Yogux, Microyoga e il copyright creativo

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IoBalloDaSola
00martedì 12 aprile 2005 15:03
Una corte federale U.S.A. ha stabilito che una sequenza di asana (posizioni) yoga, elaborate in maniera sufficientemente creativa è degna di protezione intellettuale. La decisione è solo l'ultimo atto della giustizia statunitense, che sembra essere diventata il laboratorio mondiale del copyright creativo.

Niente paura: l'ex ministro Giulio Tremonti stavolta non c'entra. La disputa è tra Bikram Choudhury, il fondatore indiscusso del popolare marchio "Bikram Yoga", che per semplicità chiameremo "Microyoga", e l'"Open Source Yoga Unity Inc.", che per noi sarà semplicemente "Yogux", un'organizzazione di istruttori che combatte i marchi e il copyright di Microyoga.

Felici, ovviamente, gli avvocati di Choudhury: "Sono molto soddisfatta," ha detto Susan Hollander, "sebbene il caso non sia ancora concluso, l'opinione del giudice ha chiarito la legittimità del copyright sullo yoga."

Il tribunale, nella persona del giudice Phyllis Hamilton, della Corte federale di San Francisco, ha comunque riconosciuto la singolarità del caso, scrivendo che "sembra improprio, e incredibile, che una sequenza di posizioni yoga possa essere oggetto di proprietà intellettuale." Nonostante questo, e nonostante la mancanza di precedenti su questioni analoghe, ha stabilito che nulla osta all'apposizione del copyright.

Sembra dunque probabile che Miss Hamilton rigetterà l'istanza di Yogux, che chiede la nullità del copyright apposto da Microyoga sulle proprie sequenze di asana. Se così fosse, il signor Choudhury potrà ricorrere a tutti i mezzi per minacciare e diffidare tutti i maestri yoga interessati all'utilizzo di sequenze Microyoga o simili.

Non ci associamo agli allarmismi delle riviste web specializzate d'oltreoceano. In quel lontano tribunale californiano non si sta svolgendo una causa determinante sui futuri equilibri mondiali: se una sequenza di posizioni yoga potrà essere oggetto di copyright, il mondo non cambierà di certo.

Preoccupante, invece, la vicenda lo è dal punto di vista del costume. Vedere dei maestri yoga combattere in tribunale a colpi di cavilli e di avvocati costosissimi, per questioni di proprietà intellettuale, deve essere uno spettacolo tristissimo. Significa che siamo davvero caduti in basso.

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