e infine... il protagonista: Dilbert
Lavora nel cubicolo di un'azienda high-tech, ha una cravatta in poliestere che vive di vita propria ( è uno dei frequenti tocchi di surrealismo), e ama la tecnologia più del genere umano.
Si chiama Dilbert ed è il flemmatico protagonista di una striscia a fumetti che in pochissimi anni è letteralmente esplosa negli Stati Uniti: pubblicata su 800 giornali, viene letta da 60 milioni di persone, è il primo «syndicated cartoon» ad avere la sua «zona» in Internet e non c'è muro di ufficio o terminale di computer da cui non occhieggi una sua vignetta.
Il perché di questo successo in continua crescita sembra risiedere nel fatto che Dilbert è un tizio sottoposto ai capricci di gente che sta più in alto di lui nella catena aziendale. Quasi chiunque finisce col subire un processo di identificazione; chi non lo fa è solo perché si trova in vacanza a St. Moritz o alle Bahamas ignorando bellamente i fax dei dipendenti.
Scott Adams ha iniziato a schizzare il suo buffo personaggio senza bocca mentre era impiegato alla Pacific Bell, poi, dato l'imprevisto e irresistibile successo del suo fumetto, ha abbandonato senza troppi rimpianti la grande azienda. Non per questo gli sono venuti meno gli spunti comici del mondo del lavoro, anzi molti gli sono suggeriti dalle esperienze di vita vissuta contenute nei 3.500 messaggi che riceve settimanalmente «on-line».
Nel cinico mondo del lavoro aziendale, Dilbert è alle prese con vari tipi di inettitudini impiegatizie e di carognerie tecnologiche e si avvale della presenza dei suoi eccezionali comprimari
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