Vampirismo nel mondo classico

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
nanoguerriero
00martedì 12 febbraio 2008 21:20
citando dall'Agnello-Orlando, libro di testo di greco antico per il biennio del ginnasio:

"Nel mondo antico non esistette certamente nè il concetto nè il termine di vampiro quali si sono delineati nella cultura moderna, sia attraverso l'immaginario collettivo formatosi dalla civiltà medievale in poi sia attraverso la letteratura ottocentesca che del vampiro ha fatto un mito romantico-decadente (vedi per esempio il vampiro di john william polidori, del 1819, o Dracula di bram stoker, del 1897). il vampiro (termine di origine balto-slava che vale "demone che succhia") è un morto che, grazie a svariati sortilegi, non viene intaccato dal naturale processo di decomposizione e che dalla tomba, durante la notte, ritorna fra gli essseri viventi da cui sugge (succhia ^^) il sangue; il sangue infatti è la linfa vitale che gli permette di protrarre la sua crepuscolare esistenza al limite di una non-vita che, di per sè, è anche una non-morte. ma se intendiamo il vampiro come un morto che non trova pace nella morte, che la madre terra rifiuta non permettendogli di essere accolto nelle sue viscere, se è un morto che conduce un infelice esistenza che lo riporta continuamente a "disturbare", a "tormentare", a "spaventare" i vivi, il mondo antico, e in particolare il mondo greco-latino, ebbe vivissima tale consapevolezza, attraverso una ricca liturgia per il culto dei morti finalizzata a permettereloro di raggiungere la pace nell'aldilà, e a tenerli "buoni". questi presso i latini erano i Manes= i"Buoni" appunto, le anime dei trapassati, il cui culto era alimentato dai vivi con la preghiera e le offerte di libagioni, fatte sulle tombe, di latte, di miele e di farro: in caso contrario c'era il pericolo che i Manes divenissero immanes= "cattivi", "malvagi" e che trascurati dai vivi, anche perchè insepolti o perchè privi dell'obolo, posto loro in bocca, da tributare a caronte, vagassero tristemente nel mondo dei vivi alla ricerca d una pace che ancora nel mondo dei morti non avevano trovato. le anime dei morti, angosciate, inquiete, tristi, vagolanti per lo più nella casa in cui avevano vissuto da vivi, erano i Lemures a cui i romani, superstiziosi quanto mai, dedicavano le feste dei lemuria. nel mondo greco, la figura del revenant, del morto che torna, è presente in svariate testimonianze letterarie, che ce lo rappresentano o come un revenant desideroso di appagare un desiderio d'amore che in vita non ha potuto realizzare o come un essere mostruoso assetato di carne e sangue umano necessari a mantenere vivo il loro stato: è il caso questo, delle Empuse e anche delle Lamie, bellissime vampire che nascondono dietro l'aspetto di splendide fanciulle la loro bestialità con cui suggono la vita e il sangue delle loro vittime; infatti sia l'attività sessuale sia l'alimentazione sono le due attività precipue tipiche del vampiro.
Nella maggior parte dei casi, comunque, sia il revenant sia il vampiro causano la morte delle persone con cui vengono a contatto. Tra l'altro non è casuale il fatto che le testimonianze del mondo greco, ci presentano la figura femminile sa come revenant sia come vampira, anticipando in ciò la grande elaborazione letteraria che della vampira faranno nell'800 Theophile Gautier con Clarimonde e Joseph Sheridan Le Fanu con Carmilla, Alexandre Dumas con la bella vampirizzata e Francis Marion Crawford con Cristina etc.
LestatNotturno
00venerdì 7 marzo 2008 17:56

Messere Nanoguerriero con un inchino ti porgo i miei complimenti... ottimo post...

[SM=x1515626]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:07.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com