00 06/07/2005 19:48
LONDRA - «Dateci una buona causa, come per esempio la pace fra israeliani e palestinesi, e i Pink Floyd potrebbero suonare ancora assieme»: così dichiara Nick Mason, batterista della storica band ricostituitasi a sorpresa per l’evento di Live 8 a un giornale israeliano. Paradossalmente la politica che dette il colpo di grazia ai Pink Floyd fino a provocarne lo scioglimento ora potrebbe essere la chiave di una reunion non effimera. All’indomani del Live 8, mentre a Londra gli organizzatori fanno i conti scoprendo che il prolungamento di oltre 90 minuti nello show di Hyde Park potrebbe costare oltre 250 mila sterline di extra (senza contare il disagio per decine di migliaia di persone costrette a tornarsene a casa a piedi o, dopo molte ore, in taxi a causa della chiusura della metropolitana), l’attenzione sul piano artistico è tutta per loro, quattro sessantenni che hanno trionfato insieme ad altri vecchi leoni come Paul McCartney o Elton John.
IL RITORNO AD HYDE PARK - Poche canzoni stupende - «Speak To Me», un medley tra «Breathe» e «Breathe Reprise», «Money», «Wish You Were Here» e infine la splendida «Comfortably Numb», eseguite, come si direbbe alla Scala, «in forma di oratorio», cioè senza tutta la spettacolare sarabanda tecnologica e multimediale cui dal vivo il gruppo non ha mai rinunciato - e hanno conquistato tre generazioni di spettatori. Quel feeling fra i quattro, che dietro le quinte sembrava completamente assente, si è scatenato, dopo qualche incertezza all’avvio, sul palco di Live 8. E l’avventura non sembra destinata a finire qui. È stato l’inviato del quotidiano Yediot Ahronot di Tel Aviv a scambiare alcune battute con Nick Mason, il batterista della celebre rock band. «Sono reincontri problematici da un punto di vista organizzativo - ha risposto Mason - anche perché Roger Waters (cantante e bassista, ndr) sta preparando il suo nuovo disco, e così pure David Gilmour (il chitarrista)».
LA ROTTURA - Ma alla domanda «Cosa succederebbe se all’orizzonte si profilasse una pace fra israeliani e palestinesi?», Mason ha prontamente replicato: «In quel caso si organizzerebbe un concerto come questo. Sarei a Tel Aviv già domani mattina». Così una delle formazioni più amate della storia del rock potrebbe davvero ricominciare, anche se Gilmour ha ribadito ieri che in mancanza di un nuovo progetto artistico convincente la cosa non ha senso. In un’intervista al Corriere del 2001 Waters rivelò che era stata la guerra fra Inghilterra e Argentina per il controllo delle isole Falkland a spingere i Pink Floyd alla rottura. Waters «tifava» per la linea dura della Thatcher, Gilmour, Mason e Wright erano contro la guerra in assoluto. Stavolta invece c’è stata una identità totale di vedute fra i due eterni rivali. E la paternità della reunion è senz’altro da attribuire alla costanza di Bob Geldof, come conferma Nick Mason in una intervista alla Bbc: «Bob parlò con David Gilmour, ma lui non era smisuratamente entusiasta. Con buone ragioni, secondo me.È nel mezzo di un progetto solista. Poi Bob mi telefonò dicendomi "David Gilmour non ci sta". E io pensai: beh, questo è Dave. Puoi portare un cavallo fino all’acqua ma non puoi farlo bere. Nel caso di Dave non puoi nemmeno portarlo vicino all’acqua. Ma poi Bob parlò a Roger e lui era d’accordo. Io penso che lui sentisse, - e noi noi tutti lo sentivamo davvero - che era stata una vergogna non suonare al Live Aid, ma non esistevamo come Band in quel periodo. Quindi Roger chiamò David e lo convinse. Non c’era stata molta conversazione fra i due negli ultimi dieci anni. Tutto questo è quindi abbastanza positivo per noi. Non puoi continuare la terza guerra mondiale per sempre».
«AMUSED TO DEATH» - Conclude Mason: «Se non ci fossimo riuniti per il Live 8, penso che l’avremmo fatto per un altro evento di carità. È una buon ragione, un modo di costruire ponti per giuste cause piuttosto che bruciarli completamente». «Abbiamo visto la tragedia dispiegarsi/Abbiamo fatto ciò che abbiamo detto/Abbiamo comprato e venduto/È stato il più grande spettacolo sulla terra/Ma ora è finito» scrisse in «Amused to Death» Roger Waters: una sorta di addio al gruppo che seppe sublimare le grandi utopie di quegli anni 60-70: i figli dei fiori, la liberazione della mente attraverso l’acido e la marijuana, il sogno d’un mondo di eguali, la rottura degli schemi. Sembrava finita per sempre, ma forse ora non è più così.

Mario Luzzatto Fegiz
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