Obama e la democrazia: incoraggiare, non imporre

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silvercloud87
00mercoledì 3 giugno 2009 14:39
La nuova dottrina Usa sarà annunciata al Cairo
Obama e la democrazia:
incoraggiare, non imporre

Washington continuerà a incoraggiare il mondo arabo ad abbracciare i principi di democrazia e libertà


WASHINGTON — Barack Obama cerca un nuovo inizio con i Paesi musulmani. Una politica che eviti quelli che lui definisce «i malintesi», aiuti a diffondere i principi di democrazia, con gli Stati Uniti a fare da modello ma senza «imporre i propri valori». Una correzione sensibile rispetto alla dottrina Bush senza però offrire «scuse» per quanto avvenuto in passato. Concetti espressi ai microfoni della Bcc alla vigilia della missione che lo vedrà oggi al Cairo e in Arabia Saudita, quindi in Europa. Un viaggio importante che ha spinto l’ideologo qaedista Ayman Al Zawahiri a uscire dal «buco». Con un intervento su Internet il terrorista ha accusato il presidente di aver già lanciato «messaggi di sangue» con i recenti attacchi contro i militanti a Swat (Pakistan) ed esortato i connazionali ad agire contro «il criminale».

La litania di Al Zawahiri, oltre a rendere più nervosi gli agenti del Secret Service, rivela il timore degli estremisti per le iniziative di Obama, ribadite ieri alla Bbc. «Credo che sia pericoloso quando gli Stati Uniti o un qualsiasi altro Paese affermano di poter imporre i propri valori a Stati che hanno storia e cultura diversi», ha dichiarato aggiungendo però che Washington continuerà a incoraggiare il mondo arabo ad abbracciare i principi di democrazia e libertà d’espressione. E in questa spinta gli americani devono diventare un simbolo. Ecco perché, ha sottolineato, la «chiusura di Guantanamo è tanto difficile quanto importante».

Parole che vorrebbero tranquillizzare quanti temono le intromissioni statunitensi: Obama, nell’intervista, si è sottratto al giudizio sui metodi anti-democratici del presidente egiziano Mubarak, ma ha riconosciuto il suo impegno in sostegno della pace. Strettamente legato a questo approccio è la gestione del dossier palestinese. Per questo Obama ha rilanciato la soluzione dei «due Stati», in quanto è nell’interesse di tutti, Israele compreso. «Vogliamo rimettere il negoziato sui binari», ha detto. Quando gli è stato chiesto una sua valutazione del no di Gerusalemme al congelamento delle colonie, il presidente ha invitato alla «pazienza» nel cercare una soluzione diplomatica. La medesima tattica che la Casa Bianca vuole usare con l’Iran. Partendo dai segnali. Quest’anno, per la festa nazionale americana del 4 luglio, le ambasciate sono state autorizzate ad invitare diplomatici iraniani. Un piccolo gesto ribattezzato dai media «la politica dell’hot dog». Poi la sostanza. «Credo che l’Iran abbia legittime preoccupazioni in campo energetico e legittime aspirazioni — ha osservato Obama —. Dall’altro lato però è interesse della comunità internazionale perché metta da parte le sue ambizioni per l’arma nucleare». Di nuovo, la risposta è un negoziato, «duro e diretto» che possa portare, senza fissare «calendari artificiali», a risultati entro «la fine dell’anno».

Guido Olimpio
03 giugno 2009
Corriere.it
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