Filariosi: la salvezza dei gatti sta tutta nella prevenzione

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!Serenella!
00venerdì 30 maggio 2008 15:05
Il caldo umido di questi giorni sta alimentando la trasformazione delle larve in zanzare adulte e il fastidio, nonché il pericolo, che gli insetti succhiatori di sangue comportano andrà vieppiù aumentando nel corso dell'estate e del primo autunno. A causa dei cambiamenti climatici, dei trasporti e dell'immigrazione, più o meno clandestina, anche nel nostro paese si vedono oggi in gran numero specie di insetti ematofagi (che succhiano sangue) di cui solo vent'anni fa nessuno avrebbe sospettato la presenza.

La zanzara tigre - Così è per la zanzara tigre, ormai considerata comune in molte regioni d'Italia e particolarmente pericolosa perché punge anche di giorno ed è in grado di veicolare malattie infettive all'uomo e agli animali. L'anno scorso, in Romagna, abbiamo assistito alla prima epidemia autoctona di Chikungunya, una malattia tropicale che colpisce l'uomo, simile alla Dengue (la febbre spaccaossa sudamericana), ma per fortuna più benigna. Il vettore è stato identificato nella zanzara tigre.

La filariosi cardiopolmonare - La stessa filariosi cardiopolmonare, che colpisce il cane e in minor misura il gatto nelle vaste aree della pianura padana, è veicolata sia dalla "zanzara comune " che da quella tigre. La stessa leishmaniosi, un tempo confinata in aree del centro sud, comincia a comparire in modo sistematico in varie microzone del nord, ove evidentemente il flebotomo che la veicola trova un ottimo habitat per sopravvivere e prosperare, trasmettendo la malattia da cani infetti ad animali sani. Così, se vent'anni nessuno pensava alla filariosi cardiopolmonare del gatto o alla leishmaniosi a nord di Firenze, oggi bisogna rivedere tutti i conti, prima che diventino contesse.

La malattia nel gatto - Prendiamo appunto, come esempio, la filariosi del gatto che è stata ed è ampiamente sottovalutata dagli stessi veterinari. Ci sono delle zone, come quelle del pavese, dove gli studi dimostrano che, anche nel gatto, questa malattia non per nulla rara e si calcola che ne soffra il 20% della popolazione felina. Il problema è aggravato dal fatto che spesso questa malattia è silente, nei felini, e offre pochissimi sintomi per un sospetto diagnostico, almeno fino a quando non diventa molto grave. La stessa formazione dei vermi adulti e la loro localizzazione sono completamente diversi dal gatto al cane e i test sul sangue molto meno affidabili.

Una cura per i felini non esiste - Quanto alla cura, se nel cane, la malattia presa per tempo è oggi perfettamente curabile e guaribile, nel gatto i farmaci arsenicali impiegati per distruggere il parassita sono talmente tossici che provocherebbero la morte del felino. Quindi la salvezza dei gatti che vivono in zone dove la malattia ha una forte presenza sta tutta nella prevenzione, che si può agevolmente effettuare tramite prodotti da somministrare una volta al mese. Dobbiamo metterci in testa che la situazione ambientale sta profondamente cambiando di giorno in giorno e parasiti, virus, batteri e protozoi non stanno a contemplare i cambiamenti. Agiscono, mentre noi magari facciamo della filosofia. Fonte
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