Governo tecnico, Bossi avverte il Quirinale "E Silvio lasci dopo la fiducia"

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silvercloud87
00venerdì 19 novembre 2010 14:51
Governo tecnico, Bossi avverte il Quirinale
"E Silvio lasci dopo la fiducia"

Il Senatur: "Berlusconi dovrebbe fare come Fanfani. Se torna alle urne prende un sacco di voti in più". Fini: Siamo al pit stop". Consolo: "Resto con Fli". Il presidente di Confindustria torna a chiedere stabilità politica

ROMA - All'indomani del videomessaggio di Gianfranco Fini 1e delle voci che danno una pattuglia di finiani poco sicuri di votare la sfiducia al governo, il presidente della Camera usa una metafora sportiva per fotografare la situazione: "Non faccio il gran premio, adesso siamo al pit stop". Ma da Umberto Bossi arrivano una serie di bordate a avvertimenti che surriscaldano il clima. "Fini e la sinistra hanno paura del voto" attacca il leader leghista che azzarda una previsione sul voto di metà dicembre: "Penso che avremo la fiducia sia alla Camera che al Senato. Altrimenti si vota". Ma quella delle urne sembra essere la strada preferita dal leader del Carroccio. A prescindere da come andrà in Aula il 14 dicembre. "Una volta Fanfani ebbe la fiducia e poi si dimise. Io la penso così, mancano i numeri, tutte le volte devi andare a chiedere i numeri - spiega Bossi - Berlusconi però è combattivo sempre, anche quando il combattimento prevede eventualmente la ritirata, non è una parola nel suo lessico, attacca sempre". Il Senatur non si ferma. Dice che il premeir con un ritorno alle urne prenderebbe molti più voti di quanto ne ha adesso. E nell'ipotesi di un governo tecnico, tira in ballo il capo dello Stato: "Napolitano è saggio, non lo permetterà". Anche perché, taglia corto Bossi: "Se il presidente della Repubblica lo facesse,
provocherebbe una reazione del Paese troppo forte".

In mattinata era stato Fabio Granata, uno dei "falchi" vicino al presidente della Camera, a provare a fugare i sospetti sui tentennamenti finiani. Tentando di scacciare l'interpretazione delle prime pagine dei giornali che parlando di secco colpo di freno da parte del presidente della Camera. "Nessuna retromarcia. Se il percorso sarà quello di arrivare in Aula a maggioranza invariata e se, peggio ancora, continua questo tentativo di garantirsi una striminzita maggioranza numerica, senza tenere conto della grande questione politica posta da Fini, non potremmo che votare la sfiducia. Abbiamo ritirato la delegazione dal governo e ci comporteremo di conseguenza con la sfiducia".

IL VIDEOMESSAGGIO 2

Smentiscono tentazioni di retromarcia sia il deputato di Fli Giuseppe Consolo ("seguo le indicazioni di Fini per convinzione, non per dovere. Il resto sono giornalate") sia l'ex sottosegretario all'ambiente Roberto Menia "Fli non si spacca, mi pare una favola. Non ho nessuna voglia di votare la sfiducia ma se mi costringono a farlo lo faccio". Menia ipotizza così il futuro del governo: "La proposta è questa: fase due di questa legislatura, un aggiornamento del programma, se possibile un centrodestra allargato. Io l'ho sempre letta così: dopo di che si può rispondere o con la sfida muscolare, ma fa parte della tattica per ognuna delle parti e poi c'è invece il momento della ragionevolezza. Manca meno di un mese alla verifica mi auguro che prevalga, per il bene del paese, la ragionevolezza".

Se il videomessaggio di Fini era una una marcia indietro, che cosa era? "Un grande richiamo al senso di responsabilità a Berlusconi, perchè l'Italia attraversa una fase molto difficile, e da qui al 14 dicembre bisogna governare i processi sociali e dell'economia" spiega Granata. Mentre da palazzo Madama il presidente dei senatori di Fli Pasquale Viespoli chiede che "la risposta sia all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte e che sono emerse anche a Perugia". E a chi gli domanda se Fli non escluda l'appoggio a un Berlusconi-bis, risponde: "Io non mi impicco alle formule. Nell'epoca del tempo reale da qui al 14 dicembre il tempo è tanto".

Fini a Torino. Nel pomeriggio Fini sarà a Torino la sua prima uscita pubblica come leader di Fli. In serata, infine, presenterà infine il suo manifesto per l'italia. Nel frattempo il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia torna a chiedere stabilità politica e soluzioni per governare.

(19 novembre 2010)
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