Primi passi per il vaccino ANTI-INFARTO

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Alfo.ARZIGNANO
00martedì 1 aprile 2008 14:02
Primi passi verso il vaccino anti-infarto

Presentati al Congresso dei cardiologi americani risultati sull’efficacia negli animali: riduzione placche del 60-70%



CHICAGO - Lavori in corso per un vaccino anti-infarto. Ricercatori del Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles e dell’Università di Malmoe in Svezia hanno appena presentato gli ultimi risultati degli esperimenti sui topi al congresso annuale dell’American College of Cardiology, che raccoglie a Chicago 30mila cardiologi da tutto il mondo. Secondo gli studiosi, il vaccino riesce a prevenire la formazione delle placche aterosclerotiche nelle arterie. Questo significa che blocca una tappa importante del processo che sta alla base del restringimento delle coronarie e quindi dell’infarto.


LA PROTEINA - «Il nostro obiettivo – ha detto Prediman Shah, coordinatore della ricerca al Cedars Sinai di Los Angeles – è quello di studiare un vaccino che possa essere somministrato, un giorno, ai bambini in modo da interferire con quelle alterazioni delle arterie che possono portare, nel corso della vita, a sviluppare un infarto o un ictus». Il vaccino è costruito con un peptide simile alla proteina umana Apo-100: quest’ultima è una molecola che trasporta il colesterolo nel sangue e in particolare trasporta il cosiddetto colesterolo Ldl, quello ritenuto pericoloso per le arterie. Con questo ultimo esperimento i ricercatori hanno voluto innanzitutto valutare l’effetto di diverse dosi di vaccino e successivamente il ruolo di una dieta ricca di grassi.

RISULTATI - Per quanto riguarda le dosi, funzionano i 100 microgrammi, non meno. E questo è un primo dato. Secondo: è bene, durante la vaccinazione, non mangiare grassi perché l’ effetto del vaccino nel prevenire la formazione della placca, risulta migliore. I ricercatori hanno osservato una riduzione della formazione delle placche che va dal 60 al 70 per cento. Il vaccino rappresenterebbe una vera prevenzione primaria della malattia aterosclerotica. In sua attesa non resta che intervenire sui soliti fattori, in primo piano l’eccesso di colesterolo, seguito dal fumo di sigaretta, dallo stress psicofisico (spesso sottovalutato, ma secondo uno studio sui fattori di rischio delle malattie cardiovascolari chiamato Interheart e condotto in Europa, sta al terzo posto), dal diabete e dall’ipertensione. L’obesità è al quinto posto (e, altro dato presentato a Chicago, i grandi obesi risulterebbero addirittura protetti dalle malattie cardiovascolari rispetto agli obesi «normali» perché il grasso produce ormoni estrogeni che hanno un effetto protettivo sulle arterie).

AMBIENTE - «Non li chiamerei più fattori di rischio – commenta Francesco Romeo, cardiologo all’Università di Roma, Tor Vergata -. Li chiamerei proprio fattori ambientali, che a loro volta interferiscono con fattori di predisposizione genetica alla malattia cardiovascolare. Megli ancora: li definirei proprio fattori di formazione della placca aterosclerotica. Senza ateriosclerosi, infatti, non esiste infarto». Fonte

Speriamo sia la volta buona per risolvere questo annoso problema che coinvolge sempre più persone, ed il sottoscritto ne sa qualcosa.
Un grazie ai topini sempre allontanati e bistrattati che superano la nostra diffidenza e ci danno una mano.
neve67
00martedì 1 aprile 2008 22:14
speriamo sia la strada giusta
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