00 28/03/2007 18:06
Il settimo splendore. La modernità della malinconia
A verona fino al 29/07/2007

Duecento capolavori, suddivisi in 6 sezioni, sono esposti a Verona nella mostra Il settimo splendore. La modernità della malinconia.
Le opere sono di Botticelli e di Giorgione, di Rosso Fiorentino e del Moretto, del Lotto e di Tiziano, di Tintoretto e di Carracci, di Caravaggio e del Guercino, di El Greco e del Fetti, di Canova e di Piranesi, di Böcklin e di de Chirico, di Modigliani e Carrà, e di molti altri ancora, Michelangelo compreso, presente in mostra con uno studio di testa per la Cappella Sistina in Vaticano, che contrassegna la malinconia profonda di un artista che nell'oscurità della materia trova il segreto miracolo della forma. Lo sviluppo della mostra prosegue con gli artisti contemporanei.
La mostra ravvisa nei temi della riflessione malinconica i principi stessi della sensibilità moderna; e per certi versi polemicamente ne rivendica le origini italiane e mediterranee, sviluppatesi a partire dall'entourage fiorentino promosso da Lorenzo de' Medici, dal "pellegrinaggio" di un Lorenzo Lotto, dall'appartata sensibilità psicologica di un Savoldo, dalla consapevolezza della "vanitas" che alimenta alcune delle più alte espressioni dell'arte seicentesca. Fino ai giorni nostri: attraverso una continuità che si propone nelle diverse sfaccettature della storia e della cultura, che riannoda i fili di un percorso ora incline alla bellezza come ideale di una suprema e sacra armonia, ora rivolto ai brividi e agli allarmi della psiche contemporanea.
La mostra si segnala come uno degli eventi più importanti ed impegnativi dell'anno non solo per il fatto di presentare al pubblico 200 straordinari capolavori, ma anche perché si tratta del risultato di un lungo lavoro scientifico di 4 anni condotto dal direttore di Palazzo Forti, Giorgio Cortenova, che dell'esposizione è l'ideatore e il curatore, attraverso lunghe ed accurate ricerche attorno ai temi che contrassegnano la modernità: primo fra tutti, appunto, quell'intreccio di amore ideale, di malinconia e di meditativa riflessione che caratterizza il cielo dantesco, il settimo cielo o, meglio ancora, "il settimo splendore" del paradiso dell'Alighieri.
A testimonianza della ricerca e delle tesi che ne hanno supportato l'impegno è stato dato alle stampe un esauriente catalogo che, oltre alle riproduzioni di tutte le opere in mostra e ai saggi del curatore, contiene puntuali ed approfonditi contributi critici dei più importanti studiosi in materia.
L'articolato impianto storico e teorico costituisce il piatto forte a livello dialettico della rassegna veronese, cui hanno aderito i maggiori musei italiani ed europei, da Budapest a Dresda, da Roma a Milano, da Parigi a Zurigo, da Firenze a Londra, con prestiti perfino stupefacenti in questi tempi così avari di collaborazione culturale.
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