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SUPERSAGGIO
MOTEGI (Giappone), 20 aprile 2008 - Non era mai accaduto: Danica Patrick ha fatto centro. La 26enne statunitense è infatti la prima donna a trionfare in una gara della IndyCar. L'americana si è imposta nella Indy Japan 300, terza delle 16 tappe del campionato, disputata sul tracciato nipponico di Motegi.
Gara di attesa per la Patrick che ha preso il comando della gara praticamente sul filo di lana: al 198° dei 200 giri previsti e in 1h51'02" ha preceduto sul traguardo il brasiliano Helio Castroneves, partito dalla pole position e il neo zelandese Scott Dixon. "Non potevo crederci, è fantastico" le parole entusiaste della vincitrice al termine della gara.
Considerata la star del team Andretti Green Racing (che le garantirebbe un introito di 21 milioni di dollari per tre anni di contratto), alla 50ª gara della carriera, Danica ha vinto grazie a una strategia perfetta. Ha infatti approfittato delle soste che i suoi rivali hanno effettuato nelle fasi finali della gara per l'ultimo rifornimento. La prova, inizialmente prevista per ieri, era stata rinviata a causa delle forti piogge che avevano reso impraticabile il circuito.
La Patrick, negli Stati Uniti è una vera protagonista del circuito mediatico, tanto che tempo fa è finita sulla copertina di Sports Illustrated.
gasport

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[Modificato da speedy13 11/07/2008 17:36]


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SUPERSUPREMO
IndyCar Nashville Preview - Whisky, blues & motori
Queste sono le caratteristiche del Tennessee. Eppure è solo dal 2001 che l’automobilismo per monoposto è tornato qui, dopo una lunghissima, quasi secolare assenza. Ma andiamo con ordine. Siamo nella seconda parte della stagione, Scott Dixon esce con le ossa rotte da New York, dove avrebbe dovuto ‘massacrare’ la concorrenza e non ingoiare un boccone amaro, come è successo. Il Fato, però, può essere ancora benevolo con lui, dal momento che a Nashville trova un superspeedway dove ha già trionfato nelle ultime due edizioni. Il “kiwi” qui può allungare definitivamente sulla concorrenza, perché sul Glen tutti i suoi diretti inseguitori hanno capitolato in modo epocale, permettendo al giovane Hunter-Reay di vincere il suo primo GP. Classifica praticamente invariata e tutti dentro uno speedway di una certa rilevanza.

Nashville accese i semafori verdi alla F.Indy solo nel 2001. Vinse Buddy Lazier e il tracciato si involò subito nell’affetto del pubblico come dei piloti. Anche la recente storia del Tennessee con i motori si intreccia proprio con la vittoria di Lazier. Una storia breve ma intensa che ha permesso a Nashville di diventare fin da subito un importante appuntamento del Campionato Americano. Qui, dove le strade del famoso Jack Daniels scotch Wiskey e le ‘guitar’ di famosi blues-singer si incrociano da sempre, l’automobilismo è tornato come un boomerang portando un rombo a oltre 350 km orari in questo stato pieno di parchi e foreste silenziose. Eppure Nashville disputò la sua prima gara per monoposto nel 1904, sul Nashville Speedway: un ring di 1.800 metri che oggi è appena poco più di mezzo miglio. Quella gara del 1904, organizzata di settembre, vide vetture superare i 60 km orari impressionando enormemente la popolazione locale. Fra i partecipanti un ‘certo’ Barney Oldfield, il grandissimo campione statunitense che nel 1902 dette il via al Campionato Americano, lo AAA, con la famosa Ford 999 costruita due anni prima che come sterzo aveva una manovella a barra simile ad un manubrio. Nel 1961 venne realizzato il Bristol Motor Speedway, un ring da appena mezzo miglio: entrambe queste piste sono da sempre territorio NASCAR. Quando finalmente anche il Campionato Americano approdò, o meglio tornò, in Tennessee dopo quella ‘puntata’ neppure troppo ufficiale del 1904, si preferì un tracciato nuovo e innovativo, soprattutto un tracciato di ben oltre un miglio dove si potessero raggiungere velocità piuttosto elevate. Sul Nashville Superspeedway in sette edizioni è ancora Scott Dixon a possedere il primato nel numero di vittorie: sia nel 2006 sia nel 2007 il campione neozelandese ha impresso il suo nome nell’albo del tracciato seguendo le vittorie di Lazier, Alex Barron, Gil De Ferran, Tony Kanaan e Dario Franchitti. Memorabile la vittoria dello scozzese nel 2005 contro un Sam Hornish formidabile, nella sua forma migliore, che duellò contro la Cheever di Carpentier anche lui in lotta per la vittoria. Un duello a tre che portò la vittoria di Franchitti all’ultimo metro.

Il tracciato di Nashville con la lunghezza di 1.333 miglia pari a 2.145 km, è un anello collocato nella ‘famiglia’ dei triovali. Quelli con una gobba per intersi. In questo caso la gobba si trova sulla backstraight. Le inclinazioni sono nella media dei tracciati lunghi. Ai due turns sui 14 gradi si contrappongono i 9 gradi della frontstraight e i soli 6 della backstraight. Differentemente dalle ultime tre gare, in Tennessee le ali saranno piuttosto cariche per la ricerca dell’effetto suolo più spinto. Sabato sera a Nashville si correrà una gara in notturna che vedrà favorito ancora una volta Dixon, come in quasi tutti gli appuntamenti del Campionato. Starà all’All-Black cercare di invertire la rotta non certo positiva che fra errori e corti ed insidiosi anelli, ha fermato i suoi trionfi dalla gara di Fort Worth, in Texas.

alessandroabramocarretti

www.racegarage.it







"Non ho idoli. Ammiro il duro lavoro, la dedizione e la competenza." (Ayrton Senna)

18/10/2011 00:52
 
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SUPERSAGGIO
IndyCar, orrore a Las Vegas
Wheldon muore a 33 anni

Il pilota inglese ha perso la vita dopo uno spaventoso incidente che ha coinvolto 15 vetture. Quest'anno aveva vinto la 500 miglia di Indianapolis e in Nevada correva per un assegno di 5 milioni da dividere con un tifoso



Era in corsa per mettere le mani su un assegno gigante da 5 milioni di dollari, che avrebbe conquistato in caso di vittoria e diviso con uno spettatore. Invece Dan Wheldon se n'è andato dalla pista di Las Vegas, Nevada, a bordo di un elicottero che lo ha portato al più vicino ospedale, dove ha perso la vita in seguito alle ferite riportate in un pauroso incidente, che ha visto la sua macchina volare sopra quella di un altro concorrente e innescare una spaventosa carambola che ha coinvolto 15 vetture. La Las Vegas Indy 300, ultima prova stagionale del circuito IndyCar.

L'INCIDENTE — Il dramma alla curva 2 del dodicesimo giro di un ovale velocissimo, che aveva fatto preoccupare i 34 piloti in gara che nei giri di prova avevano toccato anche i 362 km/h. Wheldon era partito dal fondo dello schieramento come parte della scommessa, riuscendo però subito ad iniziare la rimonta, poi è il dramma. Wheldon arriva in curva quando l'incidente è già innescato, si trova davanti un muro di auto e non riesce ad evitarle. La sua monoposto decolla, prende fuoco, si schianta contro le barriere di protezione e il muretto che delimita l'ovale. Le macchine coinvolte sono 15, ma Wheldon sembra subito in condizioni gravissime tanto che viene portato via dalla pista a bordo di un elicottero. Ma quando arriva in ospedale non c'è più nulla da fare.

I COMMENTI — "Non avevo mai visto un disastro simile in tutta la mia carriera" aveva raccontato Danica Patrick, all'ultima corsa in IndyCar prima del grande salto nella Nascar, prima che si sapesse della morte di Wheldon che nella prossima stagione avrebbe dovuto prendere il volante lasciato libero dalla Patrick. "La pista sembrava la scena di Terminator o qualcosa del genere - ha raccontato Ryan Briscoe -. C'erano pezzi di metallo di metallo e di auto in fiamme al centro della pista e nessuna auto attaccata. E detriti ovunque. E' stato davvero spaventoso". In ospedale sono finiti anche anche Pippa Mann, J.R. Hildebrand e Will Power.


EROE DI INDIANAPOLIS — Wheldon, 33 anni, aveva iniziato la stagione da spettatore, riuscendo però a trovare un posto su una vettura per la Indianapolis 500, conquistata per la seconda volta in carriera. Ma nonostante quella vittoria (e 16 successi in 9 anni di carriera, oltre al titolo 2005) non era riuscito a trovare un volante per il resto della stagione. A Las Vegas era riuscito a trovare una macchina solo grazie all'intercessione di Randy Bernard, presidente della IndyCar, che aveva offerto un assegno di 5 milioni di dollari (da dividere con uno spettatore) a qualsiasi pilota "non regolare" in grado di vincere l'ultima prova della stagione. Wheldon era tornato al volante di una IndyCar due settimane fa in Kentucky per preparare la grande impresa di Las Vegas. Ma da Sin City non è più tornato. Sul mondo della IndyCar è calato il silenzio dopo la notizia della morte di Wheldon. I piloti, molti in lacrime, lo hanno voluto ricordare con 5 giri di pista.

Gasport

Fonte: gazzetta


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