'anello
    nell'acqua."
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    00 30/12/2005 00:13
    Piaghe d'amore

    La luce, questo fuoco che divora.
    Questo paesaggio grigio che m'attornia.
    Questa pena per una sola idea.
    Quest'angoscia di cielo, terra e d'ora.

    Questo pianto di sangue che decora
    lira senza timbro, torcia senza presa
    Questo peso del mare che mi frusta.
    Questo scorpione che attende entro di me.

    Ghirlanda d'amore, letto di ferito
    sono e di insonne, sogno la presenza
    tua nel fondo in rovina del mio petto;

    e se ricerco una vetta di prudenza
    il tuo cuore mi dà una valle densa
    di cicuta e passione d'aspra scienza.
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    00 30/12/2005 00:13
    Piccolo valzer viennese

    A Vienna ci sono dieci ragazze,
    una spalla dove piange la morte
    e un bosco di colombe disseccate.
    C'e' un frammento del mattino
    nel museo della brina.
    C'è un salone con mille vetrate.
    Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!

    Prendi questo valzer con la bocca chiusa.
    Questo valzer, questo valzer, questo valzer,
    di sì, di morte e di cognac
    che si bagna la coda nel mare.
    Io ti amo, io ti amo, io ti amo
    con la poltrona e con il libro morto,
    nel malinconico corridoio,
    nell'oscura soffitta del giglio,
    nel nostro letto della luna,
    nella danza che sogna la tartaruga.
    Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!

    A Vienna ci sono quattro specchi,
    vi giocano la tua bocca e gli echi.
    C'è una morte per pianoforte
    che tinge d'azzurro i giovanotti.
    Ci sono mendichi sui terrazzi. E
    fresche ghirlande di pianto.
    Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!

    Prendi questo valzer che spira fra le mie braccia.
    Perchè io ti amo, ti amo, amore mio,
    nella soffitta dove giocano i bambini,
    sognando vecchie luci d'Ungheria
    nel mormorio di una sera mite,
    vedendo agnelli e gigli di neve
    nell'oscuro silenzio delle tue tempie.
    Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!

    Prendi questo valzer del "Ti amo per sempre".
    A Vienna ballerò con te
    con un costume che abbia la testa di fiume.
    Guarda queste mie rive di giacinti!
    Lascerò la mia bocca tra le tue gambe,
    la mia anima in foto e fiordalisi,
    e nelle onde oscure del tuo passo io voglio, amore mio, amore
    mio, lasciare
    violino e sepolcro, i nastri del valzer.
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