Il Golem

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Tazmania.
00domenica 21 giugno 2009 13:33
Il Golem e la sua leggenda hanno origini molto più antiche di quanto si possa immaginare.
Il termine fa la sua prima apparizione nella Bibbia (antico Testamento, Salmo 139, 16) per indicare una massa ancora priva di forma, ed è presente nei libri fondamentali della mistica ebraica, lo Zohar (Il libro dello splendore) del XIII secolo, e il Sefer Jezira (Il libro della creazione).



Apriamo qui una parentesi per ricordare che secondo la Kabbala (volgarizzazione della mistica ebraica) la creazione del mondo è avvenuta per un processo di emanazione di ogni cosa dal nome divino.

Il principio fondamentale di tale concezione mistica considera ogni elemento del creato come derivato dalla composizione e scomposizione dei numeri e delle lettere dell'alfabeto ebraico, in particolare di quelle che compongono il nome di Dio.



Così scrive Gershom Scholem:

"Dio ha creato tutte le cose per mezzo delle trentadue 'meravigliose vie della sophia'. Queste vie sono costituite dai dieci numeri originari, qui chiamati sefirot, che sono le potenze fondamentali dell'ordine della creazione, e dalle ventidue lettere, cioè dalle consonanti, che sono gli elementi di base di tutto il creato"

Gershom Scholem, Il Nome di Dio e le teoria cabbalistica del linguaggio, Adelphi, Milano, 1998, trad. di Adriano Fabris, p. 30





La parola è quindi considerata come elemento di base e principio creativo dell'universo.
Questo si ricollega direttamente al Golem: esso prende vita dal nome di Dio o da altre lettere (con valore e significato particolare) che gli vengono o scritte in fronte o, scritte su un foglio, infilate in bocca; col procedimento inverso è possibile invece farlo 'morire', togliergli vita e movimento.



Sulla base di questi precedenti della tradizione sono sorte nel corso dei secoli diverse leggende, talvolta versioni diverse della stessa leggenda. Nelle sue diverse interpretazioni il Golem è stato ora un fedele servitore domestico e difensore del suo padrone, ora un difensore degli ebrei dalle persecuzioni, per arrivare alle sue derivazioni più moderne: l'automa robotico, o il mostro alla Frankenstein.




>> Nel XIII secolo esisteva una tradizione che si richiamava al IV secolo A.C. secondo cui il Golem, che aveva scritto in fronte il nome di Dio, prendeva vita aggiungendo ad esso la parola "verità", cosicchè ne risultava la frase "Dio è verità". Cancellando dalla frase una delle lettere, la aleph, la parola che restava significava "morto" (e la frase diventava "Dio è morto"), e il Golem diventava inerte. >> Nella Polonia del '600 la leggenda, documentata in una lettera datata 1674, raccontava di un Golem che crebbe a dismisura, diventando una minaccia ingovernabile per il suo padrone. Allora questi, il Rabbi Elija Ba'al Schem di Chelm, pretese che il Golem gli togliesse le scarpe, e nel mentre gli cancellò dalla fronte l'aleph. Il Golem 'morì' e ricadde su se stesso, travolgendo però il Rabbi con la sua massa informe.
>> La leggenda più nota è quella ambientata nel ghetto di Praga che attribuisce la creazione del Golem al Rabbi Jehuda Löw ben Bezalel, ai tempi dell'Imperatore Rodolfo II, cioè alla fine del '500 - inizi del '600.
Si tratta in realtà della saga polacca del Rabbi Elija Ba'al Schem di Chelm, che a posteriori, cioè nel '700, venne attribuita al rabbino di Praga: in questa versione il Golem era un protettore del popolo ebraico dalle persecuzioni.
Il motivo dell'attribuzione a posteriori della creazione del Golem al rabbi nella Praga di Rodolfo II fu probabilmente la diffusa atmosfera di celebrazione e mitizzazione della figura dell'Imperatore (e del Rabbi Löw stesso) durante il '700: cultore di scienze occulte e protettore degli ebrei egli aveva condotto nei loro confronti una politica illuminata dando inizio ad un periodo di espansione e fioritura delle loro attività.

Fonte
Tazmania.
00domenica 21 giugno 2009 13:34
La mistica del Golem



"Se si vuole cogliere l'atmosfera satura di mistero dalla quale sortì Kafka è importante considerare il fondamento reale ed esoterico del mito del Golem, nonchè gli sforzi profusi durante il Rinascimento per assoggettare la materia originaria e dar vita all'uomo artificiale".

In questo saggio, cha fa parte di "Di qui passa Kafka", Urzidil collega il mito del Golem ai tentativi esoterici di creare l'uomo artificiale, dall'homunculus faustiano (che ha origini più antiche di quello di Goethe, risalendo ad un' "Historia" di Faust ambientata a Praga a fine '500) a quello di Paracelso ("De generatione rerum naturalium"), alle possibili influenze del mito del Golem su Goethe che scriveva "L'apprendista stregone", e ne rintraccia le origini nella più antica tradizione ebraica, per arrivare alla Praga (ebraica) di Rodolfo II. Riporta inoltre la leggenda della creazione del Golem da parte del Rabbi Loew ben Bezalel, che aveva funzione di domestico e di protettore degli ebrei, e che fu definitivamente fatto 'morire' quando un editto dell'Imperatore vietò la persecuzione degli ebrei, rendendo superflua la sua opera - così i suoi resti furono deposti nella soffitta della sinagoga Vecchio-Nuova. Ricostruisce l'atmosfera magica di allora, quando gli alchimisti di corte lavoravano alla ricerca della pietra filosofale, e traccia un parallelo con alcuni autori del '900 e con le atmosfere e le creature kafkiane, sorte a suo parere dalla medesima aura.

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