India, un fucile a chi si fa sterilizzare

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speedy13
00giovedì 27 marzo 2008 13:00
Ultima offerta: «Fatevi sterilizzare e vi diamo il porto d’armi». Manish Shrivastav, capo della provincia di Shivpuri, 1,4 milioni di abitanti nello Stato indiano del Madhya Pradesh, era disperato. Come raggiungere l’obiettivo di mille vasectomie annue fissato dal governo centrale per frenare l’esplosione demografica? Nel 2007 solo otto uomini avevano accettato di farsi operare. «E questo — ha raccontato Shrivastav al Times di Londra—a causa di un errato concetto di virilità». Hai voglia a spiegare che l’intervento non influisce sulla potenza sessuale. Così Manish ha pensato di «bilanciare un mito machista con un altro, più forte: le armi da fuoco». Risultato? «Un successo».

Partito un mese fa, lo scambio «virile-fucile» ha già messo in fila 139 uomini che si son fatti resecare i tubicini del seme. La campagna va avanti, dice l’ufficiale sanitario Dinesh Kaussal: «Al mega- campo del mese prossimo contiamo di operarne altri cento». Non serve l’ospedale, si fa tutto al «mega-campo» del dottor Kaussal: «Pochi giorni e i contadini possono tornare al lavoro». La passione delle armi nel Madhya Pradesh si spiega così: «E’ uno Stato con alto numero di dacoits (banditi) — dice Shrivastav — e la gente vuole difendersi». Ogni anno 15.000 persone chiedono la licenza, 500 la ottengono. Adesso «gli sterilizzati» saltano la fila: corsia preferenziale.

Più armi, più violenza? Manish ha la risposta pronta: «Posso sempre ritirare le licenze». Soluzione locale a un problema nazionale. L’India ha un miliardo e 100 milioni di abitanti (due terzi vivono con meno di 2 dollari al giorno): un sesto dell’umanità brulica in uno Stato che copre il 2,5% della Terra. L’economia cresce del 9% annuo, ma questo non basta, secondo i rapporti dell’Onu, a fugare i problemi legati all’aumento demografico (dal deficit alimentare alla mancanza d’acqua). Nel 2050 l’India supererà la Cina (oggi 1,3 miliardi) tra i Paesi più popolati. Una delle priorità del governo di New Delhi è ridurre da 5 a 2,1 la media di figli per coppia.

Negli ultimi 60 anni gli indiani si sono triplicati. Un po’ perché sono più in salute e muoiono di meno (alla fine della Seconda Guerra Mondiale la vita media era 33 anni, oggi è raddoppiata). Un po’ per i falliti piani di contenimento delle nascite. «Famiglia piccola, famiglia felice» predicava Indira Gandhi, che negli anni ’70 tentò di promuovere una campagna forzata di sterilizzazione maschile che si arenò contro un muro di polemiche. La campagna allora, indovinate un po’, tornò a concentrarsi sulle donne . Nel biennio 2002-2003 si sono contate in India 115 mila vasectomie contro i 4,6 milioni di casi di legatura delle tube (operazione più complicata). Ancora oggi nei villaggi, quando i medici propongono l’intervento, ecco la replica degli uomini: «Ditelo a mia moglie». Lo scambio «virile- fucile» non è — naturalmente— la risposta ai problemi demografici dell’India. Ma ha il pregio, una volta tanto, di lasciar in pace le donne.

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