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Addio a Gigi Riva, il grande campione aveva 79 anni

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    binariomorto
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    00 22/01/2024 22:15
    Calcio in lutto: è morto Gigi Riva.
    Aveva 79 anni, è stato un mito del Cagliari e della Nazionale



    Era ricoverato da ieri all'ospedale del capoluogo
    sardo in seguito a un malore accusato sabato


    Andrea Ramazzotti

    Il calcio italiano è in lutto: Gigi Riva si è spento stasera nel reparto di Cardiologia dell'ospedale San Michele di Cagliari dove era ricoverato da ieri in seguito a un infarto accusato sabato mentre era a casa sua. Le condizioni dell'ex attaccante del Cagliari e della Nazionale non sembravano critiche tanto è vero che nel pomeriggio era stato emesso un bollettino medico che parlava di "un paziente sereno e in condizioni stabili" oltre che di accertamenti clinici che sarebbero stati svolti in seguito. Invece poco dopo, intorno alle 19,30, è arrivato un nuovo malore e la tragica notizia della morte. Presidente onorario del Cagliari dal 2019, aveva compiuto 79 anni lo scorso 7 novembre e dopo l'addio al calcio aveva continuato a vivere nel capoluogo sardo, in un appartamento in pieno centro.

    Fonte: Gazzetta dello Sport


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    binariomorto
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    00 22/01/2024 22:15
    Gigi Riva, quell'indistruttibile campione
    di correttezza amato da tutta l'Italia



    Il miglior cannoniere di tutti i tempi della Nazionale è scomparso a 79 anni.
    Il ritratto di un grande uomo e di un atleta eccezionale


    Alessandro Vocalelli

    Pensavamo, speravamo, che lui - Rombo di Tuono - sarebbe riuscito a battere anche l’avversario più duro, difficile. Quando nel pomeriggio si è diffusa la notizia del suo malore, che lo aveva colpito in casa, ci siamo appellati alla sua fibra forte, all’apparenza indistruttibile, così come lui - Gigiriva, tutto d’un fiato - si mostrava in campo. Capace di superare anche gli incidenti più duri, la rottura di una gamba in Nazionale, un infortunio gravissimo che lo tenne lontano dai campi, ma da cui tornò con lo stesso piglio e la stessa carica inimitabile. Fu così che si laureò per altri due anni capocannoniere, mettendosi tutto alle spalle, con quel suo carattere unico. Taciturno, schivo, riservato, ma capace di aprirsi con le persone a cui concedeva la sua amicizia.

    CAMPIONE DI CORRETTEZZA — Gigiriva non è stato soltanto un campione straordinario, ma anche un campione di signorilità, di correttezza, di etica applicata al pallone. Per questo è stato capace di ricoprire con classe ed eleganza anche ruoli dirigenziali in Federazione. Lui era lo scoglio, la roccia, a cui si aggrappavano tutti, sapendo di ricevere sempre il consiglio giusto. Come giocatore, poi, quasi inutile raccontarlo. Perché non si raccontano, i Miti. I Miti si guardano, si osservano, si celebrano soltanto. E lui è stato un Monumento del calcio italiano. Ancora oggi il più prolifico marcatore della storia azzurra, con ci ha vinto l’Europeo del ’68 e a cui ha regalato la bellezza di 35 gol in 42 presenze, quando le partite erano sempre con le avversarie più grandi, più titolate. In azzurro è stato anche vicecampione del mondo, nella fantastica avventura del ’70, alfiere e protagonista nella sfida del secolo con la Germania. Tutti ricordano il gol di Rivera, che chiuse la gara. Ma lui, pochi minuti prima aveva già mandato in visibilio l’Italia con un’altra, ennesima, prodezza.


    IL SUO PERCORSO — Nato a Leggiuno sulle rive del Lago Maggiore, aveva avuto un’infanzia sofferta, che probabilmente ne aveva forgiato il carattere. Aveva perso il padre, per un incidente sul lavoro, quando aveva appena nove anni. E anche per questo, dopo aver perso anche la mamma, era vissuto in tre collegi. Il calcio è stato la sua grande passione, il suo amore, la sua professione, la sua vita, trascorsa interamente in Sardegna. Lo voleva il Bologna, ma invece finì quasi controvoglia al Cagliari. Per poi innamorarsi dell’Isola - dove sono nati i suoi due figli - e dove ha continuato non solo a giocare per tutta la carriera, ma a vivere, ricoprendo anche ruoli dirigenziali per il club rossoblù. Oggi, si dice, il professionismo ti spinge a cambiare squadra, maglia, il più possibile: perché questo è il calcio. Il calcio di Gigiriva era invece quello in cui, in maniera indissolubile, ci si poteva legare ad una società, fino a diventarne una bandiera. E questo è stato Gigiriva: una bandiera non solo del Cagliari, della nazionale. Ma di tutto il mondo del calcio, che piange un Mito solo apparentemente inarrivabile. Un Mito che, evitando gli eccessi di parole, sapeva conquistarti con la sua Grandezza di uomo e di atleta.

    Fonte: Gazzetta dello Sport