00 10/01/2007 23:29
Tutti pazzi per Tamara
Per il grande successo di pubblico, che ha superato i 100.000 visitatori (tra cui molti personaggi famosi come Seedorf, Lucio Dalla, Ottavia Piccolo, Anna Kanakis, Olivier Dacourt, Rosalinda Celentano, Ambra Orfei, Valeria Marini), la mostra di Tamara de Lempicka rimarrà aperta fino al 18 febbraio. Lo straordinario flusso ha coinvolto anche la mostra di Boccioni che ha registrato circa 60.000 visitatori e che pertanto è stata prorogata al 25 febbraio. In occasione delle proroghe le due mostre avranno un biglietto cumulativo e un orario più esteso.
Pittrice cosmopolita e icona dell'Art Déco, Tamara de Lempicka ha creato immagini che sono diventate il simbolo di un'epoca, "i folli" anni Venti e Trenta, di cui diventa la più brillante interprete, introducendo nei suoi dipinti i simboli della modernità e rappresentando la donna emancipata, libera, indipendente e trasgressiva.
La mostra ripercorre la carriera di questa affascinante artista polacca che visse in Russia, a Parigi, in Italia, per approdare poi negli Stati Uniti e passare gli ultimi anni della sua vita in Messico. Attraverso una meditata scelta di opere pittoriche, ma anche di disegni, documenti, fotografie, immagini di repertorio, viene ricreata l'atmosfera del tempo, i grandi eventi storici, ma anche le tendenze dell'arte a lei contemporanea, in un percorso che consente al visitatore di immergersi e di immedesimarsi nel mondo e nella vita dell'artista, piena di "glamour" ma segnata anche dai grandi eventi storici del Novecento.
In virtù del costante parallelismo tra la vita e l'opera di Tamara, la mostra si apre evidenziando il momento della fuga dell'artista dalla Russia all'Europa. Tamara, già sposa di Tadeusz Lempicki, lascia San Pietroburgo, sotto l'assedio bolscevico, e inizia una nuova vita a Parigi. Qui, memore dell'arte russa di ispirazione cubista ed allieva di André Lhote, espone le sue prime opere già nel 1922. Tra i suoi primi ritratti, sono in mostra quello dedicato alla figlia Kizette, Portrait d'une fillette avec son ourson (1922), La bohémienne (1923), Danseuse russe(1923-1924). Appare già padrona del suo stile personale, caratterizzato da una forte deformazione e tendenza all'ingigantimento dei volumi, come nel ritratto Femme à la robe noire (1923).
Il vero successo e il lancio internazionale avviene con la personale di Milano del 1925, presso la galleria del conte Castelbarco, ricostruita in mostra con alcuni esempi significativi, tra cui Portrait du Prince Eristoff (1925), Portrait du Marquis d'Affitto (1925), Portrait de la Duchesse de la Salle (1925), Les deux fillettes aux rubans (1925).
La prima esposizione di Tamara a Milano avviene durante anni particolarmente importanti per l'arte italiana, in cui a dominare sono i protagonisti di "Novecento", come Felice Casorati, Ubaldo Oppi, Achille Funi, Francesco Trombadori. Il legame della Lempicka con il nostro paese ha peraltro origini ancora più lontane che risalgono al 1911 quando, ancora fanciulla, visita i musei di Firenze, Roma, Venezia; nasce da allora la passione per l'arte italiana, in particolare per Botticelli, Raffaello e Pontormo, da cui riprende numerosi studi: disegni e schizzi di figure riutilizzate spesso in modo evidente in molte sue opere.
Ma l'Italia è anche la scena di molti suoi amori: dal marchese Guido Sommi, del quale è in mostra un ritratto a figura intera mai esposto prima d'ora, al conte veneziano Vettor Marcello, ritratto nel 1933, a Gino Puglisi, importante collezionista di Tamara, al quale apparteneva la Vierge bleue, mai più esposta dal 1934, quando venne presentata al Salon des Tuileries.
Sono poi presenti alcuni dei suoi famosi ritratti e nudi degli anni del suo massimo successo, tra cui La tunique rose (1927), Le rêve (1927), La belle Rafaela en vert (1927), Jeune fille aux gants (1930), acquistato dallo Stato francese già nel 1932, La musicienne (1929), Nu aux buildings (1929), Le téléphone 2 (1930), Nu aux voilers (1931), Arlette Boucard aux arums (1931), Portrait de Marjorie Ferry (1932), Portrait de Mademoiselle Poum Rachou (1934): ritratti unici nella geniale rappresentazione della società mondana durante gli anni tra le due guerre.
Sono opere che raffigurano tutto ciò che era considerato glamour e che rappresentava "il nuovo": il telefono, le vedute urbane con grattacieli, le barche a vela dei lussuosi luoghi di villeggiatura. Le donne esprimono una sicurezza gelida e perfetta: le labbra con rossetto rosso profondo e prezioso, le mani immacolate, le braccia ricoperte da gioielli sfavillanti e gli sguardi sicuri e sfidanti, immagini vicine all'artificio e al perfezionismo della fotografia di moda. Nei suoi quadri, le figure quasi esplodono e tendono a fuoriuscire dalla tela, a pretendere una solidità che si contrappone all'effimero dei sentimenti; e l'artista ha dichiarato di aver quasi sempre ritratto gli uomini e le donne che ha amato. Le immagini oscillano così tra raffinata sensualità e gelido classicismo.
Il contributo di Tamara de Lempicka alla pittura moderna viene inoltre esposto nel contesto della moda e del design degli anni Venti e Trenta; moda come parte integrante della sua arte, e lo dimostrano i suoi disegni di figurini, le pubblicità e le copertine delle riviste disegnate dall'artista; e pure della sua vita, come dimostrano le numerose foto in abbigliamenti alla moda e la frequentazione dei locali più moderni.
Ma l'affermarsi delle dittature in Europa e la paura delle persecuzioni razziali (il padre di Tamara era ebreo, così come il suo secondo marito, il barone Raoul Kuffner), la fanno decidere nel 1939 per un nuovo espatrio, prima a Cuba e poi negli Stati Uniti, dove vive per un periodo in California, a Hollywood, e poi a New York. Sono gli anni in cui realizza opere dal carattere meditativo e dallo stile iperrealista: Atelier à la campagne (1941), Le turban orange II (1945), La Mexicaine (1947), Portrait de Kizette adulte I (1954), Femme au chapeau (1952), e le nature morte ispirate all'arte fiamminga.

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