esi ci iacciono le emozioni...eccovi un racconto

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IoBalloDaSola
00mercoledì 21 luglio 2004 11:23
Le persiane verdi sulla strada.
Le persiane verdi sulla strada.


Eppure, questa volta deve essere la volta buona, ripeteva tra se e se Giorgio. Era l’ennesima volta che con la sua vecchia cinquecento, rimessa a nuovo, colore molto particolare, azzurro rodi, con le modanature nere, percorreva quel tratto di strada che separava i due paesi, Val di Sopra con Val di Sotto.

In quei quindici chilometri non faceva altro che pensare se questa volta Sara si sarebbe fatta trovare al luogo dell’ appuntamento, la piazza, l’unica piazza che vi era. Non si poteva sbagliare.

Nella sua mente gli risuonava quella voce ascoltata attraverso la cornetta del telefono innumerevoli volte. Una voce unica, quasi rara, meravigliosa, melodica, particolarmente dolce, che lo aveva preso interiormente. Forse era solo una sua infatuazione, ma quella voce doveva per forza appartenere a una donna meravigliosa.

Giorgio, nel tempo libero, lavorava come spiker in una radio locale. Conduceva un programma senza tante pretese, con tanta bella musica che in massima parte era richiesta per telefono dagli ascoltatori.

Si limitava a qualche riflessione ilare e ironica, tra un brano e l’altro, una telefonata e l’altra.

Fu così che conobbe telefonicamente Sara. Erano passati quattro mesi dalla sua prima telefonata, e ogni volta che Giorgio era in trasmissione, Sara chiamava.

Fin dal primo istante rimase colpito da quel tono, da quella dolcezza nell’interporsi, nell’ interloquire, con evidente cultura in quel che diceva e tutto con una educazione innata.

Fu così che Sara dopo circa un mese, chiese a Giorgio se la voleva conoscere di persona. Fissarono un appuntamento per l’indomani alle 15,30 nel paesino di Val di sotto, dove abitava Sara.

Val di Sopra, dove abitava Giorgio, è un paesino in collina, con strade tortuose e un lungo rettilineo che attraversava tutto l’abitato. Rettilineo movimentato da alcuni dossi, parecchi incroci, dove si dipartivano, sia a destra che a sinistra le traverse tutte rigorosamente in salita o in pendio.

Al contrario, Val di Sotto, è un piccolo centro rurale, in tutto poche case, una chiesa, e una piazza.
Lo stradone principale lo attraversava disegnando le tortuosità dell’espansione delle case tra le case. Pochi incroci e generalmente le varie traverse erano dei vicoli chiusi.

In quella telefonata Sara chiese a Giorgio da quale direzione proveniva per entrare a Val di Sotto, di che tipo e di che colore era l’auto che usava.

Giorgio, molto contento, quel giorno lucidò l’auto, diede una sistemata all’interno ai sedili, sempre invasi da documenti, e con cinque minuti di anticipo arrivò a Val di Sotto.

Attese invano per più di un’ora Sara. Si guardava intorno e mentre immaginava come potevano essere il viso, i capelli, i suoi occhi. Alcune ragazze passavano spedite con gli occhi bassi. Nei centri rurali vi è ancora la cultura della gelosia paterna, che inibisce e pone dei paletti precisi all’espansività.

Questo Giorgio lo sapeva benissimo, era nato e ci viveva dentro quella cultura, anche se non era d’_ accordo.

Dopo, molto deluso, ma giustificando in parte il mancato rispetto dell’appuntamento da parte di Sara, tornò indietro alle sue solite occupazioni.

Passarono più di due settimane, ogni giorno Giorgio intratteneva con il suo spazio musicale gli ascoltatori.
Anzi, arrivava in radio sempre con più anticipo e dopo si tratteneva sempre di più. Sperava intensamente che Sara richiamasse, che non fosse stato solo un volerlo prendere in giro. Lui non poteva chiamarla. D’altronde cosa sapeva di Sara!!! Solo il nome, e il paesino dove abitava; nessun cognome, ne la via e neanche il numero di telefono.

Successe che Sara richiamò dopo tre settimane mentre Giorgio era in trasmissione. Alla risposta del classico e solito “pronto” di chi risponde al telefono, segui uno “ciao”. Giorgio riconobbe immediatamente quella voce. E come avrebbe potuto dimenticarla!!!

Si giustificò della sua mancanza, intonando la voce dispiaciuta, adducendo a motivi familiari che avevano impossibilitato la sua puntualità e la sua presenza. Giorgio la rincuorò, dicendo che aveva capito, dai dialoghi che vi erano stati prima, che era successo qualcosa di imprevisto.
Sara torno a chiamare ogni volta che Giorgio era presente in radio. Giorgio ricomincio a sperare di fissare un nuovo incontro, ma sapendo le difficoltà organizzative di Sara, aspettava pazientemente che lei fissasse una nuova data e ora.

Questo avvenne, con le stesse modalità di prima, con le stesse domande. Con quale auto arrivi, di che colore e da che parte entri a Val di Sotto. Giorgio rispose come la volta scorsa, e con la speranza nel cuore quel giorno rifece la strada per andare all’ appuntamento.

Ma questa volta, arrivando in paese lo attraversò molto lentamente, prima di arrivare alla piazza. Aveva riflettuto su quelle domande mirate di Sara: quale auto, di che colore e da che parte arrivi. Considerò che lei sicuramente doveva averlo visto la volta scorsa e lui non se ne era reso conto. Ma se lei poteva vederlo vuol dire che anche lui poteva vedere lei. Non esisteva altra possibilità.

Infatti, attraversò Val di Sotto una prima volta, prestando attenzione a tutte le finestre e porte, a cosa traspariva da quei riquadri di vetro, alle persone che incrociava, e per di più se erano donne. Arrivò alla piazza, attese pazientemente ma di Sara nemmeno l' ombra. Quindi decise di tornare indietro nella stessa identica maniera. Guardando dove poteva e dove la strada gli consentiva di distogliere per un attimo la sua attenzione dalla stessa.

Improvvisamente notò del movimento a primo piano di uno dei tanti fabbricati che costeggiavano la strada e che si trovava a circa metà di un piccolo rettilineo tra due curve a esse. Una finestra con due ante a persiana di colore verde, si era aperta al momento dell’apparire l’ auto dopo la curva e richiusa appena un momento prima del passaggio della stessa sotto la finestra. L’accaduto gli diede di che pensare e sospettare, e decise di rifare un altro ripasso della strada, un’altra andata e ritorno ma con una velocità ancora più ridotta. Tanto non recava intralcio alla circolazione, perché era forse la unica auto che in quel momento circolava a Val di Sotto. Generalmente circolavano primariamente mezzi agricoli e solo nelle prime ore del mattino e la sera all’imbrunire, per il ritorno a casa dei contadini dai campi. Qualche auto la si vedeva la domenica e non tutte le domeniche.

Rallentò ulteriormente l’andatura del veicolo in prossimità delle “persiane verdi” che ripeterono il movimento sia all’andata che al ritorno. Ma nonostante si sforzasse, Giorgio non riusciva a vedere cosa vi era dietro quella finestra aperta sulla strada. Già sarebbe stato difficile guardarci dentro passeggiando nel piccolo marciapiede di fronte, in quanto la strada in quel punto è ristretta e sorgono grosse difficoltà se si incrociano due trattori, figuriamoci se si sta seduti alla guida dell’auto e la stessa in movimento.

Torno indietro e quasi si fermò. Ma le “persiane verdi” eseguirono il rituale movimento di apertura e chiusura, e rimasero ferme, immobili, chiuse davanti ai suoi occhi.

Ripartì alla volta di Val di Sopra, con grande risentimento, assorto dentro ai suoi pensieri, rimuginando quanto dialogato con Sara nelle varie e innumerevoli conversazioni telefoniche.
Non poteva essere così cruda. Dai suoi dialoghi traspariva perfettamente che era una persona pulita, che non aveva il cuore pervaso da cattiverie, che era ben disposta e proiettata verso il suo prossimo.

Giorgio nei giorni a seguire, si dannava, cercava un perché, magari l’ombra dello stesso, per il comportamento da lui subito nelle due occasioni di appuntamento. Non trovava nessun motivo, nessuna pecca. Erano d’accordo che quell’incontro doveva essere solo per conoscersi di presenza, vedersi in faccia, dentro gli occhi, affermare una sincerità del vivere che era stata accertata telefonicamente. Non vi era nessun altro motivo, neanche a carattere sessuale in quell’incontro. Solo curiosità di vedere reciprocamente come era la loro immagine, affermare un’amicizia che, anche se tra individui di sesso opposto poteva sembrare difficile ed insostenibile a lungo andare; in questo caso sarebbe stata l’eccezione alla regola.

Un’amicizia consolidata nelle parole, e che correva tra le onde radio e il filo del telefono, tra un disco degli Homo Sapiens e una battuta scherzosa e carina. Un’amicizia che a questo punto stava per diventare un miraggio. Stava naufragando nel reale, affondando in alto mare, anche se la nave non si era nemmeno mossa dal cantiere.

Continuò nel suo hobby, nel suo condurre quello spazio in quella emittente radiofonica, spronato anche da tutte le telefonate di ammirazione e compiacimento che arrivavano alla stessa redazione e al programma di dediche in diretta. Ma rimaneva sempre quel chiodo fisso.
Sara e il suo comportamento tangibile scisso dal suo comportamento a parole.

Tra l’altro notò e ricordò, che in quel programma di dediche in diretta, giammai Sara si era inserita con una sua telefonata. Questa considerazione gli fece pensare che Sara telefonava quando poteva e probabilmente di nascosto dai suoi familiari.

Gli vennero in mente svariate ipotesi: vuoi vedere che è sposata o fidanzata e magari si vergognava di avere un incontro, anche senza secondi fini, con un uomo? Oppure che i suoi genitori la tenessero “sorvegliata” per relazionarsi con estranei, in quanto magari era ritenuta “troppo piccola” per iniziare una socialità?

Passarono parecchie settimane, e un giorno e sempre nel bel mezzo della conduzione del programma, Giorgio ricevette l’ennesima telefonata da parte di Sara. Giorgio presentò le sue rimostranze, gli disse quel che pensava, quello che aveva maturato e inoltre rincarò la dose con: “Non ci posso credere!!! Da come ti interponi al telefono, mi risulta impossibile credere che nella realtà tu ti sia comportata così. Ma devo crederci, perché sto vivendo in prima persona le tue due assenze al nostro appuntamento”.

Sara si arrampicava sugli specchi per trovare una scusa plausibile al suo comportamento. Concordava che non si era comportata bene, che non era giusto che una persona si sorbisse dei chilometri tra andata e ritorno senza avere la soddisfazione di esaudire la propria curiosità, dare risposte certe alla sua immaginazione. Di aver negato a Giorgio di dare realmente un volto a Sara, vedere come erano fatti i suoi occhi, i suoi capelli, il suo viso, il suo fisico. Avere la possibilità di recepire la sensazione fisica e immediata di essere o non essere gradito.
Stavolta fu Giorgio a pretendere un incontro. Non poteva ancora stare assorto in questi suoi pensieri, non poteva svegliarsi la mattina e avere il chiodo fisso “Sara”. Non poteva lavorare, espletare le comuni operazioni giornaliere e arrivare alla sera con quel pensiero, che non lo abbandonava neanche quando si apprestava a dormire. Anche lì Sara era il suo ultimo pensiero.

Si era interrogato se questo suo pensare Sara, non sia stato un innamorarsi inconsapevolmente. Certo che qualche profonda simpatia, la doveva avere sicuramente. Questo suo sentire in questo modo Sara, era stato creato dalla voce di Sara, dalla sua ilarità e spensieratezza, che prepotentemente erano in prima linea nei loro dialoghi, da come Sara viveva la vita senza problemi. E Giorgio di problemi ne aveva parecchi. Questa spensieratezza lo invogliava a continuare quei dialoghi al telefono. Erano una semplice oasi nel complesso deserto dei suoi problemi quotidiani.

No. Non era innamorato, ma forse un inizio di amore, forse qualche piccola infatuazione, che è nascosta nella profondità dell’anima, nel buio in attesa della luce. Cercò di non pensarci più di tanto. Decise di ripercorrere questa sua autoanalisi dopo, rinviando la qualsiasi presa di posizione sull’argomento “innamorarsi” dopo che avrebbe incontrato Sara, se accadeva o sarebbe accaduto, dopo che aveva recepito in quel momento, a pelle come suol dirsi, l’emozione che avrebbe sentito e provato.

Mentre era assorto nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, sempre alla guida della sua cinquecento colore azzurro rodi con modanature nero opache, ad un incrocio, distratto dalla nebbia dei pensieri che affollavano i suoi ricordi, riuscii a frenare appena in tempo allo stop.

Sudava freddo per il pericolo appena scampato. Dalla sua destra arrivava un altro automobilista e a velocità sostenuta. L’aveva scampata solo per combinazione.

Ci mise un attimo a riprendersi, riaccese il motore che si era spento per la frenata brusca, e dopo aver controllato attentamente che non arrivasse nessuno dalle altre direzioni, innestò la prima e ripartì.

Era a pochi chilometri da Val di Sotto, e quella strada portava dritto al paesino rurale, senza nessun altra intersecazione. Portava dritto alle finestra con le persiane verdi, andava dritta dritta verso Sara. E più si avvicinava a quella finestra più insistentemente si ripeteva: “questa volta deve essere la volta buona,…”

Arrivò all’ingresso del paese. Come al solito e più del solito rallento la sua velocità, quasi a passo d’uomo. Aveva il cuore in tumulto. Tumulto disperato provocato dal pensiero che questa volta lei doveva esserci all’appuntamento. Ma il batticuore aumentava, pensando alla esplosione di rabbia che potesse avere se anche questa volta, per l’ennesima volta, Sara gli avesse dato “buca”. Cercava di controllarsi, ma più si avvicinava a quella finestra, ancor più aumentava la sudorazione, la speranza e la disperazione. Sentiva che l’autocontrollo andava per conto suo, e inumanamente cercava sempre di riprenderlo.

Proseguì all’interno dell’abitato e dopo la prima curva, vide la finestra con le persiane verdi. Immediatamente si aprirono e Giorgio, preso dall’ansia che si richiudessero prima del suo arrivo, aumentò repentinamente l’andatura dell’auto con una brusca accelerata.

L’auto ebbe un leggero sobbalzo e si riprese quasi subito. Ma non tanto subito. Non fece in tempo in quanto le ante, con fare cronometrico, si richiusero appena la stessa arrivò sulla verticale visiva.

Decise di proseguire, arrivare alla piazza dove era stato fissato l’appuntamento e aspettarne l’ora, per vedere se Sara era li e, caso mai non ci fosse, tornare indietro per passare davanti alle persiane verdi. Con un flash, valutò, che nella direzione opposta il caseggiato stava alla sua sinistra e aveva maggiore opportunità di scrutare cosa nascondesse, chi fosse dietro quella finestra.

Infatti Sara in piazza non c’era. Riaccese il motore e tornò indietro. Sbucando dalla solita curva, la solita dannata finestra si aprì. Giorgio decise che questa volta si sarebbe fermato e così fece. Le ante della finestra rimasero immobili, come d’altronde l’auto e Giorgio. Anche l’aria era stagnante. L’unico rumore era il rombare minimo del motore della cinquecento; un respiro ansioso, quello di Giorgio, che per un attimo sentì che al posto del cuore aveva dei tamburi che suonavano all’impazzata. Rimase fermo immobile per qualche momento. Poi decise di ripartire per vedere cosa succedeva. Con grande meraviglia, le ante rimasero aperte e fermò repentinamente l’auto davanti alle stesse. Dentro quella finestra con le ante a persiana vi era una donna molto giovane che accennò a un sorriso, con i capelli color mogano……..

Giorgio, si riprese a stento. Dopo aver visto bene dentro quella finestra, ripartì molto mestamente, con gli occhi colmi di lacrime.

Per qualche giorno sparì dalla circolazione. Avvisò il responsabile della programmazione che per qualche tempo non andava a condurre il suo solito programma, pregandolo di sostituirlo momentaneamente.

Furono giorni di grande riflessione. Giorni in cui rivide tutto di se stesso, analizzò i suoi comportamenti e se era proprio fondamentale dare corso alla propria immaginazione, senza poi averne delusioni. Se era meglio sognare a occhi aperti o vivere senza sognare.

Si ripresentò a condurre la sua trasmissione radiofonica. Oramai il pensiero fisso “Sara”, dopo le sue dovute riflessioni, si attenuava, ma rimaneva dentro, nel profondo dell’anima, un impercettibile dubbio: “la ragazza dietro la finestra con le ante a persiana, era Sara?”

Il dubbio rimase per circa tre mesi. Un giorno, come al solito, mentre aveva appena finito il suo programma radiofonico, a cavallo dei saluti e della sigla, squillò il telefono.

Dall’altro capo era la voce di Sara. Giorgio decise di essere diretto in quella occasione, diretto come non mai, anche a costo di farsi un male atroce dentro. Mancando di tatto, da quello che aveva visto, chiese se la ragazza dietro la finestra era lei.

La risposta dall’altro capo del filo fu solo uno scoppiare in lacrime. Un pianto a dirotto, disperato, irrefrenabile.

Tra i singhiozzi, Sara ammise che era lei, che non aveva il coraggio di presentarsi e tutto a causa di una menomazione fisica.

Giorgio, raccogliendo quella affermazione, si senti morire. La sua “rabbia” si trasformò in grande dolcezza. Tutti i cattivi pensieri, le supposizioni, i risentimenti su Sara, che in quel periodo aveva immagazzinato, finirono dentro alle lacrime.

In qualche maniera, e non ve ne era una, Giorgio cercò di “scusarsi”. Ma non vi era scusante che reggesse. Infatti aveva capito che Sara era innamorata di lui, e Sara sapeva ed era cosciente, tramite la sua condizione, che non poteva in nessun caso realizzare il suo sogno. Aveva capito che a Sara bastava poco per sentirsi felice. Bastava una telefonata ed una chiacchierata con un interlocutore che non sapesse della sua condizione. Bastava sentirsi amata come ogni persona normale vorrebbe sentirsi.
Bastava solo aprire quella finestra con le ante a persiana verdi e vedere passare il suo amore: vederlo ripassare e lasciarlo libero nella sua vita. Libero di correre, di volare, libero come l’aria. Libero come poteva essere lei se madre natura non avrebbe posto dei paletti genetici invalicabili.


Giorgio dopo le rivelazioni di quella telefonata, si rinchiuse in un silenzio riflessivo. Pensò che i sogni vanno vissuti come sogni, che è anche bello sognare. E’ meraviglioso se riesci a chiudere i tuoi sogni dentro la mano, e ogni tanto riaprirla per donare qualcosa di bello agli altri, senza condizioni. Indubbiamente Giorgio aveva vissuto la sua curiosità con una forma di inconsapevole egoismo. Si rese conto che in tutta questa storia contava solo ciò che lui voleva, ciò che lui sentiva e prepotentemente che si realizzasse il suo mondo immaginario.

Torno alla sua cruda realtà di ogni giorno, ma ogni tanto pensava a Sara… e a quei momenti di spensieratezza ricevuti solamente con un futile dialogo attraverso i fili del telefono

Capì che la vita è un sogno e che molte volte i sogni ti fanno vivere, seppur non vengono realizzati materialmente.

A Sara gli è bastato vivere il sogno.

[Modificato da IoBalloDaSola 21/07/2004 11.23]

Matty love Lili
00mercoledì 21 luglio 2004 14:52
L'hai scritto tu???[SM=g27831]
IoBalloDaSola
00mercoledì 21 luglio 2004 15:20
:SMILE12: no.... me l'ha inviata un mio collega[SM=x322267]
Matty love Lili
00giovedì 22 luglio 2004 10:35
E' molto bello, sopratutto ha livello di significato... forse è la storia che ricade un po' troppo sul banale...[SM=x322267]
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