CARNEVALI famosi in ITALIA

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neve67
00martedì 9 gennaio 2007 21:56
Italiani

Maschere al Carnevale di Venezia
Carnevale di Acireale
Carnevale di Bagolino
Carnevale di Cento
Carnevale di Civita Castellana
Carnevale di Fano
Carnevale di Foiano della Chiana
Carnevale di Ivrea
Carnevale di Massafra
Carnevale di Putignano
Carnevale di Ronciglione
Carnevale di San Gavino Monreale
Carnevale di Santhià
Carnevale di Sciacca
Carnevale di Verona
Carnevale di Venezia
Carnevale di Viareggio
Carnevale di Villa Literno
Carnevale di Saviano-
neve67
00sabato 10 febbraio 2007 16:06
ACIREALE
Il Carnevale Acese ha origini antichissime. Si pensa, infatti, che la manifestazione sia nata spontaneamente fra la gente e quindi ripetuta negli anni dal popolo, che libero dai rigidi vincoli, poteva con una certa libertà scherzare, dando luogo a saturnali in maschera dove era uso prendere di mira i potenti del tempo con satira e sberleffi. Una delle prime maschere del carnevale acese fu l'Abbatazzu (detto anche Pueta Minutizzu) che, portando in giro grossi libri ironizzava sulla classe clericale del tempo, ed in special modo sull'Abate-Vescovo di Catania, nella cui diocesi ricadeva per l'appunto la cittadina.
Il primo documento ufficiale che cita la manifestazione è un mandato di pagamente del 1594 (mandati di pagamento, vol. II, 1586-1595, libro 6 foglio 72v).
Nel XVII secolo era usanza fare una Battaglia di arance e limoni tanto sentita che il 3 marzo del 1612 la Corte Criminale era costretta a bandirla.
Alle fine del XVII secolo, il terremoto che sconvolse la Sicilia Orientale (Terremoto del Val di Noto) decretò anche un periodo di lutto e per diversi anni il tradizionale carnevale non si tenne. Ma già ai primi del XVIII secolo la manifestazione rinasceva, probabilmente anche incoraggiata dal momento di grande fermento e di speranze che si era venuto a creare con la ricostruzione post-sisma. Entrarono in scena alcune maschere nuove u Baruni (il barone) ed i famosissimi Manti.
Dal 1880 iniziarono le sfilate dei carri allegorici. Inizialmente furono preceduti delle carrozze dei nobili addobbate (detti le cassariate o landaus) e successivamente vennero pensati i carri in cartapesta. Si pensò proprio alla cartapesta perché in città vi erano molti artigiani che già utilizzavano questa tecnica per decorazioni.
Dal 1929, anno della istituzione della azienda autonoma e stazione di cura di Acireale, il Carnevale Acese viene organizzato così come lo si può ammirare oggi.
Dal 1930 vennero introdotte le macchine infiorate, ovvero auto addobbate di fiori, altra peculiarità della manifestazione che sopravviverà sino ai giorni nostri, pur se ormai allestiti in carri ben più grandi.
In alcune edizioni verranno anche creati dei carri addobbati con agrumi.
Del 1934 è la prima edizione del Numero Unico, a cura del locale Circolo Universitario una pubblicazione destinata ad accompagnare tutte le edizioni.
Nel secondo dopoguerra vi sarà la introduzione dei minicarri (detti Lilliput) all'interno dei quali vi era un bambino.L'usanza dei minicarri durerà però solo sino alla fine degli anni '60. Cola Toddazza e Quadaredda, ai quali successe il popolarissimo Ciccitto (l'indimenticato Salvatore Grasso) furono alcuni dei personaggi più famosi.
La manifestazione sarà interrotta, oltre che alla fine del XVII secolo anche nei periodi bellici durante le due guerre mondiali del XX secolo. Inoltre sarà posticipata nel 1991, come precauzione di sicurezza per la contemporanea Guerra del Golfo.
Nel 1996,1997,2001 e 2006 la manifestazione farà parte della lotteria di Carnevale, dei Monopoli di Stato. Nel 2006 viene assegnato alla manifestazione il premio europeo Alberto Sargentini dalla omonima fondazione di Viareggio.

Le maschere storiche

L'Abbatazzu
L'Abbatazzu fu una delle maschere antiche del carnevale acese, storicamente in uso dal 1667. Vestiti in maniera stravagante, usavano portare grandi parrucche bianche in testa, indossavano abiti di Damasco ricchi di fronzoli ed andavano in giro con grossi libri. Avevano un grande tovagliolo appeso al collo, che era un antico segno dato alle persone infette e probabilmente aveva l'intento di esorcizzare le paure di un periodo storico (il XVII secolo) travagliato da gravi pandemie. L'Abbatazzu era anche detto Pueta Minutizzu perché solevano recitare delle poesie grottesche e maliziose. Secondo alcni storici, la maschera ironizzava sulla classe clericale del tempo, ed in special modo sull'Abate-Vescovo di Catania, Mons. Michelangelo Bonadies, nella cui diocesi ricadeva per l'appunto la cittadina.


I Baruni
Il Baruni fu la maschera successiva del più famoso Abbatazzu. In genere i Baruni indossavano una grossa cappa, un cappellone a cilindro, nastrini sgargianti, grossi colletti, grosse catene, con portamento grossolano e bifolco. Essi miravano a far il verso alla nobiltà.


I Manti ed i Domino
I Manti, furono la figura che più successo ebbe nella tradizione del carnevale acese. Coperti da grossi mantelli di seta nera, che celavano l'identità, furono paragonati ai Bautta veneziani. La figura fu poi sostituita nel tempo dal Domino. Anche il Domino era una maschera completamente nera che celava l'identità, ma con vesti meno ricche. Il costume fu poi bandito per motivi di pubblica sicurezza nei primi anni del XX secolo, poiché alcuni malviventi usano travestirsi così per celare la propria identità e confondersi nella folla intenta a festeggiare il carnevale dopo aver compiuto delitti.

Cola Taddazza e Quadaredda
Cola Taddazza e Quadaredda furono maschere molto popolari introdotte negli anni '50 del XX secolo.


La manifestazione oggi
Il Carnevale oggi si svolge nello stupendo scenario barocco del centro storico, ha il suo centro nella magnifica Piazza Duomo. Totalmente gratuito, vede la folla partecipare attivamente alla manifestazione, che viene trascinata dal generale clima allegro ed euforico. Gemellato con il Carnevale di Viareggio vi è anche la partecipazione di alcuni costumi del Carnevale di Venezia.

Il programma
Il programma tradizionale prevede la sfilata dei carri di cartapesta il giovedì,la domenica ed il martedì grasso, mentre i carri infiorati sfilano il lunedì ed il martedì. Da alcuni anni tuttavia il programma è mutato, i carri allegorici sfilano anche le due domeniche precedenti ed i carri infiorati sfilano in tutti i giorni. La manifestazione si chiude comunque la sera del martedì grasso con le premiazioni ed i tradizionali fuochi d'artificio con cui si suole bruciare il Re Carnevale. Caratteri peculiari della manifestazione sono:

I carri in cartapesta;
I carri infiorati;
I carri in miniatura;
Il Numero Unico

Carri Allegorico-Grotteschi in Cartapesta
Sono grandi costruzioni in cartapesta che trattano argomenti di satira e costume sociale. Sono caratterizati oltre che dal soggetto, anche dal colore, dagli effetti e dal movimenti di alcune parte che usano generalmente attivare appena giungono in Piazza Duomo. I carristi lavorano nei cantieri, fra la progettazione e la realizzazione diversi mesi. Attualmente alla realizzazione dei carri è dedicato un apposito spazio coperto dove trovano spazio i diversi cantieri.


Carri Infiorati
Introdotti nel 1931, inizialmente erano delle automobili ricoperte di fiori, e per questo chiamate da molti ancora le Macchine Infiorate. Oggi invece sono dei carri di grandi dimensioni dove le figure sono composte da centinaia di migliaia di fiori con movimenti e luci.


Carri in Miniatura
Sono carri di piccole dimensioni realizzate minuziosamente per il concorso divenuto ormai tradizionale e che si tiene nel perdiodo dei festeggiamenti.


Numero Unico
Si tratta di una pubblicazione di satira locale redatta dai soci del locale Circolo Universitario initerrottamente dal 1932, e che ormai è entrato nella tradizione del carnevale acese.

Carri vincitore 2006



tratto

SITO CARNEVALE ACIREALE
neve67
00sabato 17 febbraio 2007 18:52
Carnevale di VIAREGGIO
Carnevale di Viareggio
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Un carro allegorico preceduto dalle majorette nella sfilata del 2005Il carnevale di Viareggio è considerato il più importante e maggiormente apprezzato carnevale d'Italia e d'Europa.
A caratterizzarlo a livello internazionale sono in carri allegorici più o meno grandi che sfilano nelle domeniche fra gennaio e febbraio e sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici - specialmente quelli somatici - vengono sottolineati con satira ed ironia.
I carri - che sono considerati fra i più grandi e movimentati del mondo - sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina, un viale di oltre tre chilometri che si snoda tra la spiaggia e gli edifici di stile liberty che si affacciano sul mar Tirreno



La storia del carnevale di Viareggio
La tradizione della sfilata di carri a Viareggio risale al 1873, quando alcuni ricchi borghesi frequentatori del Caffè del Casinò, vollero organizzare per Carnevale una sfilata di carrozze abbellite con fiori. Alcuni cittadini, in quella occasione, decisero di mascherarsi per protestare contro le troppe tasse che erano costretti a pagare. Da allora ogni anno questa sfilata permette di realizzare carri che interpretano alla perfezione il pensiero e il malcontento di tanta gente. Sul finire del secolo comparvero i carri trionfali, costruiti in legno, scagliola e juta, modellati da scultori e messi insieme da abili carpentieri e fabbri della nascente industria navale. Su ogni carro c’erano spazi sufficienti perché potesse salirvi la gioventù, ansiosa di divertirsi e di divertire, di dialogare con la folla, con la gente alle finestre e ai balconi, lanciare coriandoli e stelle filanti, caramelle e confetti.

Nel 1883 il primo a vincere il corso mascherato fu il carro I quattro mori che raffigurava fedelmente la famosa statua che si trova a Livorno. La prima guerra mondiale sembra distruggere, insieme alla Belle époque presente in Europa, anche il Carnevale a Viareggio, che invece rifiorì addirittura più splendido e grandioso. La pausa bellica durò 6 anni. La manifestazione riprese nel 1921 ma i carri non sfilarono più in Via Regia (dove era nato 40 anni prima) bensì su due meravigliosi viali a mare, la mitica passeggiata, palcoscenico naturale grandioso in cui fu possibile ricercare nuovi effetti scenografici. Le forme dei carri si espansero e su uno di essi apparve una piccola banda musicale che intonò quella che diverrà l’inno del carnevale di Viareggio: “Su la coppa di champagne”.

Un momento del carnevale di ViareggioPochi anni dopo riuscirono a dar movimento ai mascheroni e si giunse così allo spettacolo che ogni anno continua ad affascinare una folla sempre più numerosa. Nel 1923 vi fu l’apparizione del primo carro animato: “Il Pierrot” di Umberto Giampieri, che muoveva occhi e testa. L’anno 1925 è ricco di novità: l’invenzione della carta a calco, utilizzata per la prima volta da Antonio D’Arliano nel carro “I cavalieri del Carnevale”, la prima locandina ufficiale del corso mascherato e una lotteria cittadina avente come primo premio un ricco e grasso bue! Con l’imperversare della seconda guerra mondiale vi fu un nuovo arresto della manifestazione viareggina che riprese vigore solo dopo il 1946.

Nel 1949 i corsi aumentarono a 4 giornate e nacque una manifestazione collaterale: il Torneo Internazionale Giovanile di calcio che da allora ogni anno porta allo Stadio Comunale di Viareggio, società calcistiche e squadre da tutti i continenti.

L’anno 1954 fu l’anno della comparsa della “Libecciata”, banda musicale di Fausto Beni con la mascotte Maria Grazia Billi, e l’anno del primo collegamento esterno televisivo, effettuato dalla Rai per la prima volta nella sua storia. Nel 1958 il Carnevale di Viareggio viene trasmesso in Eurovisione e nacque una manifestazione canora a livello nazionale chiamata “Burlamacco d’oro”. Fino ad allora i carri venivano costruiti vicino all’area ferroviaria, in via Machiavelli, ma dopo l’incendio dei capannoni nella notte del 29 giugno 1960, i carri vennero realizzati nei grandi capannoni della zona del Marco Polo fino al 2001, anno in cui è stata inaugurata la Cittadella del Carnevale. Nel 1971 si svolse il primo carnevale rionale della Darsena, dove vi fu una sfilata di maschere e una padellata di pesce in piazza. Nel 1984, per aumentare le entrate nelle casse della manifestazione venne creata la Lotteria Nazionale del Carnevale di Viareggio. Nel corso del terzo millennio si prevedono grandi novità all’interno del complesso della Cittadella con i giganti di cartapesta che si arricchiscono di nuove tecnologie per creare sempre più complessi movimenti ed effetti scenografici.

Burlamacco e Ondina

[modifica] Maschera Ufficiale del Carnevale di Viareggio
Il Burlamacco fu dipinto per la prima volta sul manifesto del Carnevale 1931 senza il nome. Prima di ottenerlo passeranno otto anni. L'ideatore della maschera e del nome, Uberto Bonetti, ha riferito che fu il Comitato Carnevale a chiedergli, nel 1930, di preparare il manifesto del 1931 e che, a forza di provare, si ritrovò sul tavolo da disegno un pagliaccio con un "puzzIe" d'indumenti sottratti alle maschere italiane della Commedia dell'Arte: una tuta a scacchi biancorossi suggerita dal vestito a pezzi di Arlecchino, un ponpon da cipria rubato dal camicione di Pierrot, una gorgiera bianca e ampia alla Capitan Spaventa, un copricapo rosso a imitazione di quello in testa a Rugantino, un mantello nero svolazzante, tipico di Balanzone. Al fianco di Burlamacco, Bonetti disegnò una figurina di bagnante, con costume castigato come d'uso negli Anni Trenta, per comunicare che Viareggio era la città del Carnevale e del mare. Il nome Burlamacco fu suggerito a Bonetti da Buffalmacco, pittore fiorentino e personaggio del Decamerone. Bonetti sostituì la radice "buffa" con "burla"; ma un contributo gli dovette arrivare anche dal cognome lucchese Burlamacchi, già utilizzato per il canale del porto, il Burlamacca. Il nome piacque subito, non solo al Comitato, ma anche alla città e ai viareggini. Burlamacco fu raffigurato in innumerevoli varianti in cui l’autore si sbizzarrì sui manifesti ufficiali del carnevale. La figura di Ondina invece non la si vedrà più sui manifesti di Bonetti, fino al 1980. Il 21 dicembre 1988 Burlamacco entrò, come maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio, al Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari di Roma. Il manichino, fedele al disegno originale di Uberto Bonetti, e un’altra figura monumentale in carta a calco di Burlamacco è esposta al Museo dell'Uomo di Parigi. Ai piedi della "statua" è stata collocata una didascalia, corredata dalla foto di un mascherone sul litorale viareggino.


!Serenella!
00venerdì 25 gennaio 2008 22:21
Carnevale di Ivrea



Il Carnevale di Ivrea è una rappresentazione storica vecchia di quasi duecento anni, che si catterizza per il grande coinvolgimento emotivo offerto ogni anno dall’ intera città agli occhi dei visitatori.
In quei giorni, gli Eporediesi diventano padroni della città raccogliendosi attorno ai protagonisti della manifestazione- la Mugnaia e il Generale- e a loro seguito, e dando vita a quell’ affascinante ed unico spettacolo che è la BATTAGLIA delle ARANCE. La vicenda da cui questa festa di popolo trae origine, risale al 1600, quando i vari rioni della città festeggiavano ognuno per conto proprio il Carnevale, con feste animate da un accesa rivalità, che sfociavano spesso in violenti scontri. Agli inizi dell’ ottocento il governo napoleonico, sotto il quale era venuta a trovarsi Ivrea, impose di unificare i vari Carnevali rionali in un’unica festa, per mitigare lo spirito acceso degli Eporediesi.
Fu inoltre consentito a un cittadino Eporediese di vestire i panni di Generale del esercito napoleonico e circondarsi di aiutanti di campo e di ufficiali di stato maggiore, di ispirazione bonopartista.
A quest’ epoca risale anche l’ obbligo per tutti di indossare il berretto frigio del caratteristico colore rosso, simbolo della rivoluzione francese. Ma lo spirito di libertà degli Eporediesi è in realtà ancora più antico: già nel 1194 essi insorsero contro il conte Ranieri di Biandrate, posto al governo della città da Federico Barbarossa. Si narra che, secondo l’usanza del tempo il tiranno pretendesse di esercitare lo “jus primae noctis”, ovvero di passare con le spose la prima notte di nozze. Questa sorte toccò anche a Violetta la bella figlia di un mugnaio, che riuscì però a ribellarsi alle pretese del signore mozzandogli la testa con un pugnale nascosto sotto la veste nuziale. Mostrando la testa del tiranno al popolo degli Eporediesi, raccolto sotto gli spalti dell’antico Castellazzo, la mugnaia scatenò una rivolta popolare che portò alla distruzione del castello. Fonte
!Serenella!
00venerdì 25 gennaio 2008 22:25
Carnevale di Putignano



Siamo a Putignano, in Puglia: qui il Carnevale, oltre ad essere legato ad una serie di corsi mascherati con carri allegorici in cartapesta realizzati, secondo una consolidata tradizione da abilissimi artigiani del luogo, è caratterizzato da alcuni riti di origine popolare.
Il Carnevale ha inizio il 26 dicembre con la Festa delle Propaggini (lunghi tralci di vite che vengono interrati per la parte inferiore), rassegnava di umorismo e satira in versi e strofe, ispirati a fatti e personaggi della città le cui origini, di carattere religioso, sono antichissime. Uno dei riti più antichi è lo “Ndondaro”, rumoroso corteo di gente vestita da contadino, guerriero o altrimenti, che percorre le vie della città cantando e suonando strumenti improvvisati. “Ndondaro” è un termine dialettale legato al movimento dell’altalena.
Nel pomeriggio del lunedì grasso si svolge l’estrema unzione del Carnevale, parodia di un vero e proprio rito liturgico, con tanto di chierichetti e di preti.
Nel pomeriggio del martedì grasso si può assistere al funerale di re Carnevale: la sua bara viene accompagnata dalla moglie, che piangendo ne descrive le virtù, e da un corteo di donne che intonano canti raccapriccianti, interrotti da forti di urla. Alla fine della processione si da fuoco alla bara o al fantoccio che rappresenta il Carnevale. Fonte
isa46
00venerdì 1 febbraio 2008 15:35
il carnevale di Bagolino
Anche se non si tratta di un carnevale di un paese direttamente sulle sponde del Garda, è senza ombra di dubbio un evento degno di nota, che merita attenzione. Solo recentemente (1972) gli studiosi del mondo popolare hanno scoperto il carnevale di Bagolino, ed è stato classificato fra le più importanti scoperte etnologiche degli ultimi 200 anni. Le origini del carnevale di Bagolino almeno per quanto riguarda le musiche e le danze, si possono ricondurre attorno al XVI secolo; più antica sembrerebbe invece l'origine dei maschèr. L'origine musicale-coreutica del Carnevale di Bagolino è ancora tutta da scoprire. Si ipotizza che il repertorio musicale abbia radici nell'Europa continentale, e più precisamente dai paesi a noi più vicini. Le congetture portano a pensare che il Carnevale "signorile" del paese, quello dei ballerini, avrebbe ereditato la pratica strumentale dai musicanti del Tirolo.

Il carnevale bagosso conserva intatto il suo spirito indipendente e l'originalità del suo complesso cerimoniale, rimanendo una festa in cui ancora oggi Bagolino si identifica e si immerge con il coinvolgimento di tutto il paese.

L'aspetto più spettacolare del carnevale è rappresentato dai ballerini, che vestiti con giacca e pantaloni al ginocchio scuri ornati da ricami, calze bianche lavorate, camicia bianca, cravatta scura, un lungo scialle di seta e tracolla di velluto ricamato, danzano sotto le case di amici e parenti, ma soprattutto di coloro che hanno prestato loro l'oro usato per adornare i cappelli totalmente ricoperti di fettuccia rossa, nastri colorati e gioielli.
Le musiche che accompagnano i Ballerini nelle danze, vengono eseguite in pubblico esclusivamente durante il lunedì e il martedì ultimi di Carnevale. Il violino è quello che detta la melodia conduttrice di tutti i motivi. Il singolare "neniare" degli strumenti porta ad assaporare, in un'alternanza strumentale caratteristica, belle suonate che sono accompagnate dalla tradizionale arte interpretativa, unica nel suo genere, di solito a tre voci: una bassa e due alte. Il suono si ottiene per lo più "pizzicando" le prime due corde mi-la, meno la terza, mai la quarta.
L'altra parte del carnevale di Bagolino è rappresentata dai maschèr che travestiti da vecchio e vecchia e con la voce in falsetto, si divertono a fare dispetti senza mai farsi riconoscere.

Il costume maschile, generalmente nero, è composto da pantaloni al ginocchio con patta quadrata, giacca, gilet e camicia bianca. Il polpaccio è coperto da ghette chiuse con lunghe file di bottoni. Caratteristica saliente sono gli sgalber, zoccoli chiusi con suola di legno.

Il costume femminile, interamente tessuto a telaio, è costituito da ampia gonna lunga fino ai piedi e da un corpetto attillato. Si completa con grembiule di lana robusta, sulle spalle un fazzoletto con ricami floreali che si incrocia sul petto e un ampio scialle di lana che copre il capo e le spalle.

La manifestazione si svolge tutti gli anni nei giorni di domenica, lunedì e martedì grasso. La partecipazione è gratuita ed è consigliato assistere come spettatore ad una tradizione spontanea e caratteristica quale è il nostro carnevale.

E' stupendo ve lo consiglio!!


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