00 05/06/2004 18:07
Peter Weir ha creato dei film che, dopotutto, hanno fatto e stanno tutt'ora facendo un po' la storia del cinema: forse infatti non tutti sanno che lui è anche il regista del "Truman show". di "S1mone. Simulation one" e del recente "Master adn commander". Il suo nome dietro la macchina da presa è stato sempre trascurato per il fatto forse che davanti ha sempre utilizzato attori che hanno preso il posto del regista nel valorizzare il film, ovvero Williams, Al Pacino, Carrey e per ultimo (ma non ultimo) Crowe. La cosa appare un po' ingiusta per un regista che è veramente bravissimo...
I sui film sono veramente significativi, sono delle piccole grandi lezioni di vita quasi sempre: nessuno può negare che su "The truman show" di potrebbe discutere a lungo su tutto ciò che rappresenta quel film: stessa cosa si potrebbe fare con, appunto, "L'attimo fuggente".
Il professor Keating cerca in poche parole di far capire il vero significato di tutto ciò che circonda i suoi ragazzi: la verità spesso va controcorrente e sarà per questo che sarà espulso. La sua storia comincerà con il fare strappare pagine teoriche sulla poesia ai suoi ragazzi, con l'unico obiettivo di uscire da quei maledetti schemi che ci opprimono tutti i giorni e godere appieno delle emozioni che ci da la poesia e, in generale, la vita. Insegnerà anche a cogliere l'attimo, "carpe diem", a non lasciarsi sfuggire quello che la vita ci dona ogni attimo, ci insegna a non perdere le occasioni, ma soprattutto a godere di ogni minima cosa che ci da la vita; guardadno il film sono tante le altre riflessioni che si potrebbero ricavare da ogni lezione di Keating, ma in generale ce ne è una, la più importante, quella che viene riportata anche nel finale del film: Keating insegna soprattutto una cosa ai suoi ragazzi: guardare il mondo da un punto di vista diverso, guardare il mondo dall'alto, cambiare punto di osservazione delle cose della vita, insomma: Weir trasporta questo con il semplice gesto di salire sopra i banchi e salutare il loro "capitano" nel riuscire a capire questo. Ad opporsi alla "bontà" di tutto questo ci sono due figure "antagoniste": il professore e il padre del ragazzo; per entrambi finirà male, costretti a capire che nessuno vuole stare nelle inlogiche costruzioni schematiche che la vita impone.
Tutto qui: semplice e diretto. Grande Weir.



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DOLLS - TAKESHI KITANO'S




"Il cinema americano mastica tutto il lavoro e non lascia alcuna autonomia di pensiero allo spettatore. In Giappone, la tradizione teatrale del No lascia fare gran parte del lavoro di creazione dello spettacolo alla sensibilità dello spettatore. Il pubblico carica il ballerino No di tutti i suoi fantasmi. Bisogna tornare a questa forma di espressione artistica dove tutto non è precisato e premasticato"


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