Franceschini, centrosinistra nel caos

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silvercloud87
00giovedì 3 gennaio 2008 23:10
Dagli alleati pioggia di critiche all'apertura presidenzialista del vice di Veltroni
Dopo i distinguo di D'Alema, insorgono anche i partiti minori: "C'è o ci fa?"

Franceschini, centrosinistra nel caos
"Mossa che punta al referendum"



ROMA - Se l'obiettivo era quello di sparigliare, Dario Franceschini ci è riuscito in pieno. La sua inaspettata proposta di rilanciare il modello presidenziale francese nel dibattito sulla riforma elettorale ha centrato l'obiettivo, ma più che in campo avverso lo scompiglio è scoppiato in seno allo stesso Partito democratico. Dopo il fermo altolà di Massimo D'Alema, i mugugni per l'uscita a sorpresa del vice di Walter Veltroni si sono andati infatti moltiplicando.

SONDAGGIO: COSA NE PENSATE?

Il sospetto, avanzato da più parti nel centrosinistra, è che la mossa di Franceschini sia dettata da un traguardo inconfessabile. "C'è da chiedersi - osserva Gavino Angius - se l'obiettivo vero perseguito dal Pd non sia di tenere comunque in primavera il referendum sulla legge elettorale"; se così fosse "non è difficile prevedere tempi burrascosi per il centrosinistra e il governo medesimo".

"Dopo aver discusso per settimane al Senato una bozza di legge presentata dal presidente Bianco per conto del Pd imperniata sul sistema proporzionale tedesco, ora - insiste Angius - spunta, formulata da Franceschini, vicesegretario dello stesso partito, una proposta radicalmente diversa imperniata sul maggioritario alla francese".

Il primo a offrire una doppia lettura dell'annuncio di Franceschini come detto è stato il ministro degli Esteri, trovando però subito diversi estimatori. "D'Alema ha ragione - commenta il capogruppo Prc al Senato Giovanni Russo Spena - avanzare in materia di legge elettorale proposte impossibili e inaccettabili come ha fatto Franceschini autorizza il sospetto, spero infondato, che il vero obiettivo del Pd sia il referendum". "Il tempo stringe - aggiunge Russo Spena - non è più possibile perdersi in giochi tattici. E' evidente che solo la convergenza sul sistema tedesco permette di evitare un referendum pericolosissimo da tutti i punti di vista".

Ma se lo sconcerto di Rifondazione, da sempre sostenitrice del sistema tedesco, non meraviglia, a essere in subbuglio è tutta l'Unione. "Franceschini c'è o ci fa? Vorremmo capire se la sua conversione presidenzialista in materia di legge elettorale punti a creare caos o sia invece frutto della confusione che sul tema registriamo nel Pd", si chiede il capogruppo dell'Udeur alla Camera Mauro Fabris. "In ogni caso - aggiunge - la condizione che si crea è devastante: si azzera la possibilità di riforma elettorale in Parlamento e si avvicina il referendum". A sottolineare le divisioni all'interno del Pd è anche l'Italia dei Valori. "L'estemporaneità della proposta Franceschini mostra la confusione che regna nel Pd", osserva un nota del movimento di Antonio Di Pietro.

A dir poco perplessa anche Sandra Bonsanti, dell'associazione Libertà e Giustizia. "Qualcuno ci aiuti a capire", scrive sul sito del movimento rivolgendosi poi direttamente al Pd: "Caro Partito democratico, non abbiamo bisogno di provocazioni e nemmeno di sassi nello stagno. Noi dallo stagno vogliamo uscirne con una politica che sia all'altezza della situazione difficilissima, vogliamo parole di trasparenza e posizioni chiare".

Paradossalmente la mossa del numero due del Partito trova maggiori consensi in campo avversario. An si dice "pronta a discuterne in Parlamento". "Siamo favorevolissimi - spiega Andrea Ronchi - pronti a passare a una democrazia compiuta e vincere questa battaglia sul presidenzialismo". Critico Baccini, dell'Udc: "E' il Parlamento che deve determinarsi con le proposte già presenti nelle commissioni parlamentari, arrivare al referendum significa la fine della Seconda Repubblica".

Pier Ferdinando Casini dice no al referendum di primavera e alla proposta di Franceschini e sì a una legge proporzionale alla tedesca da approvarsi in Parlamento. "Temo che chi è intorno a Veltroni voglia affossare la riforma e andare dritto al referendum. Ma la vocazione al presidenzialismo - dice il leader dell'Udc - è fuori tempo e fuori luogo". Per Casini, il referendum sarebbe "un inganno", con la nascita di "due finti partiti che ingloberebbero gli altri pur di avere un voto in più dell'altro. Insomma - conclude - ho paura che la ricetta referendaria voglia solo riproporre l'attuale bipolarismo sotto mentite spoglie".

(3 gennaio 2008)
Repubblica.it
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