Ministri a braccetto con neonazi Il Pd: "Berlusconi chiarisca"

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silvercloud87
00mercoledì 18 marzo 2009 16:33
Dura presa di posizione dei Democratici e di Di Pietro su Ronchi e La Russa a braccetto con esponenti di estrema destra. "Il premier venga in Parlamento"
Ministri a braccetto con neonazi
Il Pd: "Berlusconi chiarisca"


ROMA - I ministri Andrea Ronchi e Ignazio La Russa in posa con i neonazisti, come scritto da Paolo Berizzi nel suo libro "Bande nere" e riportato su Repubblica, hanno aperto un altro fronte polemico fra governo ed opposizione. Il Pd ha inviato una lettera a Berlusconi per chiedere spiegazioni, mentre Antonio Di Pietro vuole che il premier riferisca in Parlamento. Mentre il ministro La Russa replica: "La foto pubblicata non mi ritrae con un neofascista ma con un carabiniere".

Le prese di posizione sono durissime. I deputati Emanuele Fiano ed Antonio Misiani, insieme ai vicepresidenti del gruppo del Pd alla Camera, Marina Sereni e Gianclaudio Bressa, chiedono chiarimenti dopo, come scrivono, aver visto "con stupore e sconcerto in un articolo comparso su Repubblica fotografie dei ministri La Russa e Ronchi con esponenti del mondo dell'estremismo neofascista e neonazista italiano, oltre che con un presunto appartenente al mondo dello spaccio di droga collegato alla n'drangheta". "Vorremmo sapere - si legge nella lettera - se quegli abbracci siano stati casuali o frutto invece di una frequentazione e di un'amicizia più consolidata".

"Perché - continua la lettera - in quest'ultimo caso, ci si troverebbe di fronte a inaccettabili amicizie di autorevoli esponenti dell'attuale governo con rappresentanti politici di un mondo dell'estrema destra extraparlamentare le cui inclinazioni neofasciste, razziste e violente sono state più volte oggetto della cronaca di questi ultimi anni".

"Sarebbe impossibile - dicono gli esponenti del Pd - accettare che un ministro della Repubblica si faccia fotografare sorridente accanto al leader di un circolo di destra estrema la cui rivista su internet riportava solo un anno fa una vergognosa copertina in cui si irrideva alla tragedia della Shoah e del campo di sterminio di Auschwitz". "Dunque, per questi motivi - concludono gli esponenti Democratici - ci aspettiamo smentite dai diretti interessati e dallo stesso presidente del Consiglio Berlusconi sul persistere di vecchi e intollerabili legami che pensavamo consegnati definitivamente al passato".

Da parte sua anche Antonio Di Pietro calca la mano. "Come volevasi dimostrare: fascisti erano e fascisti sono rimasti. C'è un fascismo di ritorno, i cui rappresentanti, ora è la prova provata, siedono anche nelle istituzioni e anelano alla riapparizione di quei periodi bui della nostra storia", dice il leader dell'Idv. "E' incredibile - spiega - quanto sta accadendo nel nostro Paese: si cancellano la memoria, i valori democratici per riabilitare il fascismo e quei gruppi che propugnano l'apartheid e istigano all'odio razziale. Nel libro di Berizzi si fanno nomi e cognomi dei compari, degli sponsor di questi pericolosi personaggi che occupano ruoli istituzionali in tutta la penisola. E' bene che questi signori escano allo scoperto, dicano ai cittadini se lavorano per affermare i valori tracciati dai nostri padri costituenti o per far risorgere un nuovo fascismo. Sono molti a spalleggiare i protagonisti di questo movimento antidemocratico: ministri, parlamentari, sindaci, assessori".

"E sono gli stessi - conclude Di Pietro - che si nutrono dell'apporto di questa onda nera, formata da pseudopartiti, i cui simboli sono croci celtiche, fasci littori, svastiche, bandiere del terzo Reich. Noi dell'Italia dei Valori chiediamo al Presidente del Consiglio di venire in Parlamento a spiegare cosa succede e chiediamo che venga fatta piena luce su questa torbida vicenda che coinvolge rappresentanti istituzionali e di governo".

Il ministro la Russa però replica: "C'è un colpo di scena, la persona con cui sono stato ritratto e che è stata pubblicata stamane da Repubblica non è di Crisafulli ma di un carabiniere che si chiama Nicola Giuliano. Ora mi aspetto le scuse".

(17 marzo 2009)
Repubblica.it
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