Prodi contestato alla Camera

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neve67
00sabato 30 settembre 2006 17:00
Prodi contestato alla Camera



Il premier Romano Prodi con il suo vice, Rutelli"La demagogia e le strumentalizzazioni hanno preso il sopravvento": Così il premier Romano Prodi ha iniziato il suo intervento davanti alla Camera sul caso Telecom. Ma a pochi minuti dall'apertura del discorso del presidente del Consiglio, Fausto Bertinotti ha sospeso la seduta che è poi ripresa dopo pochi minuti. L'Assemblea era stata interrotta per le contestazioni mosse dalla Cdl al premier quando aveva detto che il governo di centrosinistra non è orientato verso statalismo e dirigismo perché questo "sconfesserebbe parte della mia storia professionale", frase che ha ripetuto per 8 volte, ogni volta contestato. Alla ripresa dell'intervento, il premier ha ripronunciato la medesima frase.
"Ribadisco - così Prodi - che non sono mai stato messo a conoscenza del piano su Telecom e nemmeno di altre ipotesi" che riguardavano il futuro dell'azienda. Ha anche respinto come "infondate" e "strumentali" le accuse di "aver mentito sul fatto che fossi a conoscenza del piano di riorganizzazione societaria varato dal Cdm di Telecom".
"Il governo - ha proseguito - intende restituire alle autorità di regolamentazione la centralità prevista del disegno originario. In tal senso è già allo studio un disegno di legge di riordino organico del sistema di regolamentazione, nonché la rivisitazione dei codici delle comunicazioni elettroniche e della radio televisione".

"Abbiamo sempre avuto la consapevolezza - così il premier - che non è compito dell'esecutivo elaborare piani e strategie aziendali. Questa è prerogativa esclusiva del management e spetta agli azionisti e al mercato valutarne la bontà". "Ciò non significa però - ha osservato - che pur nel rispetto dell'autonomia dell'impresa privata, il governo rimanga indifferente al destino di un'azienda, come Telecom, così rilevante per il Paese".

"E' certo che a limitare la capacità di investire e quindi di competere sul mercato è stato certamente l'ingente indebitamento finanziario del gruppo Telecom", ha affermato, spiegando che il debito del gruppo "è cresciuto per effetto sia dell'accorciamento della catena di controllo (fusione Olivetti-Telecom) che per il successivo acquisto delle quote di minoranza di Tim e la successiva fuisione per incorporazione in Telecom Italia". Quest'ultima, dice Prodi, è stata "un'operazione fortemente motivata e sostenuta dalla necessità di avviare un progetto di integrazione tecnologica e commerciale delle due società". Conclude Prodi: "Su queste operazioni non emetto certamente dei giudizi, perché li ha già espressi il mercato". "Il Governo non intende interferire in alcun modo con le strategie aziendali", ha chiarito.

Allargando il discorso, il presidente del consiglio ha affermato che "Per rendere più competitive le nostre imprese dobbiamo riformare il capitalismo italiano". Secondo lui "in termini di apertura del mercato e riduzione delle tariffe il Paese ha fatto qualche passo avanti, e le telecomunicazioni sono un buon esempio di ciò, non possiamo certamente essere soddisfatti dei risultati conseguiti sul versante degli assetti del capitalismo italiano. Nel Paese, infatti, non sono emersi nuovi protagonisti, anzi qualcuno degli esistenti si è perso per strada. Il nostro capitalismo - prosegue Prodi nel testo scritto - non ha saputo cogliere le opportunità offerte dalle privatizzazioni e ha incontrato difficoltà nella gestione di progetti strategici di ampio respiro. Occorrono - ha concluso Prodi - assetti di governo delle imprese più stabili e trasparenti. E il tema riguarda anche la crescita della contendibilità degli assetti proprietari su base europea".

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