In uno dei miei tanti labirintici viaggi in rete mi sono imbattuta nell’opera affascinante di Vladimir Kush, pittore e scultore, nato in Russia nel 1965 e autore di tele in cui è il sapore del surrealismo magrittiano ad esplodere prepotente, anche se l’artista preferisce parlare della sua produzione come di un esempio di realismo metaforico (e a me viene in mente anche quello magico di Chagall…).
Kush ha scoperto negli anni ‘80 l’arte di Salvador Dalì, da cui è approdato poi ad un linguaggio personale, fatto di immagini che sembrano scene tratte da sogni o fiabe, in cui due realtà diverse sembrano sovrapporsi e le dimensioni dello spazio, la percezione della profondità, si capovolgono. Sono dipinti dai colori luminosi e vivaci, in cui è piacevole immergersi per cogliere il gusto dell’illusione e del fantastico: la foglia, che è in realtà una montagna da cui scende un corso d’acqua che sfocia nel mare oppure l’enorme uovo aperto il cui tuorlo, sullo sfondo, è un sole grande e caldo. Nel 2005 è stato inoltre pubblicato Journey to the Edge of Time, un racconto di fantascienza basato proprio sui dipinti di Vladimir Kush, una sorta di diario in forma di dialogo tra eroi che intrecciano commenti sulle stesse illustrazioni.
Alcune opere di Vladimir Kush:
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