00 17/03/2007 20:43
Chagall delle meraviglie
Era dal 1999 che Chagall mancava da Roma, e allora si trattava di una sola opera sul teatro ebraico inserita in una collettiva. Fu un successo straordinario. Ora l'arte di uno degli innovatori del Novecento ritorna nella città eterna con i sui quadri ultraterreni e densi di storia. Ad accogliere le 180 opere tra dipinti, gouaches, disegni, sculture e incisioni, provenienti da musei pubblici e collezioni private di tutto il mondo, è il Complesso del Vittoriano che continua a dimostrarsi un contenitore prestigioso e di grande successo. La mostra Chagall delle meraviglie, curata da Meret Meyer e Claudia Beltramo Ceppi Zevi, racconta un artista notissimo che sembra però riservare ancora tante sorprese.
Come afferma una delle curatrici: "Chagall ha contribuito alla libertà nell'arte, per lui dipingere era una necessità interiore". Una libertà scaturita dalla formazione composita. I colori potenti e densi hanno origine diversa, da una parte la cultura russa e dall'altra quella ebraica. Evidente è il contatto con le icone e con i meno noti Lubok, vignette popolari esposte nella primissima sezione della mostra. Proprio da qui deriva la sua pittura ultraterrena animata da figure e animali volanti.
Nonostante il contatto con il cubismo Chagall seguì sempre una sua personale concezione dell'arte: difendere appunto la libertà creativa senza rimanere incagliato in vincoli. "L'arte mi sembra essere più uno stato d'animo", diceva. E così le sue opere si popolano di oggetti e corpi volanti (donne, mucche, galli, pendoli) che risentono del mondo fantastico dell'infanzia. "Oggetti e figure trattate in quanto forme - sonore, come i suoni - forme ardenti fatte per una nuova dimensione cui né la geometria dei cubisti, né le macchie degli impressionisti possono arrivare", scriveva Chagall. E se da una parte scoviamo questo mondo intangibile, dall'altra l'artista russo si sofferma su una delle atrocità più imponenti che il genere umano abbia mai conosciuto: la strage degli ebrei durante la seconda Guerra Mondiale. Ecco dunque la Caduta dell'angelo simbolo della catastrofe storica o il Crocifisso in cui il Cristo è martire dell'umanità. Qui viene esaltata l'ebraicità, la sua passione riflette il martirio di un'intera nazione. "Per quanto il Cristo sia immerso in un'aura di santità conserva non la sua natura divina ma la sua essenza umana" scriveva Franz Meyer. Infatti proprio sotto il crocifisso si assiste alla strage del popolo ebraico.
E' il contatto con la dimensione umana che rende Chagall ancora oggi moderno. Il rapporto con la religione continua nell'illustrazione della Bibbia, interpretando il testo in modo originale. La fervida immaginazione di uno dei poeti dell'arte del Novecento raggiunge l'apice.

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