ROMA - I capolavori di Raffaello e Velazquez saranno i protagonisti assoluti delle aste londinesi di Christiés e Sotheby's del 4 e 5 luglio, facendo ipotizzare, viste le stime milionarie da cui partono, una nuova ondata di record. Non quelli fulminanti dell'arte contemporanea, che risponde alle diverse dinamiche del mercato internazionale, ma di straordinario richiamo per il collezionismo mondiale per la loro rarità negli incanti. Il dipinto di Raffaello, il Ritratto di Lorenzo de' Medici, Duca di Urbino, realizzato dall'urbinate nel 1518, e tra i pochi ancora in mani private, proviene dalla collezione di Ira Spanierman, che l'aveva acquistato nel 1968 in un'asta a New York. Christiés lo riproporrà il 5 luglio con una stima di 10-15 milioni di sterline, 22 milioni di euro nella valutazione massima, che potrabbe essere superata. Ammiratissima nelle brevi esposizioni preparatorie (fra cui una a Venezia in occasione dell'apertura della Biennale), si tratta di un'opera magnifica, in cui il genio di Raffaello si evidenzia, inimitabile, per lo splendore delle cromie, la ricchezza delle vesti (rosso e oro), l'accuratezza dei particolari. Il pregio del dipinto, però, non é limitato alla bellezza dell'esecuzione, alla mano felice del più grande dei pittori della Rinascenza.
Il valore del capolavoro è anche di carattere storico, perché, secondo gli studiosi, potrebbe trattarsi del ritratto del Duca di Urbino, nipote di Lorenzo il Magnifico, commissionato al Principe dei Pittori per mostrare alla futura moglie Madeleine de la Tour d'Auvergne le fattezze del marito prima delle nozze (celebrate nel maggio del 1518). Del quadro si ha notizia in un inventario del 1553 di Cosmo dé Medici, granduca di Toscana. Successivamente, il ritratto ricompare nella collezione di Lord Northwick nell'800 e in quella del mercante d'arte Hollingworth Magniac, fino all'ultimo passaggio nelle mani di Spanierman. Per questo da Christiés non esitano a definire l'incanto del 5 luglio, la più importante asta di un ritratto rinascimentale "da una generazione". Di grandissimo interesse anche il Velazquez proposto da Sotheby's, una Santa Rufina stimata 6-8 milioni di sterline (10-13 milioni di euro), che sarà battuta il 4 luglio insieme, tra gli altri, a una serie di acquerelli di Turner. Anche il capolavoro dell'artista spagnolo è una vera rarità, che però, va detto, ricompare in un'asta dopo un breve intervallo. Pittore del re alla corte di Filippo IV di Spagna, Velazquez realizzò infatti opere meravigliose, che restarono naturalmente di proprietà della famiglia reale.
Di conseguenza compaiono assai di rado nelle collezioni private e quando vengono messe sul mercato si prepara un evento. Come nel 1970, con l'acquisto per otto miliardi di lire (record assoluto in quegli anni) del Juan de Paja e poi, nel '99, quando la Santa Rufina, con l'attribuzione certa a Velazquez, fu battuta per oltre otto milioni di dollari. A soli 8 anni di distanza, il dipinto è di nuovo in asta, in qualche modo rompendo con le consuetudini del collezionismo di arte antica meno soggetto, per caratteristiche intrinseche, alle dinamiche speculative. Il quadro, realizzato nel 1630, raffigura la santa patrona di Siviglia (con Santa Giusta) dall'aspetto di giovinetta, che tiene con una mano la palma del martirio e nell'altra il vasellame di terracotta che vendeva per vivere. L'immagine ha toni intimi e di grande semplicità, pur proponendo, ai suoi massimi livelli, la potenza realistica tipica dei capolavori di Velazquez, che qui forse ha per modella una delle figlie appena adolescenti.
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