00 04/11/2004 10:13
I Draghi nella mitologia Classica/Ellenica
I Draghi della Antica Grecia erano i figli di Echidna e Tifone (Draghi anch’essi).
Sono legati al concetto di immortalità-rinnovamento o, come dice il nome, alla divinazione (La parola “drago” deriva da quella latina draco e ancora più in specifico da quella greca drakon, che significava serpente. Il vocabolo è affine e vicino a edrakon - una forma al passato del verbo derkeshtai, che significa “vederci chiaro”).
E’ dai miti classici di Echidna e della sua mostruosa discendenza che prendono origine i draghi del medioevo europeo. Echidna era una divinità femminile alata, dal corpo serpentino che, dalle nozze con Tifone, aveva generato, oltre ai Draghi, un’intera progenie di mostri: Cerbero, Orto, il leone Nemeo, la Sfinge, l’idra e la Chimera (anche quest’ultimi due verranno catalogati come appartenenti alla razza draconica in epoca medioevale). Il drago medioevale, rappresentato con testa e zampe di leone, ali di pipistrello su di un corpo di serpente, deriva direttamente dai mostri classici della progenie di Echidna.


Leggenda 1: Tifone
All’inizio dei tempi Tifone, ultimo dei titani, le prime divinità onnipotenti della Grecia, uscì dal suo nascondiglio in Asia Minore diretto verso il monte Olimpo per distruggere gli dei. Il suo aspetto era terrificante: era così alto da torreggiare al di sopra delle montagne, aveva cento teste di drago, ognuna con occhi ardenti e una bocca gigantesca che sputava fuoco e vomitava sassi. Vero figlio del caos, ovunque passava, distruggeva tutto con la furia della tempesta (il termine “tifone” deriva proprio dal suo nome). Solo Zeus tra tutti gli dei non fuggì di fronte a Tifone. La battaglia divampò dalla Grecia alla Siria, dove i grandi solchi scavati nella lotta divennero dei fiumi. Zeus trascinò il mostro fino al mar Ionio, dove cadde, le teste si contorcevano e vomitavano, mentre il giovane dio strappava un’isola dal mare e la gettava sul mostro. Così nasceva la Sicilia e la montagna che sorse sul corpo di Tifone divenne l’Etna.


Leggenda 2: Ladon
Agli antipodi del mondo sorgeva un’isoletta chiamata “il giardino dell’Oceano”, sulla quale cresceva un albero dalle mele d’oro. Poiché un morso di quel frutto avrebbe consentito ad un essere mortale di acquisire il sapere degli immortali, gli dei avevano inviato Ladon (figlio di Tifone ed Echidna), il drago che non dormiva mai, a guardia dell’albero. Un re mortale mandò Ercole in cerca delle mele. Questo convinse il dio Atlante, sulle cui spalle poggiava il cielo, a raggiungere il giardino incantato (il Giardino delle Esperidi) e raccogliere il frutto magico. Mentre il dio era impegnato nella missione, Ercole prese il suo posto e sostenne il cielo fino a quando Atlante non tornò con le mele.


Leggenda 3:
Giasone, il giovane figlio del re di Tessaglia, partì alla ricerca del vello di un ariete d’oro, una reliquia magica in grado di volare, pensare e parlare, sacrificato anni prima nel regno della Colchide, sul Mar Nero. Questo era custodito da un drago che non dormiva mai. Giasone salpò a bordo della nave Argo, in compagnia di numerosi eroi greci, fra i quali Ercole, Teseo e Orfeo. Giunti a destinazione, Eete, re di Colchide, decise che si sarebbe separato dal prezioso tesoro solo se Giasone fosse riuscito a seminare nella terra i denti del drago; il re sapeva bene che quei denti sarebbero riemersi nel terreno sotto forma di soldati, che si sarebbero avventati sul giovane. I piani del re furono tuttavia sventati dalla figlia Medea, una maga dai grandi poteri innamoratasi di Giasone che le promise di sposarla se lo avesse aiutato; così, quando il giovane seminò i denti nel terreno, questi riemersero come previsto ma il giovane lanciò in mezzo a loro un sasso magico datogli da Medea e si scontrarono tra loro. Dopo aver eliminato quel primo ostacolo, Giasone raggiunto il drago armato di una pozione magica che induceva il sonno. Appena la bestia cadde addormentata, l’eroe prese il vello e salpò immediatamente per la Tessaglia, portando con sé Medea.

Leggenda 5
Su consiglio dell’Oracolo di Delfi Cadmo segue un giumenta che lo conduce nel luogo in cui è stabilito che egli fondi la città di Tebe.
Giunto al posto convenuto, l’eroe si prepara a sacrificare la vacca a Zeus e invia i suoi compagni ad attingere acqua per le libagioni alla vicina fonte.
Questa era però custodita da un Drago che uccide i compagni.
Poco dopo Cadmo, insospettito, si reca alla fonte e, vista la carneficina, affronta il drago e lo uccide inchiodandolo ad un albero con una lancia. In seguito, su suggerimento di Atena, semina i denti del drago; dal terreno nasce una schiera di uomini armati che si uccidono fra di loro, tranne 5 che aiuteranno Cadmo a fondare la città.


Leggenda 4: Delphyne:
Il giovane Dio Apollo stava cercando un luogo in cui erigere un tempio. Eventualmente scelse Haliartos, accanto alla sorgente Telphusa, iniziò a costruire le fondamenta quando la Ninfa della sorgente lo persuase a costruire il tempio alle pendici di Parnassos. Apollo si recò a Pernassos, e a Deplhi inizò nuovamente ad edificare il tempio quando, questa volta, fu interrotto da una Dragonessa (drakaina), contro la quale lottò ed infine uccidendola. Questo Drago-femmina non aveva nome, ma in letteratura successiva fu conosciuta col nome di Delphyne.


Leggenda 6:
Cassiopea si vanta di essere più bella delle Nereidi e per la sua vanità incorre nell’ira divina. Nettuno invia un Drago a punirla. Cefeo, marito di Cassiopea e re di Etiopia, decide di sacrificare la loro figlia Andromeda al Drago per placare l’ira degli dei. Perseo (figlio di Zeus e Danae), innamoratosi di Andromeda la salva uccidendo il Drago con l’aiuto di Atena ed Ermes.


Leggenda 7:
Era, sposa di Zeus, crea il Drago/Serpente Python (da cui deriva pitone), al quale ordina di dare la caccia a Leto (una dei Titani), con la quale Zeus l’aveva tradita.


Leggenda 8:
L’idra (o Hydra che significa serpente d’acqua) fu cresciuta da Era e viveva vicino ad una fonte nei pressi di Amymone. L’idra possedeva nove teste (di cui 1 d’oro e immortale) che se le tagliavi ne ricrescevano altre 2.
Eracle affrontò e sconfisse assieme a Iolao l’idra bruciando col fuoco il collo dove tagliava le teste e poi seppellendo sotto un masso la testa immortale.