Motivi a barre o quadrati, purché molto marcati, sembrano essere altrettanto efficaci di quelli che richiamano la forma degli occhi
Molti animali possiedono caratteri esteriori che tendono a proteggerli dai predatori, riducendo il rischio di venire identificati, come colori o disegni che tendono a confonderli con lo sfondo ambientale, o che che suggeriscono una presunta tossicità della preda, o ancora che li fanno somigliare ad altri animali od oggetti. Farfalle e pesci non di rado possiedono in particolare due o più segni circolari, spesso chiamati "occhi", che riescono a intimidire i predatori, e questo - secondo quanto ritenuto finora - in virtù del fatto che tali disegni mimerebbero gli occhi dei nemici dei predatori.
Questa suggestiva ipotesi mancava tuttavia di un reale supporto sperimentale, e per questa ragione alcuni zoologi dell'Università di Cambridge, in Gran Bretagna, hanno cercato di controllarla allestendo un esperimento i cui risultati sono descritti nell'ultimo numero della rivista "Behavioral Ecology".
Martin Stevens, Chloe Hardman, e Claire Stubbins hanno così preparato una serie di finte farfalle in carta idrorepellente, sulle cui ali hanno provveduto a dipingere diversi motivi, alcuni dei quali somigliavano a occhi, mentre altri si distaccavano sempre più da quel modello. Successivamente hanno collocato i loro finti insetti su alberi di varie specie, a un altezza compresa fra uno e tre metri, non prima di avere attaccato a ognuno di essi un piccolo verme che fosse appetibile dagli eventuali uccelli predatori.
Alla fine dell'esperimento gli zoologi hanno constatato che le prede artificiali dotate di "occhi" circolari non avevano maggiori probabilità di sopravvivenza rispetto a quelle che avevano altri motivi di fantasia, che avessero però caratteristiche ben marcate.
Secondo Stevens "gli uccelli tendevano a evitare con altrettanta frequenza le farfalle artificiali dotate di barre e quadrati. Ciò ci induce a pensare che i finti 'occhi' sulle ali funzionino perché sono caratteristiche molto marcate e non perché somigliano agli occhi dei nemici dei predatori". (gg)
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