Ecco la vera Madonna del cardellino come la dipinse Raffaello

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speedy13
00domenica 30 marzo 2008 12:26
Dopo 10 anni di restauri quasi finito il recupero del capolavoro, più volte danneggiato e riparato

di WANDA LATTES
La Madonna del cardellino di Raffaello manca dal suo posto, nella sala 26 della Galleria degli Uffizi, da oltre dieci anni. Fu portata via quando ci si rese conto che un restauro era diventato improrogabile, che il gran numero di interventi eseguiti sull'opera nel corso di mezzo millennio non soltanto ne falsavano l'aspetto, ma si sommavano per nuocere all'integrità del dipinto: adesso il restauro principe, compiuto all'Opificio delle pietre dure, sta per finire. Ma il ritorno del dipinto, previsto per il prossimo Natale, si tinge di giallo per l'annuncio — non ufficiale — che l'opera sarebbe stata promessa al Quirinale per un'esposizione lunga e di risonanza internazionale. Per Raffaello, dunque, prima Roma e il mondo, poi gli Uffizi e quella Firenze che ne è padrona assoluta in ragione del famoso testamento dell'ultima rappresentante della famiglia Medici. Le polemiche già scoppiano, e rischiano di guastare la gioia e il compiacimento per i veri e propri miracoli di sapienza compiuti dal 1998 ad oggi nel cuore della Fortezza dove ha sede l'Opificio. E, perché non paia strano parlare di miracoli, ecco il riassunto del decennale impegno profuso dai medici di tanto malato. «Quando ci consegnarono il pacco di 107 centimetri per 77, lo liberammo dall'imballo.

Dopo averlo visto tante volte appeso a una parete, lo osservammo da vicino, steso in orizzontale, sollevato quanto necessario per scrutarlo anche dietro; a quel punto fummo presi dal dubbio: dovevamo prenderci la responsabilità di curarlo? », confessa Marco Ciatti, direttore dell'Opificio delle pietre dure. E continua: «Era un sandwich di legno, chiodi, colle, colore, vernici sovrapposti da mani diverse nel corso dei secoli. Prima ancora di cominciare le indagini fisico- chimiche, comprendemmo come il colore grigiastro che oscurava lo splendido azzurro del cielo fosse il minore dei mali, perché la maldestra ridipintura di cui era frutto si poteva eliminare. I guai erano altri... ». E per due anni il malato che spaventava i dottori fu tenuto in prognosi riservata. Raffaello aveva iniziato a dipingerlo negli anni 1504-1505, ultimandolo nel 1506. A trasformare la Madonna del cardellino in un sandwich fu una serie di peripezie. Nel 1547 una frana spaventosa fece crollare verso l'Arno, presso il Ponte Vecchio, tutta la collina di San Giorgio e le sue case.

La Madonna, donata da Raffaello all'amico Lorenzo Nasi, venne giù col palazzotto e si ruppe in 17 pezzi, poi raccolti e rimessi insieme con amore a forza di chiodi e colla. Il primo restauro, sembra, fu operato da Ridolfo del Ghirlandaio ma, da allora, non si contano i tentativi di nascondere fenditure, ferri, rigonfiamenti e buchi con colle, colori appiccicati, vernici. Finché uno degli ultimi Medici, il cardinale Giovan Carlo, l'acquistò per poi donarlo agli Uffizi, dove conservatori e direttori hanno fatto per secoli i loro pasticcetti in buona fede ogni volta che la malattia di fondo tornava a manifestarsi. «Dubbi sull'autenticità non ci sono mai stati — ricorda Marco Ciatti — ma erano drammatiche le scelte da fare sui chiodi e sulle fessure mascherate da collanti, colori e vernici applicate. Avviate analisi, decidemmo di non smontare assolutamente i 17 pezzi, ma di usare la microchirurgia, lasciando in opera i ferri, per eliminare tutte le mascherature dovute al collante. Affidammo la stabilità dell'insieme al capofalegname, Ciro Castelli. Ha operato come un grande medico, lasciando i tessuti vitali integri, liberi dalle incrostazioni, quelle che si formano anche sui tessuti animali feriti». Soppresso ogni pur minimo scalino nella struttura ossea, l'équipe dell'Opificio ha affrontato l'eliminazione dei colori aggiunti e le vere mancanze di colore sulle fratture. Scelto il metodo di restauro pittorico, classico per i seguaci della scuola fiorentina di Umberto Baldini, ha adottato un millimetrico uso dello stucco e l'intervento di colori a tratteggio scelti con selezione cromatica. Quest'ultimo, fondamentale lavoro, ancora in via di ultimazione, è affidato alle sapienti mani di Patrizia Rintano. Marco Ciatti sottolinea, infine, due particolarità del restauro. Primo: è stata ritrovata e salvata, sotto il sandwich, la vernice originale data da Raffaello e rimasta intatta a dispetto delle peripezie. Secondo: la pittura a tratteggio non è visibile se non con un'attenta osservazione da una minima distanza. Insomma, «il restauro salvaguarda il valore del documento, senza trasmettere alcun falso».

La Madonna, conclude Ciatti, sarà custodita da una speciale cornice a scatola, di aspetto simile alle cornici classiche, capace però di conservare l'opera in un microclima costante. L'annuncio del miracoloso ritorno alla vita di un capolavoro maltrattato dal tempo finirebbe così, col ritorno a casa di un prezioso dipinto salvato da «medici specializzati». Ora lo sappiamo: la tavola poteva di nuovo fratturarsi, i colori e le colle sarebbero fermentati e l'originale sparito, se gli Uffizi non avessero chiesto aiuto al momento giusto. Ma c'è nell'aria quel dubbio, quell'agitazione, che preoccupa Firenze. E già si leva la protesta: il nuovo debutto in società della Madonna del cardellino deve avvenire qui.

Prima La Madonna del cardellino si presentava così nel 1998




Durante Il restauro ha eliminato le «toppe» fatte col collante




Oggi Dopo aver soppresso i dislivelli e rimosso le colle, sono stati eliminati i colori aggiunti e affrontate le vere mancanze di colore con interventi a stucco (foto Massimo Sestini)




fonte
.chiaroche.
00domenica 30 marzo 2008 15:13

"è stata ritrovata e salvata, sotto il sandwich, la vernice originale data da Raffaello e rimasta intatta a dispetto delle peripezie."


alcuni eventi sanno davvero di miracoloso... sono tornata da Firenze da poco e tra Pitti e gli Uffizi ho gli occhi ancora pieni di bellezza...
neve67
00domenica 30 marzo 2008 16:07
vi dirò che mi piace in tutte e tre le versioni di colori
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