Medicina: Padova, un Cuore nuovo tutto artificiale

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speedy13
00lunedì 10 dicembre 2007 22:45
Si è svegliato il giorno del suo compleanno con una nuova speranza di vita, quella di un cuore artificiale completo che batte ora al posto del suo, irrimediabilmente malato. Per un paziente di 54 anni, giunto a Padova a fine novembre in condizioni disperate per le gravi disfunzioni ventricolari che neppure due interventi chirurgici in un altro nosocomio erano riusciti a ridurre, la speranza si chiama CardioWest Tah (Total artificial Heart), in pratica un organo artificiale che gli è stato impiantato per la prima volta in Italia al posto di quello malato, in attesa che si creino le condizioni per un trapianto da donatore.

A compiere l'impresa è stata l'equipe medica di cardiochirurgia dell'ospedale di Padova diretta dal prof. Gino Gerosa, impegnata in sala operatoria per 13 ore complessive. Oltre al team di 10 collaboratori del prof. Gerosa, al buon esito dell'intervento ha contribuito anche un pool di ingegneri, non solo italiani. "La tecnica che abbiamo usato ed il dispositivo impiantato - conferma il prof. Gerosa - permettono al paziente non solo di sopravvivere, ma anche una qualità di vita sicuramente ottima". La differenza rispetto ai precedenti impianti operati anche a Padova come nel resto d'Italia è - sottolinea - che in questo caso il cuore originario è stato completamente espiantato. "A ormai 48 ore dall'intervento le condizioni del paziente sono soddisfacenti - rileva il prof. Gerosa -. Quando è giunto da noi era in condizioni critiche, e non avrebbe sopportato un trapianto di un cuore da donatore. Allora abbiamo deciso di ricorrere al cuore artificiale CardioWest che permetterà al paziente di ristabilirsi, in vista di un nuovo impianto, questa volta di un cuore da donatore".

E' un apparato ritenuto stabile: il caso di sopravvivenza più lungo è di due anni. "Serve come 'impianto ponte' - chiarisce il sanitario - per quei pazienti che non sopporterebbero l'intervento e le complicazioni di un cuore da donatore". Il solo apparecchio meccanico è costato 80 mila euro all'Azienda ospedaliera di Padova. "Su questo punto però non abbiamo fatto e non faremo mai riflessioni di tipo ragionieristico - ha affermato il direttore dell'Azienda ospedaliera Adriano Cestrone - è una grande soddisfazione per tutto il mondo medico padovano riconfermarsi all'avanguardia a livello italiano ed europeo sul fronte della cardiochirurgia". "Dopo che 22 anni fa proprio a Padova venne effettuato dall'equipe del prof. Vincenzo Gallucci l'impianto del primo cuore umano da donatore per la prima volta in Italia - ricorda - aver tagliato per primi nel nostro Paese questo traguardo, ci conferma quanto la scuola padovana sia ancora all'avanguardia". Il cuore artificiale pesa complessivamente 160 grammi ed è formato da due camere ventricolari, ciascuna costituita da un corpo semirigido di poliuretano, suddivise al loro interno da una membrana flessibile che separa la camera ematica, destinata ad accogliere il sangue del paziente, da quella pneumatica. I diaframmi di poliuretano permettono il riempimento del ventricolo artificiale e di eiettare il sangue, spinti dall'aria proveniente da una consolle esterna, che fornisce una autonomia massima al paziente per sei ore, ne garantisce la mobilità e la sua autonomia illimitata. Alla fine di questo tempo il paziente potrà ricaricare la sua consolle con nuove bombole di aria complessa che potrà tenere in casa.

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