Best, La Gran Bretagna ti dice addio

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speedy13
00venerdì 25 novembre 2005 23:03
Londra - “Il calciatore con il talento più naturale della sua generazione, uno dei più grandi giocatori che il Regno Unito abbia mai prodotto”. Così il primo ministro britannico Tony Blair ha ricordato George Best, morto oggi a Londra all’età di 59 anni al termine di una lunga malattia causata dall’alcolismo, una dipendenza che nel 2002 aveva portato l’ex attaccante nordirlandese del Manchester United a subire un trapianto di fegato. “Qualunque appassionato di calcio che lo abbia visto non potrà dimenticarlo”, ha aggiunto Blair, dal meeting dei capi di Stato del Commonwealth, in corso a Malta. All’inquilino di Downing Street ha fatto eco Bertie Ahern, primo ministro della Repubblica d’Irlanda: “George”, ha detto il capo del governo di Dublino, “dovrebbe essere ricordato per quanto di meglio ha fatto. Era semplicemente un genio del calcio”.

Una definizione, quella di “genio”, ricorrente nei pensieri che gli appassionati, i tifosi e le personalità del mondo del calcio stanno rivolgendo in queste ore all’ex stella di Old Trafford. Il canale radiofonico che la BBC dedica allo sport dopo la notizia della morte di Best ha aperto le linee al pubblico: composti e sentiti i ricordi del grande attaccante, ricordato da tutti come il “genio” britannico per eccellenza. Bobby Charlton, compagno di squadra di Best al Manchester United, ha ricordato “l’immenso contributo al calcio”, parlando di un giocatore riuscito “ad arricchire la vita di tutti quelli che lo videro giocare”: “Il calcio”, ha detto Charlton, “ha perso uno dei suoi grandi e io ho perso un caro amico. Era una persona meravigliosa”. “Ci ha lasciato un milione di ricordi”, ha detto l’attuale manager del Manchester United, Sir Alex Ferguson, “e ognuno di questi ricordi è bello”. Cordoglio anche dai londinesi dell’Arsenal. L’allenatore dei Gunners, il francese Arsene Wenger, ha parlato del calciatore ricordandone il breve ma intenso cammino, culminato, nella stagione 1968, con la Coppa dei Campioni ed il Pallone d’Oro: “Guardando indietro è incredibile il fatto che si sia fermato a 28 anni”, ha detto Wenger. “L’apice della sua carriera sarebbe arrivato dai 28 ai 33 anni. Oggi sarebbe impensabile per un calciatore fermarsi a questa età, sarebbe come se Thierry Henry smettesse ora”.


(Spr/Adnkronos)
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