Alessandro Baricco - Benzinaio da grande
Benzinaio da grande
C'era sempre, in classe, quello che da grande voleva fare il benzinaio. Il benzinaio? Il benzinaio. Che stupido, pensavi. E invece no. Era un poeta, e in modo incomprensibile a noialtri, il meno stupido di tutti. Era uno che, ancora con le braghe corte, già sapeva annusare il profumo del mito. Lo vedeva, là dove noi vedevamo solo un distributore, e puzza di benzina e mani sporche. Lui vedeva il mito.
Quel che vedeva lui, l'ho visto finalmente anch'io quando mi è finito in mano un libro uscito da poco, che si intitola Benzina (l'ha pubblicato Electa). Foto di distributori, latte d'olio, insegne e globi (quelle cose di vetro e poi di plastica che stavano come lampioni sulle pompe, colorati e tondi, con su scritto Amoco, oppure Esso, oppure Gulf: lucciole per serbatoi arrapati). Una cosa storica: dalle prime pompe di inizio secolo a quelle degli anni ottanta. Quasi un secolo di benzinai. Le foto le ha fatte Decio Grassi, facendosi incantare da un museo che prima o poi dovrò andarmi a vedere, il Museo Sirm, via Tirano 18, Palazzolo Milanese. Museo assurdo in un posto assurdo, mi vien da immaginare. Ma comunque. Tu sfogli il libro e ti sale su un'epopea da western, la saga degli ottani, l'epica del carburante. Un mondo, se capite cosa voglio dire. Uno spettacolo.
Forse sarà che uno è venuto su a macchinine e go-kart e auto nuove del papà; o forse sono quelle centinaia di film in cui stanno sempre a fare il pieno, in mezzo al deserto o su autostrade a cinque corsie, e intanto che il serbatoio si ingolla dollari e dollari di Gazoline quelli si baciano, si sparano, si lasciano, si uccidono.
Fatto sta che con gli occhi inchiodati su una pompa della Mobil, americana, 1939, quel che vedi non è una pompa della Mobil americana del '39, ma il mito. I numerini che contano i dollari e, sotto, quelli che contano i galloni (stanno fermi ma è come se li vedessi scorrere, a due velocità diverse, più veloci quelli sotto, più sornioni quelli sopra, mi ricordo di aver pensato mille volte che era una magia che a un certo punto quell'omino in tuta riuscisse a fermarli entrambi su un totale pulito, cioè non con l'ultima cifra a metà, ma tutt'e due belli puliti, una magia), la farfalla sotto la pallina di vetro con la benzina che ci passava dentro e le faceva girare, la scritta Mobil tutta blu però la o era rossa, il cavallo con le ali, il tubo di gomma e la pistola cromata, lontana parente della Colt, è ovvio, come fosse una Colt che ritiratasi dall'attività avesse deciso di rifarsi una vita con un mestiere pulito, in una piazzola sulla Freeway 18, un posto tranquillo, perfino bello, la sera, quando va giù la luce e si accende il globo, sulla pompa, a sussurrare: Mobilgas.
Scemenze, si dirà. Può darsi. Ma a me bastano anche solo i nomi per partire con la fantasia, e con la memoria. Nomi stupendi: Esso (il più bello, con quella "e" minuscola assurda, e l'assurda aria da pronome personale), Shell (ci ho messo anni a scoprire che voleva dire conchiglia, sempre pensato fosse il rumore della benzina quando scorre giù nella gola della macchina), Total (le coccinelle della Total, Cristo, ma se le ricorda qualcuno le coccinelle della Total?), Texano (aria da western), Fina (la benzina femmina, l'unica), Amoco (non so perché, ma generalmente considerata un po' sfigata). Con un certo rammarico non ho trovato la mitica Api (con Api si vola, e l'imbarazzato sorriso di Mino Agostini a rendere il messaggio definitivamente ironico), che ti ci fermavi proprio solo quando eri alla disperazione, con la spia accesa da anni, e l'ago della benzina così giù, sotto lo zero, che non era più un indicatore, era una supplica.
C'era sempre, in classe, quello che da grande voleva fare il benzinaio. Volevo fargli sapere che ci ho messo un po' ma adesso ho capito, e che è vero, aveva ragione lui. Adesso magari fa l'avvocato perché poi la vita ti rende ragionevole e si porta via tutta la poesia, ma non importa. Se si fa vivo mi piacerebbe regalargli questo libro, che dentro ci sono anche i vecchi distributori di miscela, quelli che bisognava pompare la benzina da una parte e l'olio dall'altra, e tutte le pubblicità della Gulf, e un servizio da tè della Mobiloil, e i vagoni da trenino con su scritto Shell e i compressori per gonfiare le gomme che non sai mai se devi dargli la mancia o basta un grazie. Se lo sfogli in fretta, facendo frullare le pagine col pollice, viene su un'aria che per chiunque sarebbe il libro fresco di stampa. E invece, come lui capirebbe subito, è profumo di grasso, e pneumatico lasciato al sole, e benzina.