Auguri Fulmine, eroe dimenticato

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Frida07
00venerdì 26 dicembre 2008 12:45

Il personaggio dei fumetti ha 70 anni

Il 2008 per il fumetto italiano non è stato solo quello del compleanno di Tex, che ha spento sessanta candeline. Ne ha compiuti dieci di più un personaggio oggi poco conosciuto, "nato" nel 1938 tre mesi prima di Superman, che a suo tempo ebbe un travolgente successo diventando il primo vero esempio di eroe "made in Italy".

Stiamo parlando di Dick Fulmine, creato dalla penna di Vincenzo Baggioli e dalle matite di Carlo Cossio tra i tavoli del “Bar degli sportivi” di Milano, come vuole la leggenda. Dick Pestalozza, detto Fulmine, ebbe immediato successo in quanto rappresentava l’immaginario collettivo cinematografico e letterario dell’Italia fascista: forte, sportivo, legato al mito americano, un po' poliziotto e un po' pugile, in una sola parola un “duro”, Fulmine riuscì a reggere la concorrenza dei comics americani di allora.


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Presentato inizialmente come poliziotto italo-americano che sgomina il crimine infischiandosene della disciplina e dell’autorità, Fulmine opera in una improbabile Chicago, rivendicando però spesso la sua italianità.
Corpulento (una via di mezzo tra Primo Carnera e il Maciste che furoreggiava a quei tempi sugli schermi), mascella squadrata, sempre pronto ad una scazzottata, violento quanto basta, l’eroe di Cossio e Baggioli, a differenza di molti eroi americani, uccide senza pensarci su, ma non colpisce mai a freddo.

Ben presto gli autori gli fanno ruotare un manipolo di “cattivi” fissi, tra cui spiccano l’enorme colored caraibico Zambo e Maschera Bianca, dotato di una rivoltella a gas che stordisce e uccide, e una spalla, naturalmente tedesca, il poliziotto Karl Gogint, che però dura poco. Più difficile il rapporto di Fulmine con l’altro sesso: qualche apparizione qua e là di belle donne, ma una figura come l’”eterna fidanzata” manca del tutto.

Favorito dal Minculpop, il ministero della Cultura Popolare dell’Italia fascista, che alla fine del '38 vieta le pubblicazione di fumetti esteri (divieto stranamente non previsto per i personaggi Disney), Fulmine decolla, diventando praticamente l’unico eroe in circolazione.


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Ma la guerra è alle porte, e anche il nostro Dick ne viene coinvolto. Arruolatosi due volte (probabilmente per un errore degli autori), Fulmine combatte su tutti i fronti, dall’Africa alla Russia, sconfiggendo gli inglesi (che, guardacaso, hanno arruolato Zambo e Maschera Bianca) e trionfando ovunque in nome della sua italianità. In questi anni fanno il suo ingresso anche due nuovi cattivi, Flattavion, una sorta di Mandrake con la bombetta al posto del cilindro, e il sudamericano Barreira.

Nel '41 una svolta clamorosa: Fulmine cambia faccia. Con l’espediente di un’intervento chirurgico a seguito di un incidente, alla mascella maschia e volitiva, troppo “americana”, si sostituisce un viso più bello e giovanile.
Dal 1943, con l’infuriare della guerra, le avventure del nostro eroe vengono prudentemente fatte svolgere in Sud America e nei mari del Sud, cercando di distogliere l’attenzione dal dramma quotidiano che si stava consumando.
Fulmine, tra mille difficoltà, resiste mentre il mercato scompariva, e alla fine della guerra si pone come ponte ideale tra le generazioni di lettori.

Con un nuovo soggettista, Andrea Lavezzolo, che migliora la qualità delle storie, Fulmine, nell’immediato dopoguerra torna nella sua Chicago, riprende quei tratti di “americanità” bandita dal fascismo e ben presto torna anche il “mascellone”.
Dall’America Dick si muove a Singapore e in Messico, dove inizia una lunga avventura nel bel mezzo di una rivoluzione, forse metafora del caos politico dell’Italia di allora (tra l’altro, curiosamente, nessuna storia di Fulmine si svolge nel nostro Paese).

Alla fine del '45, esce “La legione del mistero”, unanimamente riconosciuta come la più bella avventura di Fulmine, non portata a termine per la chiusura della testata dove la storia era pubblicata. Da quel momento comincia l’inarrestabile parabola discendente del nostro eroe: a poco serve mettergli una mascherina (si lancia infatti un improbabile “Fulmine mascherato”) e a riproporre le scazzottate dei vecchi tempi.

Soppiantato dai nuovi personaggi del fumetto, nel 1950 Dick Fulmine, dice arrivederci. Tornerà quattro anni dopo, in una veste più malinconica rimpiangendo i tempi andati. La nuova serie resisterà solo un anno, fermando a 411 gli albi con le storie dell’eroe di Cossio e Baggioli. Fulmine termina la sua carriera nel 1955 tirando un calcio nel sedere all’ultimo cattivo, e una rissa chiude l’ultima tavola dell’ultimo albo. Non poteva che finire così...


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