Reggio C., bazooka contro il procuratore
La Russa: "Sì all'invio dei militari"
La scoperta dopo una telefonata in cui è stato fatto il nome di Giuseppe Pignatone. "Possiamo colpire quando vogliamo". Appello dell'Anm: "Lo Stato non lasci soli i magistrati impegnati in prima linea". In serata migliaia di persone in piazza Duomo per una imponente fiaccolata. Franceschini: "E' mancata la solidarietà del premier"
REGGIO CALABRIA - Dopo il ritrovamento di un bazooka, l'ultimo minaccioso messaggio al procuratore di Reggio calabria Giuseppe Pignatone, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, in programma domani mattina in città, valuterà la possibilità di inviare militari nel reggino per contrastare la criminalità organizzata. Opzione su cui è apertamente favorevole il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che a Porta a Porta spiega: "O si utilizzano i militari dell'operazione 'Strade Sicure', e quella è una decisione del comitato dell'ordine e della sicurezza", o ci dovrà essere "un nuovo provvedimento del governo".
In serata migliaia di persone sono scese in piazza Duomo a Reggio per una fiaccolata con cui manifestare solidarietà e vicinanza a Pignatone dopo l'ennesima indimidazione. Il corteo, promosso dal movimento "Reggio non tace", si è snodato su corso Garibaldi per arrivare sino in piazza.
E in questo clima il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, intervistato da Repubblica Tv, rileva la "mancata la solidarietà" di Berlusconi al procuratore, prendendo spunto dagli attacchi alla magistratura fatti domenica scorsa dal premier: "Berlusconi vuole solo evitare i propri processi - ha affermato Franceschini - e attacca da sedici anni la magistratura, salvo poi far mancare la propria solidarietà quando i giudici sono minacciati, come è avvenuto oggi".
Si chiude così a Reggio Calabria una giornata ad alta tensione, iniziata col nuovo avvertimento al procuratore. "Andate a vedere davanti alla Procura. C'è una sorpresa per il procuratore Pignatone". È stata una telefonata anonima di minacce nei confronti del procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, a far scattare l'allarme questa mattina. Una chiamata che ha fatto scoprire alcune armi, fra cui un bazooka che, anche se scarico, è considerato dagli inquirenti un "gravissimo atto intimidatorio". Il procuratore di Reggio oggi non è in città per impegni di lavoro.
"Possiamo colpire quando vogliamo" era il messaggio mafioso che una voce maschile ha lasciato, in una telefonata effettuata da una cabina telefonica nei pressi del Consiglio regionale, nella zona Nord della città, attualmentre transennata. Le armi sono state poi ritrovate nei pressi del tribunale, che si trova al Cedir: ma dall'altra parte del torrente Calopinace, nel quartiere San Giorgio Extra. Il bazooka era nascosto sotto un vecchio materasso lasciato lungo la strada, davanti all'ufficio della Dda. L'arma, che è del tipo monouso ed era già stata utilizzata, è di fabbricazione slava: avendo una gittata lunga, è utile per compiere attentati.
Gli investigatori parlano del ritrovamento del bazooka come di un gesto "grave e altamente significativo sul piano criminale" perché manda un messaggio chiaro: possiamo colpire il procuratore Pignatone quando e dove vogliamo. E il fatto, si aggiunge, che il bazooka, in quanto già usato, non potesse più sparare, non attenua la pericolosità del gesto. L'arma sarà oggetto adesso di esami balistici per accertare quando e dove è stato utilizzato.
Le reazioni. Il clima in città è molto pesante, dopo le ripetute minacce ai giudici. Il 25 settembre c'è stata una imponente manifestazione contro la 'ndrangheta e in solidarietà con i giudici. E sono centinaia gli attestati di solidarietà giunti al procuratore capo di Reggio Calabria. Parlamentari, dirigenti di partito, amministratori regionali e locali, sindaci, chiedono all'unanimità che il procuratore Pignatone non sia lasciato solo, mentre si stringono attorno a lui invitandolo a proseguire, decisamente, nella sua attività. Tra i tanti messaggi, quello del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. "L'inquietante episodio conferma ancora una volta la gravità della situazione in Calabria. Il Pd si impegnerà perché i magistrati e le forze dell'ordine che ogni giorno si battono per liberare il Sud dalla mala pianta della 'ndrangheta non rimangano soli".
Con una lunga e cordiale telefonata, anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, esprime solidarietà e vicinanza a Giuseppe Pignatone. "Si tratta - afferma il Guardasigilli - dell'ennesimo tentativo messo in campo dalla 'ndrangheta, ferita a morte dai continui successi della magistratura, delle forze dell'ordine e del governo. Occorre stringersi attorno agli uomini impegnati in prima linea su questo fronte, garantendo, in particolare ai magistrati, la possibilità di svolgere con serenità il loro delicato compito a favore della giustizia e della legalità".
Antonio Di Pietro esprime solidarietà a Pignatone e assicura che "l'Italia dei Valori continuerà a essere vicino a tutti coloro che quotidianamente si battono a difesa dello Stato e per contrastare la piaga delle mafie. Alla magistratura e alle forze dell'ordine va tutto il nostro sostegno - afferma in una nota il leader dell'IdV - continuiamo a chiedere a gran voce al governo di sostenere il loro operato con strumenti adeguati sia economici sia logistici". "La società civile deve continuare a stringersi intorno alla magistratura e alle forze dell'ordine - aggiunge Luigi de Magistris, eurodeputato Idv e responsabile giustizia del partito - che quotidianamente lottano contro il crimine organizzato in una terra come la Calabria, dove la piaga virulenta della 'ndrangheta ha dimostrato, purtroppo, tutta la sua capacità di infiltrazione in parte delle istituzioni e della politica. Per fortuna esiste un'altra Calabria, che non solo spera ma continua ad attivarsi concretamente per una rivoluzione etico-civile che porti a sconfiggere questo fenomeno infame, il quale - conclude - non ha più una rilevanza locale avendo assunto una dimensione nazionale".
L'Anm chiede di non abbandonare i magistrati a se stessi: "Lo Stato non può lasciare solo chi si sforza di garantire il controllo di legalità in zone del Paese dove opera una delle più cruente forme di criminalità organizzata come la 'ndrangheta". L'Associazione nazionale magistrati, esprimendo "forte solidarietà e affettuosa vicinanza" al procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, chiede a governo e Parlamento "interventi seri e coerenti, volti ad affrontare le reali emergenze del settore giustizia, troppo spesso dimenticate a fronte di una irresponsabile campagna di delegittimazione sistematica delle istituzioni giudiziarie.
Le indagini. La nuova minaccia a un magistrato di Reggio Calabria, dopo quelle rivolte al procuratore generale Salvatore Di Landro e ad altri pm, è giunta nel giorno in cui polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno eseguito una vasta operazione per l'esecuzione di 200 perquisizioni. Un'operazione disposta proprio nell'ambito delle indagini sulle intimidazioni. A ricevere la visita delle forze dell'ordine sono stati i boss della 'ndrangheta, capi delle piu' importanti cosche del capoluogo e della provincia.
Le perquisizioni sono condotte tra capoluogo e provincia di Reggio Calabria "alla ricerca di armi ed esplosivi nonché di ogni ulteriore elemento di interesse investigativo" spiega in una nota la Questura. "In particolare sono stati oggetto di attività di perquisizione gli esponenti di vertice e i reggenti delle famiglie di 'ndrangheta dei De Stefano, Tegano, Serraino, Condello, Fontana, Polimeni, Labate e Libri per Reggio Calabria e le più importanti 'ndrine della fascia tirrenica tra cui i Piromalli, Bellocco, Gallico, Facchineri, Fazzalari, Crea, Zito e Bertuca e i Commisso, Cordì, Cataldo, Strangio, Vottari, Romeo e Iamonte per il versante jonico".
Fonte:
Repubblica