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La Provincia madrina della lingua sarda
giovedì 29 gennaio 2004 at 08.56


Ci sono tesori che non si conservano in cassaforte: i dialetti di un popolo, ad esempio. L’unico modo per proteggerli è mantenerli vivi. A questo punta un progetto della Provincia che vuole istituire un Ufficio della lingua sarda con due obiettivi principali: insegnarla nelle scuole e utilizzarla quotidianamente nelle pubbliche amministrazione accanto all’italiano. Il piano è stato predisposto dall’assessorato provinciale agli Affari generali che ha destinato 330 mila euro all’iniziativa basata su una legge nazionale (la 482 del dicembre 1999) che vuole tutelare le minoranze linguistiche storiche. Si tratta di un complesso esperimento che va in più direzioni: dalla creazione di uffici per la traduzione degli atti burocratici nei Comuni e nelle Province, sino alla promozione di libri e trasmissioni televisive o radiofoniche in sardo. Non solo: è prevista anche la distribuzione di un questionario nelle scuole per raccogliere dati sul livello di conoscenza della lingua sarda, lo scambio di informazioni con le scuole e le università e la realizzazione di un sito internet.
Rimane da chiarire quale dialetto sarà impiegato per scrivere i documenti della pubblica amministrazione: sarà sa limba (in logudorese) o sa lingua (in campidanese)? La Provincia sembra puntare sul campidanese, tanto che il nome del progetto è Ufitziu de sa lingua sarda. Come ha spiegato il presidente della Giunta, Sandro Balletto, alla presentazione dell’iniziativa, «sarà la lingua parlata dalla maggior parte del popolo, la lingua di una nazione nella Nazione», aggiungendo che «gli studiosi avranno il compito di individuarla». Balletto ha anche ricordato che su 109 Comuni della provincia, 58 hanno già aderito all’iniziativa. «Un risultato positivo», ha commentato l’assessore agli Affari generali, Mariano Contu, che ha espresso rammarico per il fallimento di un altro progetto simile della Regione elaborato tra il 1999 e il 2001: una commissione avrebbe dovuto identificare i parametri della Lingua sarda unificata da introdurre nelle amministrazioni locali e nel circuito protetto della legge 482, ma il lavoro (che puntava sul logudorese) non è mai andato in porto. Tra gli oppositori si è fatto sentire il Comitato per la tutela e la valorizzazione di tutte le varianti della lingua sarda. A questo proposito, l’assessore Contu ha precisato che il nuovo progetto non nasce per sostituire quello della Regione, ma lo affianca ed è aperto a tutti i Comuni e tutte le Province. Lo conferma anche l’assessore regionale alla Pubblica istruzione Tonino Falchi, che ha annunciato di voler presentare al più presto una legge sulla lingua sarda.
L’obiettivo di Regione e Provincia è lo stesso: «Trovare una lingua che permetta di dialogare in sardo usando gli stessi parametri linguistici», come ha puntualizzato Eduardo Blasco Ferrer, docente di Linguistica sarda all’università di Cagliari che, per l’occasione, ha presentato il suo ultimo libro-antologia, “Crestomazia sarda dei primi secoli”. «Oggi non si nasce sardi, si diventa - ha aggiunto - perché i giovani rifiutano il sardo senza avere le basi culturali per farlo». Il fenomeno, come ha ricordato l’assessore comunale alla Cultura Carlo Sanjust è molto diffuso in città e nel cagliaritano

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