Mio Figlio

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IoBalloDaSola
00martedì 4 maggio 2004 15:11
L’ho amato da subito. Forse solo una madre sa cosa significhi amare un figlio fin dal primo guizzo di vita. Te lo senti nel ventre, nel cuore, nello spirito; un amore che non si può raccontare, si può solo provare

Per 9 mesi ho pregato il cielo perché fosse un maschio. E’ così difficile la vita per le donne, ed io non volevo per lui le difficoltà della vita

Per lui volevo solo la vita, la gioia, il sorriso

Ho pregato a lungo, e quando lo sentivo muoversi lieve dentro di me ho pregato ancora più intensamente. Vedevo i suoi guizzi nella mia pancia e già sapevo la sua esuberanza, la sua vitalità; avrei voluto piangere di gioia.

Pregavo e speravo, e quando il mio ventre si è aperto in acqua e sangue ho urlato di gioia e di dolore, poi l’ho visto



Era bello, era perfetto, era un maschio

Me lo sono attaccato al seno e lui si nutriva di me accarezzandomi con le sue manine lievi mentre io guardavo i suoi occhi scuri come la notte, colmi di tutte le stelle del firmamento



E’ cresciuto forte, birbante, pieno di gioia di vivere, di irruenza.<

Com’è bello l’unico figlio che il cielo mi ha donato!<



Assieme abbiamo combattuto contro la dissenteria, contro i vermi, contro le febbri assassine di bambini ma abbiamo vinto, e lui ha imparato a camminare spedito, e la sua voce mi canta canzoni d’amore.

E’ bello come un cielo sereno, forte come la tigre, gioioso come una poesia d’amore.

Mi piace accarezzargli i capelli ricciolini, mi inebrio a guardare le sue corse dietro alle capre, ad un pallone fatto di stracci, ad ascoltare la sua voce che ride nel gioco, che mormora piano quando il sonno lo coglie.

- Raccontami una storia, mamma

Ed io gli racconto dei nostri padri, delle nostre genti

Lo amo, è la mia vita, il mio sogno, il futuro che io non avrò mai. E’ mio figlio



E’ un idillio amoroso che non avrà mai fine. Quando sarò vecchia sarà lui ad accarezzarmi i capelli incanutiti, sarà lui a portarmi il riso e l’acqua nella ciotola e mi condurrà i suoi figli perché io ancora racconti le storie dei nostri padri, delle nostre genti

corre a perdifiato lungo i sentieri polverosi, mi aiuta a portare l’acqua alla tenda, si accapiglia con gli altri bambini, lo amo ogni giorno di piu'



Un boato sordo, laggiù… le urla delle donne, gli uomini corrono verso un punto lontano. Io mi infilo la burka ed esco dalla tenda. Non so cosa sia successo, mi chiamano a gran voce… corro senza far rumore… lo stanno portando su una barella improvvisata mentre il sangue scorre a fiotti.

Qua sotto mi copro la bocca per non urlare, poi le mani salgono verso i capelli e le lacrime mi inondano il volto

Il mio bambino, il mio tesoro…. Oh, cielo crudele, cosa hai fatto?

Ha gli occhi chiusi, forse non sta soffrendo, ma vedo il suo corpo perfetto dilaniato dalla mina. Mio figlio, il mio tesoro, la mia gioia sulla terra, la mia speranza….

Non so cosa succede, tutto corre veloce, oltre il mio immaginabile, e dopo sono in quella stanza d’ospedale, lui sta ancora dormendo mentre io gli scosto i capelli appiccicati sul volto.

E’ pallido, è bello.

Apre gli occhi….

- Mamma – mormora…

- Sono qua, tesoro mio, vicino a te

Mio figlio non correrà più dietro le capre, non giocherà più con un pallone di stracci. Mio figlio ha ora un moncherino coperto da bende al posto di una gamba. Mio figlio non è più così incommensurabilmente perfetto come io lo avevo fatto

Oh, cielo crudele, cosa hai fatto a mio figlio? Ti ho pregato tanto e così mi ripaghi?

Perché tua è la colpa, e dell’insondabile destino. Non poteva l’uomo essere così perfetto come mio figlio? Non poteva avere la gioia di vivere, anziché essere animale da guerra?

Negli occhi scuri di mio figlio non brillano più tutte le stelle del firmamento. Mi guarda annegato di lacrime.<

- Mamma….

- Sono qua, tesoro mio, vicino a te.

- Mamma… perché?

- Non lo so….

E’ terribile non avere risposte ai perché di mio figlio. Perché tutto questo orrore? Perché la guerra? Perché la violenza, e le mine, e la morte, e la crudeltà, e la cattiveria…

Vorrei chinare le spalle al destino e coprirmi tutta sotto il sudario di morte, ma l’urlo mi rantola in gola. - Perché, perché, perché?<

- Dammi la mano, mamma, non lasciarmi da solo

- Non sarai mai solo, tesoro mio

Gli hanno attaccato una protesi da bambino, una gamba finta che mascheri la sua mutilazione ma non potrà più correre dietro alle capre e non giocherà con un pallone di stracci

Le montagne intorno sono sempre le stesse e la tenda è sempre più fredda e polverosa

Lo copro con il vello di montone perché non senta il freddo, lo guardo mentre dorme e mi si spezza il cuore.<

Mio figlio, il mio bambino dagli occhi pieni di stelle e dai capelli ricciolini non correrà più E’ la guerra – dicono – ma per me è solo la follia degli uomini.



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