viaggi, eroi e avventure di Hugo Pratt

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della red
00martedì 12 aprile 2005 15:06
Palazzo Squarcialupi di Siena, una grande mostra racconta viaggi, eroi e avventure di Hugo Pratt, il padre di Corto Maltese



Siena - Oltre le Colonne d’Ercole per un tuffo mozzafiato verso lidi tutti da scoprire. Solcare le onde dell’Atlantico per sbarcare nelle terre selvagge della frontiera americana a conoscere quegli Indiani dai volti dipinti. Scendere per l’Eldorado, sfidando le incognite di un viaggio tabù. E risalire le insidie del Pacifico, tra miriadi di isole e grandi arcipelaghi, e approdare nel porto di Hong Kong, sventando gli agguati di ambigue signore fatali. E puntare di nuovo verso casa, macinando chilometri abissali d’acqua dall’Indiano al Mar Rosso, attraversando la feroce bellezza dell’Africa, riconquistando le placide acque del Mediterraneo fino alle sue derive partenopee, per poi lasciarsi sedurre dagli incontri più inaspettati. Ecco la Venezia misteriosa, dall’esuberanza moresca e bizantina, dove s’incontrano ambigue figure celate dietro maschere, che piroettano come saette nelle corti per poi scomparire nella penombra delle calli. La magica Bretagna, popolata di fate ed elfi, maghi e troll, che si rincorrono dalla Germania all’Irlanda. La torbida Amazzonia, dove le sacerdotesse della Macumba celebrano riti di euforico delirio.

Un giro del mondo visionario ed eccitante, onirico e ammaliante, senza limiti né pregiudizi, un viaggio di iniziazione e perdizione sentimentale, quello raccontato nelle splendide opere di Hugo Pratt, il fumettista “argonauta” di culto, celebrato dalla mostra “Periplo immaginario”, in scena nel Palazzo Squarcialupi di Santa Maria della Scala a Siena, fino al 28 agosto (a cui viene dedicato uno speciale - clicca qui). Considerato uno dei maestri del fumetto moderno, un genio della creatività grafica - “padre” di quel “Corto Maltese” romantico marinaio destinato a mille avventure nomadi di porto in porto nei mari del Sud - Hugo Pratt viene omaggiato con una prima vera antologica a dieci anni dalla scomparsa, avvenuta nel 1995 a 78 anni. Nato su una spiaggia vicinissima a Rimini, la sua predilezione per la fantasia del viaggio e dell’avventura per mare non poteva essergli certo estranea. Ed è cresciuto così, a pane e letteratura d’infanzia sfornata dalla penna di Stevenson, Conrad, London, sognando viaggi che prima è riuscito ad affrontare e poi ha tradotto sulla carta. Ed è questa la sua personalissima cifra stilistica, l’esser riuscito a fondere realtà e fantasia, luoghi della vita, vissuti in prima persona con gli scalpiti di un cuore ebbro di curiosità, filtrati dai ricordi di pagine lette, di personaggi immaginati.

Di origini inglesi da parte paterna, battezzato a Rimini e radicato a Venezia, Hugo Pratt ha sostanzialmente viaggiato. In Irlanda e in Bretagna, soggiorni che gli hanno concesso di conoscere da vicino il mondo celtico. Il padre, Rolando che costruiva strade in Abissinia – quando era colonia italiana – gli ha fatto scoprire l’Africa dal 1937 al 1943, di quella terra contesa fra italiani, inglesi e francesi. Una stagione che termina con il rimpatrio in Italia attraverso la rotta marittima più lunga, Mar Rosso, Oceano Indiano, Capo di Buona Speranza e Oceano Atlantico. Poi, l’immensità sudamericana solcata dalle note del tango di Astor Piazzola, da lingue italiana e spagnola, slava e germanica, terra che Pratt ha senza dubbio girato più di ogni altra, dalla Guiana alla Patagonia, e soprattutto in quell’Argentina casa per diciassette anni dal 1947 al 1962, da Lima a Bahia, da Antigua a San Paolo del Brasile. Ma nel 1960 aveva calcato anche il suolo degli Stati Uniti. E non solo.

Come resistere alle isole Tonga, Fiji, Samoa o Tuamotu? Proprio lì, sull’isola di Apia, nell’arcipelago delle Samoa occidentali, dove nel 1894 era morto il suo adorato Robert Luis Stevenson, l’origine di tutto, Hugo Pratt gli rendeva omaggio recandosi sulla sua tomba. E l’Asia, con Hong Kong come porto di riferimento, proprio là dove si trovava la casa di Corto Maltese. Paradossalmente, il continente meno visitato, ma non meno familiare, scoperto attraverso i libri e il cinema, dall’Asia minore dei miti greci e delle religioni monoteistiche alle Indie dei lancieri del Bengala, da Jack London che lavorava come reporter durante la guerra russo-nipponica del 1905 al barone Ungern Von Sternberg e alle sue ambizioni in merito alla creazione di un Impero dell’Asia Centrale, dagli Hashashins alle Triadi cinesi. E la rassegna è un tributo alla sua smania errante, con 350 opere – acquarelli, tempere, chine e una chicca, la Ligier di Formula 1, che, pilotata da Martin Brundle nel Gran Premio del Giappone nel 1993, rimane a tutt'oggi l'unico esempio di auto da corsa decorata da un artista di fama internazionale.

Opere che fotografano sette mondi attraversati in una vita, sette sezioni geografiche che da Venezia si spingono nelle valli celtiche, sconfinano nell’Africa, partono per l’America del Nord e scendono nell’America Latina, risalgono il Pacifico e conquistano l’Asia. Lavori selezionatissimi che tornano agli esordi tutti veneziani di una carriera nel ’45 con il famoso “Asso di Picche”, il mascherato dall'aderente costume giallo star dell’omonima testata alla quale collaboravano anche Dino Battaglia, Damiano Damiani, Mario Faustinelli e Alberto Onagro. Fino alle tavole di “Wheeling”, realizzate pochi mesi prima della sua scomparsa, scritte e disegnate sotto l’influenza delle letture di Curwood, di Zane Grey e di Kennett Roberts, saghe che risvegliarono in lui la passione per il mondo degli Indiani e per l'epopea della Frontiera. Ecco “Gli scorpioni del deserto”, storie ambientate in Africa, dove Pratt cattura la staticità degli spazi immensi ma anche la vivacità dei colori delle insegne e delle divise ritratte negli anni giovanili passati ad Addis Abeba col padre.

Nel viaggio immaginario di Hugo Pratt, anche la letteratura avventurosa classica di stampo anglosassone, rivive sullo sfondo di “Anna nella jungla”, di “Sgt Kirk”, di “Cato Zulu” e di “Jesuit Joe”, personaggi immersi nelle realtà più disparate e descritti con ricchezza di dettagli e con una particolare sensibilità che sfocia spesso in un vero e proprio studio antropologico. E poi, c’è la sua star, il suo personaggio più famoso, “Corto Maltese”, nelle cui avventure s’incrociano destini implacabili, civiltà misteriose, popoli magnifici, imbarcazioni arenate, discendenti di ribelli, marinai perduti, tempeste indicibili. Una sezione speciale della mostra è dedicata alle 163 tavole di “Una Ballata del Mare salato” la sua prima grande storia a fumetti in cui ha debuttato il marinaio dal sangue zingaro, eroe per antonomasia, colui che crede possibile il vero, il falso e l’apparente e che può iniziare le storie dicendo “c’era una volta e un’altra volta non c’era più, ma quella volta comunque c’era”.







fonte:kwarte
neve67
00lunedì 2 maggio 2005 01:24
.. dev'essere molto interessante ed originale!
della red
00lunedì 2 maggio 2005 19:07
Re:

Scritto da: neve67 02/05/2005 1.24
.. dev'essere molto interessante ed originale!

già... dev'essere una bellissima mostra
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