Diario n° 42: alanford50

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alanford50
00venerdì 22 febbraio 2008 21:56
Mille anime in cerca di cose che non verranno mai trovate.


Uuuuhhhhmmm che strana aria che c'è questa sera dentro a questo locale, mi ricorda scene gia viste, magari in un film, fumo, un rincorrersi di luci e di ombre, suoni incomprensibili di note lontane, mille anime in cerca di cose che non verranno mai trovate, di sentimenti perduti o mancati, di sentimenti scaduti, di età passate o di età mai vissute, desideri inconfessati, di voglie inespresse, di volti che non si conosceranno e che sicuramente non si riconosceranno ne si ricorderanno, attimi rubati a speranze di vita, attimi rubati a sogni inespressi e incompresi, realtà vissute nel sogno, e sogni inconsapevolmente vissuti nella realtà, incapacità a comprendere, non volontà a comprendere, l'unico desiderio vero, tangibile, è far passare quest'attimo di vita così difficile da sopportare, da capire, da comprendere, da vivere, la ricerca spasmodica di un alibi per eventualmente poi perdonarsi, per giustificare quello che non si è riusciti a capire e per poter poi ripetere il gesto fingendo di non sapere, per poi ritrovarsi nuovamente a mentire, per poter vivere con la speranza di non soffrire, è proprio la scena di un film, un film che ho visto molte volte forse troppe volte, un film un po’ melò, oppure retrò, molto più sinceramente e praticamente non lo so, ma quanto fumo che c'è qui dentro questa sera, mi concederò un bicchiere di roba che mi farà sicuramente star male, ma che questa sera mi aiuterà a non ricordare, mi aiuterà a non riconoscere i volti nascosti nel fumo, mi aiuterà a non vedermi seduto ad un tavolo con il pensiero sperduto in risposte senza domande, ad aspettare che giunga il mattino, o semplicemente ad aspettare che un cameriere abbia pietà e mi scaraventi fuori con gesto secco e repentino, un gesto a cui io risponderò bestemmiando, e lì su quel freddo selciato aspetterò il mattino e con esso la luce che permetterà di rivedere il mio volto riflesso e di riconoscermi in una pozzanghera lasciata lì dalla pioggia generosa caduta durante la notte appena svenduta.

Alanford50
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00sabato 23 febbraio 2008 16:50
Il percorso della nostra vita avviene all'interno di una strada a forma di spirale.


Io credo che se esiste una forza nella natura, questa è raffigurabile in una spirale inclinata (quindi non piana) della quale non conosciamo ne l'inizio ne la fine, so solo che a un certo punto alla nostra nascita, ci troviamo all'interno in un punto qualsiasi (insignificante) di questa spirale, e nel nostro peregrinare senza un'apparente logica, noi scendiamo o risaliamo lungo le spire e le inclinazioni di questa spirale, la pendenza di questo cammino siamo in parte noi a stabilirlo, con la nostra capacità, intelligenza, volontà e sopratutto capacità e accettazione della sofferenza, non esiste un percorso migliore dell'altro sia che si stia salendo o scendendo, in ambedue le direzioni, si fatica, e si soffre, quello che ho capito e che mi ha cambiato totalmente la vita e l'unica grande verità presente in questa spirale, e che qualsiasi sia la strada che prendi, salita o discesa, la fatica che dovrai fare è sempre la stessa, quindi quando mi sono trovato in momenti bui della mia vita, grazie a questa scoperta e alla volontà, e alla capacità di farmi carico di una certa dose di sofferenza, ne sono uscito bene e con le mie gambe, la fatica e il dolore sono perfettamente uguali sia nel continuare ad abbandonarsi allo stare male e al lasciarsi andare verso la discesa ammaliatrice e subdola, che ha cercare di stare meglio quindi lo sforzo di invertire il percorso e prendere la strada in salita apparentemente piena di sofferenza, quindi la spirale della vita per certi versi anche se è composta di salite e di discese in realtà e piana, perché lo sforzo di viverla è uguale nel bene e nel male.

Alanford50
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00lunedì 25 febbraio 2008 02:18
DOLCI E TRISTI NOTE DA UN PIANOFORTE SCANDITE.

Il buio, improvviso mi circonda e sorprende nel gesto di socchiudere gli occhi, e il silenzio che lo accompagna mi pervade e dolcemente mi possiede, ma ecco che quasi a disturbare questa beatitudine, dolci e lente note irrompono e spaziano in questo universo fatto di oscuro e di goduto silenzio, dolci e tristi note da un pianoforte, sapientemente scandite, dolci e tristi note intervallate da uno spazio di vuoto e di silenzio che gli attribuisce il valore e il tempo, note che vivono il loro spazio sul pentagramma che dona loro un ordine ed un senso che si trasforma inesorabilmente in melodia, lo scorrere sul rigo ne rappresenta il loro unico destino, fermo immutabile, che dona per sempre, il loro tempo scandito, o dolci, lente e tristi note che interrompete il mio silenzio, non vi sarà negato il mio perdono, anzi, doveroso è il mio ringraziarvi per avermi addolcito l’attimo, quell’attimo di vuoto tra un battere ed un levare, tra un sussulto ed un pensiero andante e forse banale, che lasciandosi cullare dalla magica armonia, mi da ritmo al cuore ed al suo battere sempre uguale, e questa dolce melodiosa armonia riempie per un attimo non misurabile i vuoti ed i silenzi che a volte accompagnano gli spazi e i tempi non gestibili della vita mia.

Alanford50
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00martedì 26 febbraio 2008 01:56
LA BANALITA’ DELLA CASUALITA’

In natura ogni cosa serve per permettere ad una o più cose di sopravvivere, una vera e propria catena, tutto è riconducibile ad un freddo ingranaggio che consente alla macchina di girare e di funzionare, anche le cose belle non sono fini a se stesse, ma esistono per fare la loro parte in quel grande movimento cosmico della macchina umano/vegetale.

Alcuni fiori sono estremamente belli e profumati per il solo scopo della sopravvivenza, per attirare altri animali, insetti o simili che trasportino le loro spore su altri fiori, per continuare e perpetuare la specie, quello che è veramente incomprensibile è il perché tutto ciò deve avvenire, e come se fosse una macchina che una volta messa in moto non si ferma più, la vera domanda non è cosa fa la macchina per continuare a funzionare, ma perché è in moto?! qual'è il fine recondito, è anch'esso frutto di una casualità oppure no? questa è la grande domanda a cui nessuno se non tramite la fede ha saputo dare risposta, ma la fede ha risposto in modo sibillino chiedendoti a sua volta un atto di fede, ossia chiedendoti di credere senza farti troppe domande, e questo per me non va bene, perché una vera domanda senza una vera risposta genera solo altre domande che non danno mai risposte, e allora rieccoci punto e a capo al punto di partenza e alla ricerca di quella casualità che ha dato origine alle cose.

Il mondo è una creazione senza un senso compiuto, ma esso è talmente perfetto nella sua totale inutilità da mettere l'uomo in condizione di cercarne a tutti i costi un senso, incapaci di credere che tutta questa perfezione non abbia un fine, finendo così involontariamente per trovarvi nella sua illogicità, l'unico scopo, capirne il perché noi esseri che per vivere necessitiamo di logica e di un senso, siamo stati costretti ad attribuirgliene uno per potergli sopravvivere.

Alanford50
!Serenella!
00martedì 26 febbraio 2008 15:55
alan che ne dici se questa discussione diventa il tuo diario e quindi la spostiamo nella sezione apposita?
alanford50
00martedì 26 febbraio 2008 17:55
Non ho problemi di sorta, questo spazio è aperto a tutti, anzi ben vengano voci diverse a parlarmi dei loro punti di vista e dei loro pensieri ed anche a dirmi cosa ne pensano dei pensieri che io molto impunemente esprimo.
Più o meno è la medesima cosa che ho cercato di fare con le immagini nella discussione "L'angolo delle visioni innocenti" che non sapendo dove aprirlo l'ho aperto molto impunemente e senza volontà di attribuirgli valori di sorta, l'ho aperto nel 3D riservato all'arte, sposta pure come meglio credi, al limite se lo ritieni opportuno tienili tutti e due vicini, sia quello delle immagini che questo dei pernsieri.
Ciao neh!
neve67
00giovedì 28 febbraio 2008 00:24
grazie per voler condividere con noi il tuo diario, i tuoi pensieri, le tue emozioni
alanford50
00giovedì 28 febbraio 2008 01:46
UN SALUTO QUALUNQUE.


Ora che il sole si arreso, ora che il sole ha ceduto, il suo spazio alla nebbia che
prepotente e fredda sale, quasi a toglierci il sorriso, ora che il sole ha rimandato ad
un ipotetico domani non certo, la sua prossima venuta, il suo prossimo sorriso, per
non lasciarci con un malinconico saluto, la notte fredda sua grande amica si è
affrettata a prendere possesso dello spazio lasciato vuoto, per non toglierci la
speranza del suo prossimo calore, mi affretto a porgervi il mio saluto prima che il
buio mi inghiotta e con esso il ricordo della luce e del suo colore.

Alanford50
alanford50
00lunedì 17 marzo 2008 01:28
IL VERO UNICO GRANDE MIRACOLO.


Da che ho memoria ho sempre avuto netta la sensazione della fortuna insita nel fatto di essere vivo, e quanto questo rappresenti un vero è proprio miracolo, la realtà in questo caso supera incommensurabilmente la fantasia, io ho vinto la gara della vita tra milioni di spermatozoi, con la stessa voglia di farcela e lo stesso diritto, ma senza sapere con quale merito, ho vinto io.

Quello che deve assolutamente rendere il senso di quanto è pazzescamente importante è bello il fatto di esistere e che io sono il frutto assurdamente matematico di una serie di vittorie di spermatozoi dei miei avi, fino alle origini dei tempi, se in uno solo dei miei avi avesse vinto un'altro spermatozoo, sarebbe cambiata la combinazione matematica, per cui IO ora non esisterei, quindi anche io fino ad ora ho sempre avuto la gioia limitata dall'attribuire la mia eterna gratitudine solo ai miei genitori e ai loro genitori, mai mi ero spinto anche solo a pensare alla grande combinazione chimico/matematica che c'è dietro alla mia esistenza, quindi da oggi amerò ancora di più la vita, perché è assolutamente evidente che è frutto di un vero ed irripetibile MIRACOLO.

Non sono capace di fare i conti di quanti potrebbero essere i miei avi, dall'origine ad oggi, siamo nell'ordine di molte migliaia, quindi IO sono il frutto di una mostruosa irripetibile catena di vittorie che hanno portato a me in modo univoco, questa lunghissima combinazione e catena non poteva portare che a ME, ho la coscienza che se anche uno solo dei fattori in qualsiasi momento fosse cambiato, non sarei più io ad esistere ma un'altro. PAZZESCO.

Alanford50
alanford50
00mercoledì 19 marzo 2008 17:28
LA FESTA DEL PAPA' E DELLA MAMMA


Nonostante la mia veneranda età, nonostante che sono padre a mia volta, felice e festeggiatissimo, non posso esimermi dal pensare in un modo più triste per certi versi e con un malinconico languore, a mio padre (anche a mia madre), alle cose che non ci siamo mai detti, ai sentimenti inespressi perchè dati troppo facilmente per scontati, ora che non ci sono più da molti anni, ora che ho capito, ora che avrei la voglia, la capacità, il desiderio e ora che saprei cosa dirgli, ora che mi rendo conto di quanto mi manchino, mi faccio carico di tutte le mie colpe e delle mie mancanze, mi faccio carico di tutte le volte che avrei potuto dirgli anche un semplicissimo VI VOGLIO BENE ma non l'ho fatto, per pudore, perchè forse lo davo troppo per scontato, o anche solo perchè giustamente ero troppo preso dal mio vivere e dallo scoprire la vita, da quella sete, da quella bramosia che ti fà egoista, vi esorto voi che leggete e che ne avete ancora l'occasione ritagliatevi un piccolo spazio e fatevi un regalo, ditegli quelle tre piccole e semplici parole che sanno riempire il cuore, quelle tre semplici parole che danno senso ad una intera vita, tre semplici parole che ripagano di mille sacrifici e danno un senso alla dedizione donata, chi può non se la lasci sfuggire quest'occasione speciale di essere figli e di sentirsi famiglia.

Da quando ho perso i miei genitori e sono ormai passati moltissimi anni, non passa giorno che non pensi anche solo un attimo a loro, e che non ne pronunci il loro nome, è l'unico modo che ho per donargli un'attimo di eternità e ancora un attimo di vita, nonchè di chiedergli perdono della poca riconoscenza ed amore che ho saputo esprimergli quando avrei potuto, ma troppo occupato a vivere la mia gioventù e quando ero troppo ottuso per capire le cose che il mio comportamento mi portava a perdere.

Quindi mi unisco a tutti nell'augurare a tutti i papà ma anche a tutte le mamme del mondo un augurio di cuore colmo di grande gratitudine.

Alanford50
alanford50
00giovedì 20 marzo 2008 00:37
LA NOSTRA SPECIE NEL PIANETA *

La pazzia incalza, avanza trasversale sugli uomini, di qualsiasi fede religiosa o
politica, la verità quella vera sta per evidenziarsi, ossia, che tutte le ideologie e tutte
le religioni sono false, sono servite unicamente per poter governare i vari regni degli
uomini, ora che questa nuova verità sta per essere assorbita dalle menti degli uomini,
ci si consuma a strapparsi di mano gli ultimi brandelli di quello che c'era sulla
tavola umana, poi ci sarà il nulla, per un po’ , per poi rinascere, pero forse come
prima, ossia pronti a ripetere tutti gli stessi errori, magari credendo a chiunque ci
porti qualche parola di speranza, e il ciclo della vita tornerà a ripetersi e ci riporterà
all'unica verità esistente, che non esiste un perché delle cose, esistiamo e basta e
come qualsiasi altra specie vivente su questo pianeta, viviamo in base alle nostre
caratteristiche imposte dalla nostra specie, ma siamo assolutamente uguali a tutte le
altre che popolano questo pianeta, le formiche fanno quello che fanno senza un vero
perché ma lo fanno, così come ogni altra specie di questo pianeta..

Alanford50
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00martedì 25 marzo 2008 16:33
TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO.

Si ha ragione quando si dice che ad osservare la vita ci si accorge che è sempre
"tutto ed il contrario di tutto" la vita è come una moneta che ogni volta che la tiri in aria per vederne il destino ti appare con una faccia diversa, così ti chiedi come sia possibile, la nostra piccola capacità ed elasticità ci dice che le facce di una moneta sono solo due, ma la realtà ci sorprende sempre e ti accorgi che ogni volta che la moneta ricade nelle tue mani ti si mostra con una faccia diversa, ma a pensarci bene non è una cosa così impossibile, anzi il contrario, tutto assume nuove forme e nuove visioni, ma la realtà non viene mai falsata perché anche in questo eterno mutare le cose accadono sempre con un sottile filo logico, perché la filosofia della vita è simmetrica per fortuna, quindi il mutare delle cose non è che una forma di leggera deformazione della realtà conoscitiva che lega gli avvenimenti in un modo che è molto vicino alla nostra povera capacità logica di leggere gli avvenimenti, così tanto da poterci dare una visione tranquillizzante del nostro lento vivere.

Alanford50
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00martedì 8 aprile 2008 17:59
CHI SI RICORDA DELLA CARTA DA ZUCCHERO BLU.

Il ricordo di quella carta dallo strano colore blu intenso, mi riporta bambino, quando nel negozio sotto casa, mandato, compravo lo zucchero o gli spaghetti sfusi, che non erano tagliati e diritti come si usa oggi, ma lunghi ed in mezzo curvati, a denotare una lunga asciugatura appesi tutti eguali, tutto veniva venduto sfuso ed incartato con quella carta strana di colore blu, leggermente spessa ed oleosa, così diversa da tutte le altre, e proprio per questo me ne chiedevo il senso e l'utilità

Quella carta serviva anche per noi bambini come prima cura contro gli infiniti bolli che i giochi ci procuravamo, appositamente bagnata la si appoggiava sulla parte colpita, e d'incanto il dolore svaniva, o perlomeno così ci sembrava, a noi fanciulli di un tempo, una misera carta blu aveva il potere di farci credere a chissà quali miracolosi poteri, o forse eravamo solamente bambini capaci di sognare e che abbiamo avuto la grande fortuna di nascere in un momento e nel posto dove questo ci era stato concesso di fare.

Alanford50
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00giovedì 10 aprile 2008 03:08
L’ANGOLO DEI RIMPIANTI AGOGNATI.

Rimpianto di un qualcosa desiderato, di un qualcosa mai ottenuto,
uno stato d'animo capace di non lasciarti andare, andare per il
mondo, a vivere e a soffrire, uno stato d'animo che ha assunto le
sembianze della paura, che ti blocca e ti concede solo il
rimpianto, di ciò che sai di essere e non puoi e non sai dire, di ciò
che vorresti essere e non osi quasi neanche sperare, allora resti
fermo a guardare, il mondo che secondo te vive le tue emozioni
mancate, quelle emozioni tanto agogniate, ti resta la
consapevolezza che ti lascerai vivere nella speranza che una forza
misteriosa che non ti appartiene te le conceda per grazia dovuta.

Alanford50
alanford50
00martedì 22 aprile 2008 23:37
CAMMINARE PER ANTICHE STRADE.

Nel camminare per queste antiche strade, odo il rumore dei miei
passi, nel silenzio rimbomba sui muri delle case, solo il vento si
insinua, solo il vento osa, la paura delle genti traspare dalle porte
socchiuse, il loro respiro si ferma sull'umido dei vetri, le tende
avvolgono e nascondono sguardi impauriti curiosi ed ostili, tutto si
muove e si dà da fare nell'ombra per renderti straniero, se non
fosse per il rumore dei miei passi che nel silenzio rimbomba sui
muri delle case, forse avrei paura.

Alanford50

alanford50
00giovedì 1 maggio 2008 02:36
UN SALUTO QUALUNQUE.


Ora che il sole si arreso, ora che il sole ha ceduto, il suo spazio alla nebbia che
prepotente e fredda sale, quasi a toglierci il sorriso, ora che il sole ha rimandato ad
un ipotetico domani non certo, la sua prossima venuta, il suo prossimo sorriso, per
non lasciarci con un malinconico saluto, la notte fredda sua grande amica si è
affrettata a prendere possesso dello spazio lasciato vuoto, per non toglierci la
speranza del suo prossimo calore, mi affretto a porgervi il mio saluto prima che il
buio mi inghiotta e con esso il ricordo della luce e del suo calore.

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00mercoledì 14 maggio 2008 23:56
Vivere la propria solitudine.

Vivere con serenità e padronanza di se la propria solitudine è un dono degli Dei, è una sensazione che è da pochi, significa entrare in una dimensione parallela dove tutto vive con estrema lentezza, dove si odono i propri battiti del cuore scandire il proprio tempo, dove si sente il proprio respiro alimentare la propria vita, dove il pensiero rimbalza tra la mente e l’ anima alla musica dei rintocchi del cuore e tra un battere ed un levare, in quell'attimo di silenzio e di attesa del battito successivo si gode di se e di tutto ciò che ci circonda, e finalmente ci si sente padroni coscienti del proprio vivere.

Alanford50
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00martedì 27 maggio 2008 03:14
Il numero di pecorelle scannate dai pastori è di gran lunga superiore al numero di pecorelle mangiate dai lupi. Per cui, se qualcuno vi proponesse di essere il vostro pastore per salvarvi dai lupi, pensateci bene. (Anonimo)

Bellissima metafora.... [SM=x322271]
alanford50
00sabato 14 giugno 2008 16:36
L'attimo del sogno.


Per fortuna la vita ci impone e ci mette in condizioni di non poter scegliere, e ci obbliga a desiderare e a cercare di realizzare i nostri momenti di vita, fa parte della nostra componente di umanità, ma io entro certi limiti cerco di strappare alla vita la possibilità di sognare e di far dipendere dalla mia volontà il volere e il poterli realizzare.

In queste cose importanti cerco di avere l'arbitrio e anche la possibilità di rinunciare, anche senza motivo, solo per il gusto di sentirmi vivo e padrone del mio pensiero e con esso del mio desiderio.

E' evidente che la realizzazione del sogno ne rappresenta anche la sua fine, e da qui si innesta una perversa corsa ai nuovi sogni, così anche solo per non rischiare di restarne senza, situazione difficilissima da sopportare e da vivere, ma così facendo si finisce per crearsi sogni fasulli o poco importanti, dei riempitivi, proprio solo per non dover sopportare il periodo senza sogni, che ripeto è difficilissimo da sopportare, non per me, io ho imparato, non senza soffrire, che è necessario fare delle scelte di qualità più che di quantità, e che tra un sogno importante ed un altro ci sono dei momenti di NON sogno che vanno vissuti egualmente con pari dignità ed importanza, facendo questa operazione di discernimento delle cose importanti si apprezza e si gode molto di più nel periodo che prelude la realizzazione del sogno stesso, che come precedentemente espresso ne rappresenta la inesorabile fine.

Non solo, la nostra fantasia è talmente superiore alla realtà, che tirando le somme dopo la realizzazione di un sogno, spessissimo ci riscopriamo delusi, traditi dal sogno, in quest'ottica il sogno può e deve essere visto come l'antitesi della realtà, cioè una forma di panacea che ci permette di sopportarla e superarla, uscendone il più possibile indenni, l'errore che non deve mai essere fatto è quello di cercare di mischiare le due filosofie di vita, se la realtà viene vissuta come nel sogno e il sogno vissuto come la realtà è la fine di entrambi, quindi la strategia deve essere quella di utilizzare entrambi tranquillamente, in modo che una cosa aiuti l'altra, ma in modo totalmente separato ed appropriato.

Esempio io posso sognare qualsiasi cosa, anche di essere Dio, l'importante che quando vivo la mia quotiidanetà, io viva da uomo consapevole della differenza tra l'essere uomo e l'essere Dio, anche se concedo alla mia parte di uomo di cercare di rassomigliare a quella che è la mia immagine e il mio sogno di Dio.

Alanford50
alanford50
00mercoledì 18 giugno 2008 02:39
Addio a Mario Rigoni Stern


Mario Rigoni Stern era uno dei pochi sopravvissuti alla campagna di Russia. Un’esperienza che ha raccontato nella sua opera più nota “Il sergente della neve”.
Ho letto quel libro moltissimi anni fa, quando i ricordi per lui forse erano ancora molto vivi e sicuramente portatori di dolori e di grandi rimpianti, per i compagni perduti lungo quel disumano cammino, per il dolore ed il rimpianto di una gioventù spesa dietro ad un sogno che non gli era mai appartenuto.

Quel libro mi fece innammorare di quel genere letterario, quello realtivo alle guerre del novecento ed in particolare alla prima e seconda guerra mondiale e quella americana svoltasi in Vietnam, da quel libro molti altri sono stati letteralmente spremuti in ogni loro essenza, fino quasi a viverne le emozioni da loro tragicamente descritti, il secondo libro che ho letto e che consacrò il mio amore per quelle vicessitudini del nostro secolo fu "Tu passerai per il camino" che raccontava la storia di alcuni sopravissuti dal campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, quello dell'olocausto fu un tema che mi toccò particolarmente nell'intimo così come lo furono le mille storie raccontate dai partigiani delle mie valli che sopravissero alla 2° guerra mondiale.

Di tutte queste tremende tematiche amo leggere però solo i libri biografici dei personaggi che l'hanno vissute in prima persona, evitando come la peste ogni forma di storia romanzata.

Quindi dedico questo mio pensiero ad uno di questi uomini che ha scritto di quello che ha vissuto, per le genti future, per onorare la memoria e per evitare che simili fatti si potessero ripetere nei tempi a venire, così come lui anche Primo Levi fù un grande scrittore che ci dedicò quel immane peso che poi inesorabilmente lo schiaccio proprio quando tutto sembrava dover essere dimenticato, queste grandi persone sono portatori del peso della storia e loro hanno cercato di dirci ed insegnarci qualcosa, ben consci che il tempo avrebbe comunque vinto sulla mentalità e sui cuori degli uomini che sarebbero venuti dopo, nei loro racconti si vive la grande tristezza dell'inutilità totale di quello che hanno loro malgrado vissuto, ma sono convinto che la loro tristezza veniva dalla certezza che poco delle loro parole sarebbe rimasto nel tempo, rendendo così inutili tutte le gesta e le inutili morti di milioni di uomni che loro malgrado si sono trovati a vivere il loro presente, il loro passato ed il loro futuro nel giro di pochi istanti, di pochi momenti che a loro furono fatali, ingiusti ed assurdamente incompresi.

Alanford50
Lostrys63
00mercoledì 18 giugno 2008 10:34
Grazie per il tuo ricordo!
Ho letto "Il sergente nella neve" a scuola e l'ho molto amato.
Insieme ad "Addio alle armi" di Hemingway resterà per noi come monito sull'assurdità della guerra.
alanford50
00mercoledì 25 giugno 2008 02:18
Papaveri e fiordalisi.

Io ho vissuto solo i miei primi 5 anni di vita in campagna, poi ho sempre vissuto a Torino, ma d'estate tornavo nell'Astigiano nel paesino dove mia madre era nata, vissuta e cresciuta, mi ricordo ancora i carri tirati lentamente dalle mucche e dai buoi, mi ricordo i papaveri e i fiordalisi nei campi di grano, oggi non si trovano quasi più, qualche papavero ma non ho mai più visto i fiordalisi, troppe sostanze chimiche molto probabilmente, mi ricordo il grande caldo afoso dei mesi di luglio/agosto e la macchina per battere il grano con tutto il suo rumore e la gran nuvola di polvere e le raccomandazioni dei grandi a non avvicinarsi alla macchina a vapore che con la sua cinghia lunghissima faceva funzionare la macchina più grande dove veniva diviso il grano dagli steli e insaccato, le balle di paglia che uscivano imballate dalla parte posteriore del carro più grande, paglia che veniva successivamente usata per la stalla e le bestie, i sacchi di grano chiusi appoggiati al muro del cascinale sotto l'uva dolce ed asprigna che cresceva attaccata al muro vicino al pozzo e all'uscio di casa, uva "lignenga" almeno così veniva chiamata in dialetto, non ho mai saputo come si chiamasse in italiano, ma non l'ho mai più trovata in commercio, era un tipo di uva autoctona da tavola probabilmente senza un vero e proprio mercato, mi ricordo le moltitudine di persone che in quei giorni di duro lavoro si davano da fare per portare a termine il ciclico lavoro, la grande fatica, il sudore, ma anche la grande semplicità ed allegria, bastava un bicchiere di fresca picchetta (vino innacquato con fresca acqua del pozzo con l'aggiunta di un po' di zucchero) dal grande potere dissetante e rinfrescante per far tornare energie ed allegria nelle genti, non so dire se quei tempi erano migliori, sicuramente erano altri tempi, probabilmente ne migliori ne peggiori, parlo degli anni 1955/60, i meravigliosi anni 60.

Alanford50
alanford50
00sabato 28 giugno 2008 00:02
Notte.

Notte, notte, notte silenziosa, notte miracolosa, tu che con il buio

lasci intravedere ciò che la nostra memoria e la nostra coscienza

nega spudoratamente, notte maliziosa, notte veritiera, tiepida umida

e sibillina, le tue parole sono oscure, così come il tuo umore, ma è

solo apparenza, chi ti conosce non ti teme, non teme la lunghezza del

tuo andare per il mondo, tanto si sa che se anche tra un po’ te ne

andrai come un' amore fedele da noi ti ripresenterai, basta

aspettare, senza lacrime, senza più parole.

Alanford50
alanford50
00venerdì 11 luglio 2008 02:57
Se la fede è un dono.

Lo so che la fede è un dono, ma io da quando ho la coscienza di me vivo di domande, pochissime hanno trovato risposta, ma non demordo, circa il discorso del dono, la prima domanda che mi è sempre sorta spontanea, se la fede è un dono, perché io non c'è l 'ho? non me la meritavo? oppure sono uno di quelli predestinati a fare lunghe ricerche per trovarla, perché non subito come altri che sono capaci di accettare tutto senza porsi domande, c'è l' hanno e basta senza fatica, io preferisco le domande, mi danno di più il senso della mia esistenza, le domande mi fanno sentire vivo e capace di intendere e di volere.
O come Giacobbe devo pensare che dovrò percorre la mia vita in ricerca dell'esistenza di Dio per poi arrendermi di fronte all'impossibilità di vedermelo palesare ed accettare che proprio questa è la palesazione effettiva della presenza di Dio, tradotto in parole povere quando io riuscirò a smettere di cercarlo ed ad accettarne la sua presenza, allora lo avrò trovato,uuuuuuhhhhhhmmmm, non sono così facile da cedere a me stesso con un inganno così sottile, una non risposta non potrà mai essere per me LA RISPOSTA, quindi sono perduto, ma come ho scritto prima non mi arrendo, e piano piano cerco di avvicinarmi il più possibile, anche se il sogno resterà sogno, so solo vivere così, la mia speranza è un giorno di vedere il mio volto riflesso nella grande luce, ma se non sarà così pazienza.

Alanford50
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00giovedì 31 luglio 2008 02:19
L'illusione di vivere il tempo.

Noi siamo convinti di essere padroni del tempo, di sapere e di poter modificare e gestire il domani, e ci mettiamo a correre affannandoci e dandoci da fare, ma la verità è che noi siamo fermi e il tempo ci scorre sotto i piedi, il nostro corpo è fermo ma il domani è già ieri, solo la nostra anima che salta tra il cuore e il pensiero come impazzita, prigioniera del nostro misero corpo inerme, solo lei riesce a sentire lo scorrere del tempo e con esso il nostro lento inutile morire.

Alanford50
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00domenica 10 agosto 2008 22:51
Freddi venti di guerra.

Che strana atmosfera, la sento tangibile intorno a me, non ci posso fare nulla, perchè so che non serve a nulla, quella macchina infernale che ci lega al mondo, con le sue immagini e parole che ingannano il senso, gioia per una colpo ben dato di fioretto o per un risultato raggiunto, mille morti che ci entrano in casa ma che si attraversano l'anima senza fermare il corso degli eventi, una nuova guerra che le immagini non ci sanno dare come tale, per noi è uguale a quella precedente, e sappiamo già che sarà uguale alla prossima che verrà, forse sarà solo un po' più cruenta, a noi resta la giusta gioia che per ora in fondo non ci tocca.

Alanford50
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00domenica 31 agosto 2008 02:58
Un attimo.

Quanto conta un attimo, basta un attimo per scoprire la vita, un attimo per viverla interamente, un attimo per chiudere gli occhi e tornare a chiudere il cerchio della vita, quanto è lungo un attimo, il tempo di un respiro, il tempo di un alito di vita nel lungo respirar del tempo.

Alanford50

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00domenica 5 ottobre 2008 03:28
L’affanno del vivere.

Tutto mi lascia una sensazione dominante di affanno, come di parole pronunciate od urlate di corsa in faccia alla gente che ti attraversa il cammino, pensieri repressi, esplosi in quella corsa affannosa, l'intenzione di colpire tutti, chiunque si trovi a passare, chiunque colpevole di rappresentare i desideri i sogni e le delusioni represse, come l'esplosione di mille sentimenti che cercano una ragione di espressione nelle prime parole ad uscire, tutti insieme, confusi nella loro logicità, fino a diventare illogici, nella loro fredda verità e realtà, la confusione non ne distoglie il senso, ma lo confonde, troppe cose da dire in così poche parole e in così poco tempo, un pugno, uno schiaffo, una reazione rabbiosa, sicuramente una reazione che non ricerca risposte ma solo il bisogno di concedersi la libertà di essere finalmente espressione del proprio contrito dolore, un'esplosione.

Alanford50
alanford50
00lunedì 27 ottobre 2008 02:35
Trenta, quaranta, cinquanta.

A trent'anni per sentirti grande ti crei e gestisci un passato, a quaranta anche se lo hai avuto un passato non ci pensi più e conta moltissimo il presente, dai cinquanta in su non pensi al passato se non con un dolce senso di leggero rimpianto come di un qualcosa troppo lontano nel tempo, sai che c'è stato e che è stato bello, ma è troppo lontano nel tempo, del presente ti interessa unicamente lo star bene con te stesso e soprattutto di stare bene in ogni senso della parola, del futuro non te ne curi tanto, un po' per scaramanzia e un po' perchè non te ne importa, troppo diverso da quello scarso ricordo del tuo passato ormai remoto, ed allora per non alimentare il ricordo che ormai è dolore, meglio lasciare stare il futuro perchè il futuro ed il passato si cercano e si trovano con un lento rincorrersi nel tempo, perché uno avvalla il senso dell’altro, quindi solo il presente ti è di magra consolazione, ma di quello ne sei certo e ne sei ancora padrone.

Alanford50
alanford50
00domenica 30 novembre 2008 23:39
Come salvarsi dalla propria solitudine.

Concordo totalmente con chi afferma che l'unico modo di uscirne con le ossa intere dallo scontro con la solitudine è quello di farsela veramente amica, nel senso che se la conosci non ti uccide, impensabile mandarla via, tanto vale imparare a conviverci a fianco, come si deve fare con tutte le avversità e le negatività che ci attraversano il vivere.

Dopo avere imparato a conviverci a fianco, presa a piccole dosi è addirittura consigliabile, ci sono angoli e meandri bui che consentono grandi riflessioni che da altre parti non sarebbero possibili, solo dentro a certi silenzi si riesce sentire la nostra anima che ci parla e che ci guida con la sua voce sottile e tagliente.
Non esiste posto migliore della propria solitudine per ritrovarsi in un limbo dove la menzogna è bandita, al massimo gli ci si consente di camuffarsi un po’.

Alanford50
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