La Scala condannata a risarcire la moglie di un dipendente morto. Era a contatto con l'amianto

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speedy13
00domenica 16 dicembre 2007 00:20
di Fabio Massa

Il tempio della lirica milanese è stato condannato a rifondere la moglie di uno dei suoi dipendenti. L'ente dovrà infatti risarcire 202mila euro per danni biologici e morali la coniuge di un addetto morto di mesotelioma pleurico, la malattia che stronca gli operai che hanno lavorato per lungo tempo a contatto con l'amianto.

La donna, Francesca Boaretto, aveva fatto ricorso nel 2000 dopo la moglie del marito Enzo Mantovani, deceduto a 56 anni il 21 agosto dello stesso anno all'ospedale Niguarda. Le sue mansioni all'interno del teatro, nel quale aveva lavorato dal 1971 al 1997, erano quelle di meccanico ed elettricista di palcoscenico. In pratica si occupava di far salire e scendere un pesante sipario speciale chiamato "pattona", ignifugo e insonorizzante. Ogni volta che l'operazione avveniva si alzavano vere e proprie nubi di polveri d'amianto. Il macchinario era infatti imponente: largo 17 metri, pesante 1000 chili, con 8 funi di manovra ognuna delle quali con contrappesi da 525 chilogrammi. I testimoni, ascoltati dal giudice Maria Gabriella Mennuni, hanno riferito di grandi nubi di amianto che restava sospeso dopo la fine delle rappresentazioni. Enzo Mantovani aveva a che fare con la pattona durante le prove e durante le rappresentazioni.

Il sipario andò poi distrutto. Solo nel 1999 si manifestò il cancro, che lo ha portato alla morte un anno dopo. Il Teatro alla Scala, durante il processo, ha sostenuto che l'esposizione all'amianto era avvenuta durante un altro periodo di lavoro dell'uomo, che lavorò anche alla Pirelli. Il giudice tuttavia ha dato torto all'Ente, vista anche la perizia del medico legale, che sosteneva che ragionevolmente l'insorgere del mesotelioma era dovuta all'esposizione prolunga alle fibre d'amianto. Il giudice, quindi, ha quantificato in 137mila euro il danno biologico, e in 65mila il danno morale, perché l'articolo 2.087 del codice civile impone al datore di lavoro di adottare nell'esercizio dell'impresa le misure necessarie a tutelare l'integrità fisica e morale dei dipendenti.

LO SCIOPERO - Le acque non si sono ancora calmate alla Scala: non è neanche passata una settimana dalla trionfale "prima" di Sant'Ambrogio, che i lavoratori disseppelliscono l'ascia di guerra e proclamano una sciopero che fara' saltare la recita del Tristan und Isolde domenica 16 dicembre. "Non abbiamo scioperato alla 'prima' del 7 dicembre per rispetto del maestro Barenboim e degli artisti ospiti - spiegano alla Fials, il sindacato che ha deciso di protestare contro l'accordo sull'una tantum per il biennio 2006/2007 - ma non eravamo d'accordo fin da subito con l'accordo siglato dai confederali".

La direzione della Scala, dal canto suo, commenta che lo sciopero, "votato da circa 60 aderenti a una sola sigla sindacale, è per noi incomprensibile. I modi, i tempi e le motivazioni non tengono in alcun conto lo stato delle trattative e la positiva evoluzione del quadro normativo del settore, e hanno come unica conseguenza un danno nei confronti del pubblico, del Teatro e di conseguenza di tutte le figure professionali che lavorano nel Teatro alla Scala".

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