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Arte e lavoro '800/'900
A Pontedera fino al 13/04/2007

Pittura, scultura, fotografia e cinema raccontano il lavoro in Italia tra Ottocento e Novecento con la mostra intitolata Arte e lavoro '800 e '900. Lavoro come specchio di una società che tra l'Unità d'Italia e il secondo dopoguerra si trasforma in modo impressionante, da un'Italia che tenta di sopravvivere con un'agricoltura di sussistenza ad un'altra che diventa l'America per una moltitudine di immigrati.
Grandi protagonisti della scena artistica italiana tra i due secoli, da Nomellini a Vedova, da Pellizza da Volpedo a Severini, passando per Fattori, Signorini, Mosè Bianchi, Viani, Carcano, Previati, Tommasi, Cambellotti, Balla, Boccioni, Depero, Carrà, De Pisis, Spreafico e altri, raccontano come agricoltura, industria, terziario e società siano andati mutando in cent'anni di storia italiana.
Ciò che gli artisti interpretano le immagini fotografiche documentano. Tra queste, foto del primo stabilimento Piaggio, a Genova Sestri, dove gli ebanisti sono al lavoro nel 1884 nella suggestiva ambientazione della fabbrica animata da uomini e carri trainati da superbi cavalli; oppure foto di donne e uomini impegnati nelle linee di produzione a Pontedera, o che "sciamano" dallo stabilimento al suono della sirena, fino al primo manifesto di Vespa con in sella una donna che lavora: foto, immagini e documenti tratti dal prezioso archivio storico Piaggio e da altre collezioni che "accompagnano" la narrazione del lavoro, della fatica, della società economica.
Al cinema è invece riservato il compito di raccontare le mille e una storia che sono diventate emblema della "grande Storia".
Nella sezione intitolata Sguardi sul lavoro nel cinema italiano, Augusto Sainati (Università di Napoli) ha riunito spezzoni di film che hanno fatto la storia del cinema e del costume in Italia. Parlano del lavoro come esperienza solitaria (N.U., Padre padrone, Dillinger è morto) o socializzata (Riso amaro, I compagni, La classe operaia va in paradiso), come oggetto di memoria narrativa (Novecento) o di uno sguardo critico sul presente (Ecce Bombo, Mi piace lavorare), come occasione di promozione sociale, ma anche come momento di abbandono di ideali (cfr. la commedia all'italiana, con le vicende raccontate attraverso il personaggio di Alberto Sordi). Il lavoro che il cinema ha saputo raccontare è quello che si concretizza in forme canoniche ma anche quello che è frutto di tic sociali, come accade per i fotografi de La Dolce vita, o dell'inventiva personale, come capita al Nino Manfredi venditore abusivo di caffè in Cafè express.
Nell'ampia carrellata dedicata al racconto tramite pittura e scultura, accanto a opere celeberrime, la mostra propone anche una serie di quadri inediti o comunque rarissimamente visti. Tra i tanti, i Lavoratori del marmo in Versilia di Lorenzo Viani, di proprietà della Rete Ferroviaria Italiana RFI, mai prima esposto, o l'inedito Operai sul traliccio elettrico di Cominetti, o il Riposo dopo il lavoro di Filippo Carcano concesso da una collezione privata. Del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo è in mostra il cartone preparatorio custodito dalla Pinacoteca Civica di Alessandria.
Sono più di venti le istituzioni pubbliche e private italiane che, con i loro prestiti, hanno reso possibile questa grande mostra. Riunite in quattro sezioni, le opere raccontano, attraverso le opere degli artisti, significativi interpreti del loro tempo, un percorso storico economico che va dalla metà dell'Ottocento alla metà del secolo successivo. Periodo durante il quale il nuovo Stato italiano vive la prima propria "rivoluzione industriale", caratterizzata dall'affermazione e crescita di settori come il meccanico siderurgico, il tessile, i trasporti, le comunicazioni e, con l'avvio del Novecento, da settori nuovi come la chimica e l'idroelettrico. La guerra mondiale, poi, rappresenta una poderosa spinta al processo di industrializzazione che continua faticosamente nel ventennio, fino al tragico epilogo del secondo conflitto. La ricostruzione postbellica segna l'inizio della nuova fase, dominata dalla grande spinta all'affermazione imprenditoriale pubblica e privata, per fronteggiare e superare le difficoltà che conducono al ritorno alla normalizzazione economica, politica e sociale e alla successiva crescita.
Contemporaneamente alla mostra è possibile visitare la collezione permanente di Vespa, prototipi e veicoli che hanno segnato la storia industriale del nostro paese, un luogo dove storia e lavoro continuano ad incrociarsi.
La mostra è stata voluta dalla Fondazione Piaggio e curata dal suo Presidente Tommaso Fanfani, responsabile del museo stesso, e da Elena Lazzarini dell'Università di Pisa.

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