Sicurezza, governo battuto tre volte

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00venerdì 6 febbraio 2009 12:39
Gelo fra i leghisti e la maggioranza.

ROMA - Carcere più duro per i mafiosi, arresti domiciliari vietati per gli stupratori, gratuito patrocinio per le vittime di violenze sessuali ma non per quelle di incidenti sul lavoro. Ma soprattutto nuove norme per gli immigrati: per un soffio, un pari e qualche astenuto che al Senato vale come voto contrario, non è passata ieri la proposta del Pd di sopprimere la tassa sui permessi di soggiorno per gli immigrati. Sono queste le novità delle votazioni di ieri in Senato sugli emendamenti al ddl sicurezza che dovrebbe essere approvato oggi in tarda mattina per passare poi al vaglio della Camera. Sull’articolo 39, il più controverso che prevede la stretta sugli immigrati (tassa di soggiorno, tempi di permanenza nei Cpt, possibilità per i medici di pronto soccorso di segnalare i clandestini, test di italiano per stranieri, norme sulle espulsioni), la maggioranza è andata sotto tre volte.

E pare che in questo sia stato determinante l’apporto di una piccola pattuglia di senatori di Forza Italia in lotta contro i colleghi della Lega Nord, principale artefice delle norme sugli immigrati. Un evidente «segnale di malessere» nella maggioranza secondo la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. «Le norme xenofobe volute dalla Lega non piacciono neppure agli alleati», afferma Felice Belisario dell’Idv. Ad ogni modo i lavori si fermano sulla soglia del voto all’articolo più discusso del ddl su cui l’aula si esprimerà questa mattina. Più specificamente, l’aula di Palazzo Madama ha bocciato la proposta di aumentare a 18 mesi il periodo massimo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione (comma l); quella di condizionare il rilascio del titolo di soggiorno per ricongiungimento familiare al regolare soggiorno ininterrotto per almeno 5 anni degli immigrati presenti in Italia (comma i); e quella relativa al permesso di soggiorno per motivi diversi da lavoro autonomo.

La bocciatura da parte del Senato della norma che estende a diciotto mesi la permanenza dei clandestini nei Cie è un «grave errore perché sconfessa la direttiva europea sui rimpatri approvata solo pochi mesi fa e indebolisce la strategia di contrasto all’immigrazione clandestina che il governo sta portando avanti». Lo afferma il ministro dell’Interno Roberto Maroni in una nota. «Il governo - prosegue Maroni - ritiene la norma un punto particolarmente qualificante dell’intero pacchetto sicurezza e pertanto la riproporrà alla Camera non appena il ddl sarà licenziato dal Senato».
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